F.d.C.A.
VI CONGRESSO NAZIONALE – CREMONA 19-20 GIUGNO 2004
MOVIMENTI E TERRITORIO
per un'altra società possibile, una società solidale e libertaria,
diffondere le lotte sociale, agire in modo antiautoritario.
1. Il XXI secolo si è aperto con la comparsa sulla scena di un nuovo soggetto sociale che si è reso protagonista di lotte a livello internazionale, presentandosi in ogni occasione che le istituzioni del capitalismo internazionale si riunivano per decidere le sorti di miliardi di persone.
Costretti dall'acuirsi delle contraddizioni del capitalismo ormai a-nazionale (processi sempre più forti di concentrazioni di capitali, con conseguente impoverimento di grandi aree del pianeta, sfruttamento e depredazione delle risorse, schiavizzazione e deportazione economica della forza lavoro, privatizzazione e mercificazione dei diritti sociali e personali più elementari, fino al collasso economico e sociale di intere aree geografiche), milioni di donne e uomini da varie aree del pianeta si sono riconosciuti legati da interessi collettivi e medesime schiavitù.
2. Questo movimento è stato caratterizzato da
una scala mondiale di intervento, su cui è possibile far crescere una coscienza internazionalista,
la consapevolezza della necessità di ricomporre gli interessi particolari all'interno di un solo fronte di resistenza al liberismo,
una notevole capacità di autorganizzazione e mobilitazione
il tentativo di conciliare spinte etiche e solidaristiche con una radicale messa in discussione della struttura capitalistica, riconoscendo legittimità e agibilità politica alle diverse opzioni di lotta in una dimensione orizzontale della dialettica interna
la capacità di intervenire anche a scala locale e nazionale, attivando un meccanismo di partecipazione sociale nel territorio, trasversale alle parti che lo componevano, producendo interessanti fenomeni di convergenza e unitarietà su specifiche campagne e battaglie.
Tali caratteristiche hanno indotto l'anarchismo di classe nel mondo e in Italia a partecipare attivamente a questo movimento con l'obiettivo di radicalizzarlo su posizioni anticapitaliste e antiautoritarie.
3. Nel corso degli anni il movimento antiglobalizzazione ha mostrato i seguenti limiti:
aver creduto di potersi opporre al capitalismo con le sue sole forze, marginalizzando il movimento dei lavoratori, storico antagonista del capitalismo internazionale, e archiviando la lotta di classe in favore di una concezione etica ed astratta della giustizia sociale;
aver creduto riformabili ed emendabili le istituzioni del capitalismo (WTO, FMI....) e dello Stato;
aver legittimato forme di delega e di protagonismo, burocratizzando la rappresentanza a discapito della dialettica interna e pregiudicando così il già difficile percorso dell'unitarietà di lotte e di interessi;
avendo scelto una politica di compatibilità con il capitalismo, una consistente parte del movimento ha privilegiato le forme di rappresentanza politica borghese rispetto all'autorganizzazione, un'altra la spettacolarizzazione dello scontro in sé e per sé.
In Italia la nascita forzosa dei social forum ha soffocato la vitalità del confronto tra le varie anime del movimento a tutto vantaggio delle varie burocrazie politiche, anche favorendo la formazione di nuovo ceto dirigente a tutto vantaggio delle varie burocrazie politiche e clericali.
4. Sulla tragica questione della guerra il movimento pur così diviso è stato apparentemente capace di rinascere dalle sue ceneri, dimostrandosi in grado di costruire appuntamenti di grande visibilità e grande impatto ma non di recuperare quella ricchezza di azione sul territorio e propositiva che aveva contraddistinto la sua prima fase.
5. Il movimento libertario internazionale ha saputo porsi come interlocutore credibile anche nella costruzione di momenti specifici libertari di massa a latere dei grandi appuntamenti che si sono via via ristretti alla burocrazia internazionale socialdemocratica di movimento che sembra ormai affermata.
6. Occorre pertanto rilanciare, anche a partire da scadenze eterodirette, momenti di confronto e di elaborazione da cui emerga chiaro il superamento dello stato presente e lo slancio verso una alternativa non solo egualitaria e solidale ma anche autogestionaria e rivoluzionaria.
7. Questo significa guadagnare spazi autonomi al movimento autogestionario e libertario, rivendicandone la reale pratica storica di partecipazione alle lotte di massa e alla creazione di cultura antagonista, contro una stereotipizzazione mediatica, comoda a troppi, che vuole ricondurre l’anarchismo alla sua sola matrice individualista e spontaneista, purtroppo avvallata da parte del nostro stesso movimento.
8. Occorre pertanto continuare a valorizzare e rendere visibile la produzione e i contributi di analisi libertaria, rafforzando gli scambi di materiale e internazionale, rilanciando a scala mondiale l’alternativa libertaria come praticabile, sensata e praticata.
9. Localmente, costruire e partecipare a spazi di confronto e di lotta su singole questioni legate alla gestione del territorio, agli spazi sociali, all’estensione di reali diritti di cittadinanza per tutti e tutte, ai consumi, riconoscendone le istanze emancipatrici e di base da cui nascono e contribuendo all’individuazione delle contraddizioni e dei rapporti di forza e di potere interne ed esterne a queste strutture, per farle uscire dalle logiche clientelari e istituzionali che esse possono assumere e riportarle su un reale terreno di lotta in cui ricomporre gli interessi di classe.
10. Rilanciare l’offensiva culturale, come strumento di liberazione individuale e collettivo, sui temi connessi alla laicità e alle libertà individuali, compresa quella di e dai culti, contro l’oscurantismo ideologico di varie provenienze e l’irrigidimento culturale conseguente.
11. L'iniziativa politica della FdCA nei movimenti deve tendere a promuovere l'autogestione delle lotte e a battersi per forme organizzative, forme di protesta e forme di decisionalità che prevedano l'attivo coinvolgimento dei soggetti in lotta:
sviluppare vertenzialità nel territorio usando forme di mobilitazione e di massa e non forme di lotta elitarie ed autoreferenziali;
dare visibilità alla vertenzialità ed all'opposizione sociale con manifestazioni pubbliche di protesta evitando la concertazione delegata a vecchie e nuove elites politiche;
costruire e rendere operativi comitati d'azione che operino su mandato e riconoscimento assembleare, piuttosto che delegare tutte le responsabilità ad un piccolo gruppo di leaders:
costruire e rendere operative coalizioni decentrate che permettano il massimo di iniziativa dal basso;
costruire la capacità di organizzazione promuovendo collegamenti orizzontali tra i gruppi, assicurandosi che le informazioni siano il più ampiamente diffuse alla base delle strutture;
promuovere lotte ed avanzare richieste dal segno nettamente anticapitalista che svelino la natura classista delle istituzioni economiche e politiche nel territorio.