Metalmeccanici

 

Le lavoratrici, i lavoratori metalmeccanici e la FIOM godono ottima salute.

Lo sciopero è riuscito nonostante la FIAT e non solo lei abbiano elargito i 30 denari, elevati a 43 da Bombassei nelle sue aziende (la carità è evidentemente) contagiosa. La ragione è duplice: la necessità di lavorare aziende con ordini, a differenza di due anni fa con mezza categoria in cassa integrazione e in pieno processo di delocalizzazione, e l'uso strutturale degli straordinari.

Sugli straordinari è stata posta come forma di lotta il blocco, non facile da farsi, essendo per i lavoratori l'unica fonte per aumentare i salari. Va considerato che molti lavoratori, giovani in particolare, hanno pesanti mutui da pagare o affitti altrettanto onerosi.

L'inchiesta fatta in Emilia dice che un lavoratore metalmeccanico lavora in media 42 ore la settimana lo straordinario è strutturale e supplisce alla mancanza di investimenti e al non adeguato aumento dell'occupazione. Naturalmente il protocollo appena firmato ci penalizza avendo reso il costo orario simile favorendo l'uso degli straordinari.

Le assemblee che hanno preceduto le iniziative di lotta sono state molto partecipate, la discussione sul blocco degli straordinari è stata fatta a muso duro e in molti casi ha raggiunto l'obiettivo. Diffusa la convergenza sull'obiettivo di forme di lotta incisive da subito ("devono far male alle aziende") per portare a casa il contratto in tempi brevi. Nei territori dove questa spinta si è avvertita si è passati alle manifestazioni provinciali e non si è atteso il cosiddetto "clima" da costruire caro ai sindacalisti e a tutti gli attendisti di professione. In conclusione in diversi territori si sono "bruciate" le tappe.

Proseguendo: previste 12 ore di sciopero in novembre con il 16 come data per le manifestazioni regionali, arrivando ai primi di dicembre con quella nazionale.

Unificare le lotte sarebbe opportuno, doveroso oltre che necessario ma pare difficilmente realizzabile in tempi brevi dati i presupposti.

La fuoriuscita della CGIL (sia pure non completata) dal sindacalismo rivendicativo/conflittuale, la mancata costruzione di un unico sindacato industriale (è dal 1997 che la FIOM sostiene questa tesi come risposta alla frammentazione e al nodo oggi drammatico della rappresentanza); la situazione del pubblico impiego dove non si parla più di contrattazione da anni rendono il quadro pesante.

Come non vedere che gli scioperi del P.I fatti da CGIL-CISL-UIL sono tutti interni ad un confronto dove i lavoratori non possono determinare nulla e sono a priori esclusi secondo la logica cislina dei dirigenti che dispongono e decidono?

Messa cosi gli scioperi sembrano più un modo per far sfogare le "frustrazioni" piuttosto che azioni sindacali.

Anche tensione dopo lo scarso numero di no alla consultazione è alta, l'imbecillità della burocrazia media si è espressa senza freni, arrivando alla richiesta esplicita di un processo al gruppo dirigente FIOM.

C'è da aspettarsi che il progetto di Epifani & Co non si confronti con le posizioni della FIOM se non mutano i rapporti di forza dentro la CGIL.

Al momento risulta molto difficile mettere la categoria dei meccanici in un angolo visto quel che riesce e riuscirà a combinare: ma solo se si mantiene un livello di lotte alto e un rapporto stretto con i lavoratori la FIOM riuscirà a proseguire la sua battaglia.


da Alternativa Libertaria - novembre 2007
Foglio telematico della FdCA