IX Congresso Nazionale
Federazione dei Comunisti Anarchici
Cingia de' Botti (CR), 1-2 novembre
2014
Relazione introduttiva della Segreteria Nazionale
Cari compagni e compagne,
non è semplice, in poche parole, illustrare, anche sommariamente, la vita, gli eventi, il contesto politico sociale e culturale nel quale siamo immersi e che hanno caratterizzato la Federazione nei quattro anni trascorsi.
La riflessione vera e propria, e si auspica approfondita sarà il congresso a svolgerla, e saranno come sempre i compagni e le compagne che partecipano alla discussione a indicarne la dimensione organizzativa e di azione militante.
Senza farne un lungo elenco, sono state decine le iniziative promosse e partecipate da militanti della FdCA, segno che anche se siamo una piccola organizzazione riusciamo ad esprimere volontà e desiderio, analisi e partecipazione, misurandoci sempre con la pratica del possibile, con grande attenzione alla prassi politica. In questi ultimi anni abbiamo intensificato la nostra presenza nei territori, nei vari campi dove si esplica il conflitto economico tra capitale e lavoro, il conflitto politico tra dominio e istanze libertarie e quello tra patriarcato e uguaglianza di genere e non ultimo il conflitto tra l'utilizzo capitalista delle risorse ambientali collettive e la loro gestione sostenibile dal basso.
Questi quattro anni sono stati caratterizzati dalla violenta ristrutturazione del capitalismo a livello mondiale e non ci siamo mai nascosti le difficoltà della fase; l'impegno e gli sforzi a resistere agli attacchi del potere contro la nostra classe, dimostrano, se ce ne fosse bisogno, del rifiuto dei compagni e delle compagne ad ogni riduzione delle nostre attività a forme di auto-rappresentanza.
Non abbiamo mai accettato scorciatoie di ogni tipo, che caratterizzano buona parte della sinistra rivoluzionaria ed anarchica, nessuna forma di verbalismo rivoluzionario ha soppiantato la capacità analitica, o meglio dire lo sforzo di analisi che la Federazione ha compiuto al fine di comprendere e leggere la fase, non siamo caduti nelle trappole che la disperazione sociale sta disseminando sul territorio, siamo riusciti a tenere un dibattito ed una azione militante importante sullo scenario della "crisi".
I colpi che sono stati inferti alla classe sono stati violenti ed hanno colpito in profondità, la distruzione ed il mutamento di ruolo delle formazioni politiche, anche di quelle sedicenti rivoluzionarie, la disfatta del sindacato, l'accelerazione dei fenomeni di atomizzazione sociale, la disgregazione del tessuto sociale sono frutto di questo attacco, dell'attacco del capitale alla società, facendo pagare un costo pesantissimo della propria crisi ai lavoratori ed ai ceti subalterni.
Questo attacco è avvenuto su scala planetaria, e gli esiti nefasti si sono manifestati in modo eclatante sulle aree di più vecchia industrializzazione. Questo ha fatto sì che rifiorissero ipotesi neo-nazionaliste per affrontare e rimediare alla distruzione dello stato sociale. In una gradazione di ipotesi più o meno fascistizzanti, noi abbiamo preferito volgere il nostro sguardo ai fenomeni di accumulazione del capitale, ed alle loro trasformazioni, ed alla sua ricostruzione politica, denunciandone per tempo l'involuzione autoritaria e cogliendo come campo di azione lo spazio europeo come spazio minimo di manovra, per praticare una risposta di classe all'attacco dell'oligarchia finanziaria ed al ruolo militare che questa area del mondo sta sviluppando, non solo per il nostro internazionalismo - che resta una delle condizioni fondanti di ogni aspetto della vita dei militanti - quanto per la dimensione politica ed economica espressa dalla oligarchia finanziaria dell'area europea. Come si diceva una volta, il nemico è in casa nostra.
L'attacco e la violenza dispiegata hanno distrutto ogni ipotesi democratica e collettiva, la dimensione totalitaria del potere, il controllo dei mezzi di informazione sono a confermare che l'attacco è stato studiato nei suoi minimi particolari, la disarticolazione del pensiero fa capolino con la cancellazione di ogni ipotesi critica dell'esistente, è come se dopo la sconfitta ci fossero da consegnare le armi ai vincitori.
Noi a differenza di altri non abbiamo abdicato, consapevoli che abbiamo perso varie guerre, siamo però convinti che vi sia la possibilità della ripresa delle lotte in una dimensione di autonomia e di pratiche libertarie che hanno come risultante una azione politica della classe per la classe, attenti a quanto la crisi sistemica sta disseminando. Nonostante i propri veleni ricadono sulla nostra pelle siamo come sempre disposti a ricominciare, a riconnettere esperienze e pratiche democratiche e libertarie, pratiche che nascono da una critica autonoma del potere, materialista, che afferma un punto di vista anticapitalista e antiautoritario, nella difesa degli interessi della nostra classe, dei lavoratori e dei ceti meno abbienti.
Non ci nasconderemo quindi e non ci rifugeremo nel campo della autoreferenzialità. Come sempre staremo nel bel mezzo delle contraddizioni sistemiche, nelle forme di cooperazione e di mutualismo che abbiamo contribuito a sviluppare, nelle organizzazioni sindacali e in tutte le forme di espressione dell'autonomia di classe, senza abbandonare la bussola del dualismo organizzativo e conoscendo per esperienza quello che è il ruolo della nostra organizzazione politica, quella organizzazione che ci permette di navigare nelle nebbie che salgono e che vengono diffuse ad arte dallo Stato e dal Capitale. Ed è con questa bussola che dovremo permettere a quanti lo vorranno di sperimentare nuovi rapporti politici e sociali, organizzati in una dimensione collettiva, consapevoli che è con il mutare dei rapporti di forza che si potranno aprire prospettive per gli anarchici e i libertari. Il nostro compito resta quello di favorire e di contribuire questo passaggio, la ricostruzione di un punto di vista autonomo, di classe ne è la base, la prassi politica e l'azione militante ne sono parte indispensabile. È con la capacità individuale e collettiva dei nostri e delle nostre militanti, è con le nostre differenze individuali che divengono ricchezza collettiva, imperniata sull'unità teorica, che faremo tutto ciò.
In questo IX Congresso affronteremo i temi legati al mondo del lavoro, ai nuovi sviluppi della fase e alle problematiche e le lotte che attraversano i territori. E per ultimo, ma non ultimo in ordine di importanza, ci dedicheremo ad affinare e adeguare ai nuovi tempi il nostro strumento organizzativo, affinché la nostra organizzazione divenga sempre più la casa di tutti gli anarchici e i libertari che si riconoscono nella necessità di una dimensione collettiva e materialista dell'analisi e delle lotte.
Per la realizzazione di quel sogno nuovo che portiamo nei nostri cuori.
Ed è in tal senso che la Segreteria uscente augura a tutti e tutte buon Congresso.
Cingia de' Botti (CR), 2 novembre 2014
Documento presentato dalla Segreteria Nazionale uscente al IX Congresso Nazionale della FdCA