Ricordando Pier Carlo Masini

 

 

Il 19 settembre scorso è venuto a mancare Pier Carlo Masini, attivo militante anarchico nel secondo dopoguerra, intellettuale e storico apprezzato in Italia e nel mondo.

A noi comunisti anarchici mancherà quello che è stato un maestro di anarchismo per almeno tre generazioni di compagni. Questo è stato infatti Masini per il movimento anarchico italiano, anche se la militanza attiva, il suo ruolo centrale nella ricostruzione del movimento anarchico e nella gestione di "Umanità Nova" fu interrotta dalla svolta "liberal" della Federazione Anarchica Italiana che, a causa di questa scelta, dagli anni '50 in poi finì col perdere forze militanti, capacità di incidere nelle lotte sociali.

Masini tentò in un primo momento, con la fondazione dei Gruppi Anarchici di Azione Proletaria, di riportare il movimento anarchico alle sue radici antiautoritarie e di classe. Conclusasi questa esperienza, costituì con altre forze una rete di opposizione caratterizzata dall'antistalinismo, dando vita al gruppo "Azione Comune". Infine, deluso, ripiegò su un'integerrima "socialista antiautoritaria", come amava definirla.

Ci piace ricordarlo ancora per i compagni che l'hanno conosciuto e per coloro che lo potranno conoscere leggendolo, per quei momenti "magici" di scambio di esperienze di vita politica ed intellettuale di cui abbiamo potuti godere attraverso le sue opere e i rapporti personali, mentre ci resta la possibilità di rincontrarlo, attingere idee, emozioni e speranze dalla maggior parte dei suoi scritti.

Per brevità segnaliamo solo quelli storici più facilmente reperibili: "Storia degli anarchici italiani. Da Bakunin a Malatesta", Milano, Rizzoli, 1959; "Storia degli anarchici italiani nel periodo degli attentati", Milano, Rizzoli, 1981 (due testi base per qualsiasi studio sull'anarchismo); e fra le decine di scritti sul socialismo, l'anarchismo, la cultura italiana in generale, quelli relativi alla Prima Internazionale, ovvero alle basi teoriche dell'anarchismo in generale, troppo spesso dimenticati da studiosi anarchici e non, censurati volontariamente o meno da una buona parte del movimento anarchico, ma base teorica e punto di riferimento costante per noi comunisti anarchici.

In particolare: "Gli Internazionalisti. La Banda del Matese, 1876-78", Milano, casa editrice Avanti, 1958; "La Federazione Italiana dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori. Atti ufficiali, 1871-80 (atti congressuali, indirizzi, proclami, manifesti)", Milano, Edizioni Avanti, 1963; "La Prima Internazionale in Italia" in "Il movimento operaio e socialista. Bilancio storiografico e problemi storici", Milano, Edizioni del Gallo, 1965.

Accanto a questi lavori di serio impianto di ricerca e storiografici, sta poi una mole di materiali pubblicistici di eguale valore, sparsi nei periodici anarchici, soprattutto "Umanità Nova" e "L'Impulso", le edizioni de "L'Impulso", che sarebbe giusto rieditare, insieme a molti dei suoi lavori pionieristici sulla I Internazionale, per poter meglio comprendere il suo ruolo di militante e studioso, e per la capacità di trasmissione delle basi teoriche del pensiero anarchico, identificabile nelle teorie bakuniniste e non in improbabili teorie antiautoritarie slegate da una visione materialista e di classe della realtà, oggi accreditate, ben propagandate dal mercato librario di quella classe dominante che si vorrebbe abbattere con la forza delle idee e della crescita individuale anarchica.

Adriana Dadà


da Alternativa Libertaria - novembre 1998, giornale della FdCA