Padri provetti

 

Finalmente il parlamento ha varato la nuova legge sulla fecondazione medicalmente assistita! Una legge fatta da uomini (parlamentari) per proteggere altri uomini (i medici), per compiacere altri uomini (i preti), per rassicurare altri uomini (quelli preoccupati dalla troppa libertà delle donne). E, purtroppo, caldeggiata da donne, anche del centrosinistra, che ammettono a mezza voce che... una legge comunque ci voleva. Per proteggerci da noi stesse, evidentemente, val bene una legge pur come questa, che ci ricaccia indietro di decenni gettando le basi per disastri ancora peggiori. E già in questa legge, le donne non ci sono, sono solo un corpo cavo per il contenimento di altro, "utili" alla procreazione ma a patto che non credano di avere diritti nemmeno più sui loro corpi.

Si comincia a limitare alle "malate" di infertilità fondamentali diritti umani e di cittadinanza, ma è evidente che sotto il mirino ci sono tutte le donne, il desiderio e l’autodeterminazione femminile, secondo il vecchio sogno maschile di espropriare le donne del loro potere riproduttivo (altro che invidia del pene). E che questa legge sia un grimaldello per rimettere mano alla 194, la spina nel fianco del fondamentalismo cattolico, o un regalo del nostro parlamento al papa per compensarlo del mancato indulto, occorre uno sforzo per ricostruire percorsi di donne capaci di riprendersi la parola e la sovranità sul proprio corpo, trovando la forza nella solidarietà reciproca. Cercano di regalarci una società in cui tutti uomini e donne siano sempre più privati della propria libertà individuale, relazionale e affettiva. Ma non basta appellarsi a una presunta "naturalità" per governare la realtà, una realtà sempre più composita dove donne e uomini scelgono le proprie modalità di relazione e di confronto. Al di là e alla faccia di chi - non riuscendo a convincere neppure i propri seguaci - cerca di obbligare tutte e tutti per legge ma in nome di dio.

Occorre dire NO, attraverso una prassi di riappropriazione della nostra salute, per riconquistare gli spazi collettivi e le strutture pubbliche come i consultori diventati il regno dei medici obiettori dove avvengono violenze psicologiche e fisiche sulle donne più deboli, le giovanissime, le immigrate, dove le donne non trovano quello di cui hanno bisogno.

Se le donne oggi tacciono, è perché si ritrovano attonite dall'arroganza e dalla supponenza con cui destra e sinistra fanno mercimonio del loro corpo, e incredule di fronte a un nuovo medioevo oscurantista a loro prospettato. Ma è il momento di riprendere la parola, senza delegare i medici a decidere del nostro corpo, neanche con la vecchia scusa di difendere la nostra salute.

Occorre lavorare perché le politiche neofasciste poste a difesa della famiglia e della natalità, le misure reazionarie contro il riconoscimento delle nuove realtà relazionali che di fatto, costituiscono l'odierno tessuto sociale, non ci ricaccino nel patriarcato, non riescano a mettere le sposate contro le single, le sane contro le sterili, le normali contro le lesbiche, le native contro le immigrate: le donne costruiscono relazioni tra loro che hanno sempre permesso di aggirare divieti e proclami.

Sta anche a noi tornare a far diventare tutto questo POLITICA e ad uscire dal silenzio.

L.D.


da Alternativa Libertaria - marzo 2004, foglio telematico della FdCA