Sole cirenaico

 

25 giugno 1930. Per togliere ai ribelli ogni sostegno da parte della popolazione, Graziani e Badoglio decidono che vengano creati dei campi di concentramento vicini alla costa per le popolazioni del Gebel, Cirenaica, che avevano dato appoggio alla resistenza antitaliana. Questi campi non solo rompono ogni legame tra popolazione e ribelli, ma spezzano ogni possibilità di autosussistenza delle comunità seminomadi. In sei campi principali e una decina di minori vengono deportate, dopo lunghe marce forzate nel deserto di oltre 200 km, tra le 100 e le 120.000 persone, con tutti i loro beni e le loro greggi (circa un milione di animali), costrette a vivere in aree ristrette, dove le condizioni di vita diventano subito ai limiti della sopravvivenza. Le condizioni di vita nei campi di concentramento diventano precarie per la mancanza di cibo e di risorse; uomini e animali sono costretti a vivere gli uni accanto agli altri in spazi ristretti. La popolazione del Gebel, una volta rinchiusa nei campi, diviene un facile serbatoio di manodopera a basso costo per l'industria italiana (il salario è di tre volte inferiore di quello degli italiani) da utilizzare nelle opere pubbliche, soprattutto stradali.

Agosto 1956, a Marcinelle in Belgio, muoiono 139 minatori italiani, imprigionati in una miniera di carbone. Non ci si può dimenticare della tragedia di Marcinelle, che è emblematica per quel che riguarda l'emigrazione degli italiani. Data la necessità del capitalismo italiano di avere carbone a buon prezzo per le proprie industrie, e quindi per il proprio profitto, il governo italiano, un governo borghese e democristiano, decise di stipulare un accordo con il Belgio, secondo cui avrebbe ricevuto 2 tonnellate di carbone all'anno per ogni lavoratore inviato. Approfittando del grave bisogno di lavoro delle popolazioni del sud, incentivò e organizzò, complice la mafia e i caporali del lavoro, l'emigrazione di stato (deportazione) in Belgio di 50.000 minatori. I minatori italiani, desiderosi solo di poter avere un avvenire migliore e ignari di quello che li aspettava, furono costretti a lavorare a mille metri di profondità, a vivere in comunità emarginate e disprezzate dalla stragrande parte del popolo belga, che vedeva in loro potenziali concorrenti viste le condizioni di lavoro e di vita che accettavano. Il contratto di lavoro non comprendeva la possibilità di dimettersi, era senza diritto di recessione. I minatori che volevano smettere di lavorare e tornare in Italia venivano arrestati e condannati a cinque anni di prigione. Molti di questi lavoratori morirono di cancro al polmone. I più fortunati divennero asmatici.

2004 - 2005, il governo italiano si fa forte di un accordo secondo cui la Libia si impegna a difendere i confini della fortezza Europa, a fare da barriera ai migranti e a effettuare il loro indiscriminato rimpatrio in cambio della vendita di armi e di nuovi accordi commerciali. Deporta uomini donne bambini in Libia, rendendosi così complice della morte di centinaia di migranti, come quelli deportati nel 2004 che furono espulsi verso il deserto privi di ogni mezzo di sopravvivenza.


da Alternativa Libertaria - aprile 2005 bis, foglio telematico della FdCA