F.d.C.A.
VI CONGRESSO NAZIONALE – CREMONA 19-20 GIUGNO 2004
ETICHE E POLITICHE DI GENERE
1.1 Le lotte delle donne per i propri diritti e per l’allargamento delle libertà, così come l’irrompere di una nuova soggettività ha individuato nel genere (J.W. Scott, 1984) un elemento costitutivo delle relazioni sociali fondate su una cosciente differenza tra i sessi.
1.2 Trattare di genere non vuole perciò dire trattare di donne, o occuparsi di questioni femminili o secondarie e non materiali, perché la biopolitica (concetto foucaultiano) ovvero l’espressione dei poteri e delle politiche sulla vita: sulla disciplina dei corpi e della forza lavoro, sul controllo di natalità e mortalità, sulle epidemie e la salute popolare, è totalmente comprensibile solo se si parte dal presupposto che l’organizzazione simbolica del potere utilizza la costruzione sociale della sessualità maschile e femminile per differenziare e strutturarsi, agendo su quattro piani
Piano simbolico: simboli culturalmente diffusi e marcati al maschile e al femminile
Piano dei concetti normativi: quei concetti marcati al maschile e al femminile che si occupano di fornire una spiegazione ai simboli nel merito di: dottrine religiose, didattiche, scientifiche, legali e politiche.
Piano economico e politico: come si divide e si struttura in maniera maschile e femminile la società capitalista, come si formulano e cambiano: il mercato del lavoro, l’istruzione, la rappresentanza politica.
Come avviene la socializzazione: in senso fortemente marcato da un maschile e da un femminile.
1.3 Questi quattro piani sono settori di esplicazione plurale del potere, sull’ambito micro delle relazioni e quello macro delle organizzazioni
1.4 Il problema del potere e del suo superamento è e rimane centrale e ineludibile nella riflessione e nella costruzione dell' azione comunista anarchica
1.5 Il genere costituisce pertanto una chiave di lettura indispensabile a svelare appieno i meccanismi di legittimazione e perpetuazione del potere.
2 Contraddizioni materiali: riflessione materialista e categoria di genere per una lettura integrata dell’economia capitalista.
2.1 Le femministe marxiste, che a lungo hanno dibattuto sulla genesi dello sfruttamento sessuale degli uomini sulle donne e sul rapporto tra lavoro di produzione e lavoro di riproduzione, tra società patriarcali preesistenti e società capitalista, si sono trovate di fronte ad un vicolo cieco in quanto consideravano la differenza tra maschile e femminile come un sottoprodotto del mutare delle strutture economiche e il genere non ha goduto di uno statuto analitico autonomo.
2.2 Il Capitale che – secondo l’analisi marxiana – sarebbe andato incontro al crollo dei profitti ancora si trova in una situazione lontana dal crollo generalizzato in quanto con l’allargamento dei mercati è diventato il modello economico vincente a livello globale, e parallelamente ha potuto marginalizzare intere fette di forza lavoro. La marginalizzazione, il depauperamento, lo sfruttamento di forza lavoro, che ha agito tramite la femminilizzazione di interi mercati e dentro gli stessi mercati di intere fasce di lavoratori e lavoratrici è stata utilizzata come valvola di sfogo per mantenere il livello dei profitti nel meccanismo capitalista.
3 La connessione tra nazionalismo e capitalismo, centralismo e capitalismo, localismo e capitalismo: la categoria di genere per una lettura integrata della politica globale attuale.
3.1 La differenza di genere ha un ruolo molto importante nell’articolazione politica che porta i capitalismi e il Capitale stesso a muoversi per la ricomposizione di concetti politici che si traducono in appartenenze “nazionaliste” “localiste” e ingenerano divisioni, lotte interne ad un area geografica particolarmente nevralgica per gli interessi momentanei dei flussi di accumulazione di risorse energetiche o di mutamenti in espansione di mercati.
3.2 Attraverso l’utilizzo critico del concetto di genere si possono rendere più facilmente comprensibili e manifesti i meccanismi di indebolimento delle strutture politiche interne di intere regioni della terra in cui, il riacutizzarsi di “identità” “appartenenze” “etnie” su base di sangue e/o passato e tradizione culturale, si concentrano sulla differenza tra maschile e femminile producendo una passivizzazione degli elementi deboli e non allineati. Tutto questo si iscrive sul corpo degli individui e sulle relazioni sociali di interi gruppi, creando diseguaglianze e privazioni della libertà che hanno nella simbologia maschile il lato offensivo e vittorioso e protettivo, e in quella femminile il lato di mancanza di lealtà e di identificazione e/o quello di passività da proteggere.
4 La connessione tra politiche patriarcali sul corpo delle donne e degli uomini e nuove regole del mercato del lavoro e del controllo sui corpi: biopolitica e bioetica.
4.1 Il capitale necessita di utilizzare elementi di tradizione patriarcale per il controllo su base di genere delle forze lavoro dei vari paesi. Pertanto vengono varate leggi fortemente limitative della libertà di’autodeterminazione del corpo e della volontà dei soggetti politici, attraverso la pretesa di gestione della vita in complicità utilitaristica con le religioni monoteiste e patriarcali. In questo frangente si inseriscono – nel nostro paese – sia la legge n. 40 del 2004 sulla procreazione assistita, sia le normative in materia di bioetica su sessualità, aborto e gestione del dolore, eutanasia. In altre parti del mondo e in particolare nell’america latina si sono operate scelte su base di differenza di genere che pongono forti interrogativi su due fronti. Il primo sul fronte dell’eugenetica e del razzismo che opera sulle differenze tra donne e uomini poiché in Perù sono state sterilizzate in maniera coatta circa 10.000 indigene negli ultimi anni. Sull’altro fronte accade di smascherare, attraverso l’utilizzo del concetto di genere, alcune scelte preoccupanti delle democrazie governate in maniera alternativa dalla sinistra: nel Brasile governato da Lula l’aborto continua ad essere illegale e perseguito e centinaia di migliaia di donne poverissime e sole delle Favelas continuano a morire o ad essere denunciate e incarcerate dopo soggiorni ospedalieri per aver utilizzato farmaci con effetti abortivi.
4.2 Le nuove flessibilità del mercato del lavoro hanno una loro articolazione su base di genere e attraverso questo fattore determinante di divisione avviene il controllo della forza lavoro. Ci troviamo infatti di fronte a: disparità di partenza tra uomini e donne, azione degli stereotipi sessisti nel reclutamento, doppia presenza delle donne nel lavoro produttivo e nella sfera del lavoro riproduttivo e di cura, segregazione occupazionale sia orizzontale sia verticale, femminilizzazione del lavoro che coincide con una perdita di capacità contrattuale di alcune professioni che per questo vengono maggiormente svolte da donne e con un impoverimento delle competenze professionali in determinati settori. Con il modificarsi continuo del mercato del lavoro e con l’inserimento progressivo della flessibilità anche in un contesto rigido come quello italiano, dove la partecipazione delle donne è stata fino ad oggi meno evidente perché i costi della loro protezione sociale sono stati considerati dalle politiche economiche troppo elevati, si è verificato un incremento della presenza femminile in relazione alle varie forme di lavoro atipico (flessibilità dell’orario giornaliero, contratti a termine, lavoro interinale, telelavoro, part-time, part-time verticale di pochi giorni, il lavoro in giorni scomodi, o in orari scomodi, a altri).
5.1 Considerato che il femminismo degli anni 70 ha lasciato forti elementi di critica della politica di sinistra maschile e ha apportato una innovazione sia metodologica sia di riconfigurazione teorica del “politico” (attraverso la critica alle forme di potere e all’inserimento del privato e del quotidiano in politica, dell’ecologia, dell’azione quotidiana e della responsabilità), e che la politica libertaria ha avuto con questo movimento femminista molti elementi di azione in comune occorre armonizzare il lascito del femminismo nella nostra azione comunista anarchica attraverso un concreto utilizzo di analisi e di riflessione politica del concetto di genere.
5.2 Per questo la FdCA promuove una commissione di Etiche e politiche di genere che si occupa di lavorare nella decostruzione della situazione economica e sociale e politica sia ad un livello internazionale che ad un livello nazionale e locale partendo dal discrimine concettuale di genere e articolando questo concetto con quello di classe.
5.3 La federazione agisce nei vari campi tenendo presente come elemento di riflessione e decisione politica il tema del genere non come uno tra gli temi da affrontare ma come elemento categorico di base per poter sempre lavorare su tutte le tematiche di cui la nostra organizzazione politica si occupa.
5.4 Per questo la commissione di genere, che approfondisce le questioni di bioetica e biopolitica, partecipa attivamente in ogni ambito di lavoro teorico politico e di azione politica della federazione in quanto apportatrice di una fondamentale ricchezza di lettura incrociata delle discipline di potere e delle relazioni materiali e simboliche negli ambiti:
lavoro (sindacato)
guerre (antimilitarismo)
politica interna e territoriale
economia e politica internazionale (capitale, stati, multinazionali)
rapporti sociali (uomini e donne)
immigrazione/emigrazione (uomini, donne)