IX Congresso Nazionale

Federazione dei Comunisti Anarchici

Cingia de' Botti (CR), 1-2 novembre 2014

Contro la desertificazione dei diritti seminare alternativa libertaria

 

Il quadro per i prossimi anni

Come scrivevamo già nel 2007, sono confermate le tendenze allo sfruttamento capitalistico del territorio - lungo le reti neuronali della valorizzazione speculativa delle risorse ambientali ed infrastrutturali così come nelle aree interne. «L'emergenza abitativa, il degrado ambientale, lo scasso del territorio operato dalle privatizzazioni, dalle cartolarizzazioni, dal militarismo, dal saccheggio del suolo e delle risorse pubbliche» hanno modificato profondamente il rapporto tra tempi di vita ed uso del territorio, tra autonomia salariale dei lavoratori/trici, cittadini/e ed abitanti, e possibilità di accedere ai beni collettivi. I movimenti di protesta, che si sono concentrati nell'azione coordinata del Referendum del 2012 - vinto sull'onda di una grande mobilitazione - anche se reso subito inefficace a causa della capacità reattiva del capitalismo e della connivenza della politica parlamentare e del governo - hanno continuato ad avere una forza simbolica importante, anche se sul piano della lotta non hanno ripreso vigore.

Procede l'attacco alla classe dei lavoratori e delle lavoratrici e si concentra in termini di rapina e di distruzione di ogni tipo di diritto sociale e politico sostanziale acquisito - perché sono espulsi da forme di lavoro regolari, ma allo stesso tempo resi sempre di più dipendenti dal lavoro. Questo impoverimento collettivo si accompagna a quello culturale e politico, volto ad assicurare la permanente disgregazione degli interessi collettivi e la polverizzazione della partecipazione a processi decisionali realmente incisivi.

A tale proposito occorre notare come la rete, nata libera e come tale difesa da attivisti/e della rete in forme in forme più o meno organizzate, impegnate da sempre nel campo dei diritti digitali e per un uso consapevole ed etico degli strumenti della rete, sia sempre più minacciata da volontà politiche e/o commerciali. Ormai relegata per la maggior parte degli utenti ai più diffusi strumenti monopolistici, la promessa di libertà e la costruzione di una nuova cittadinanza democratica innescata dalla rete degrada nella virtualizzazione consumistica di una mera opinione individuale - improntata sul modello del [like] su Facebook. Il risultato di tale modalità di fare politica è nullo in termini di vita politica dei movimenti o delle istituzioni, ma soddisfa il narcisismo individualista. Chi deciderà - infatti - normalmente lo farà in altri spazi che non sono quelli della rete, come chi investe in software per poter guadagnare anche in termini di profitto capitalistico dalle piattaforme in cui si "gioca" alla democrazia. Anche l'utilizzo quotidiano è sempre sottoposto a controllo dei possessori delle infrastrutture di rete (e di chi può pagare o pretendere informazioni), perché la rete non è libera, ma ha proprietari che ci permettono di utilizzarla, ricavando profitto dall'uso.

La riduzione degli spazi di libertà reale ed esperita nella vita materiale si sta invece concentrando in un aumento delle forme di burocratizzazione e di centralizzazione di ogni aspetto della gestione pubblica e degli spazi di partecipazione alla vita collettiva e civile - che rende sostanzialmente inavvicinabili reali scambi pubblici e pluralistici.
Altro fattore della perdita collettiva degli spazi di confronto/condivisione/solidarietà sulla base dei bisogni, è il procedere del meccanismo della sussidiarietà che, superato l'intervento universalista egualitario basato sui diritti umani divenuti costituzionali nei regimi democratici occidentali, si è ingrandito come solo spazio concesso dal capitalismo alla gestione delle nuove sacche di povertà e di marginalizzazione.

Lo scopo della sussidiarietà di servizi di base - necessari per il godimento dei diritti umani in termini sostanziali - è quello di renderli sempre di più limitati, attraverso un potenziamento della gerarchizzazione delle differenze accolte e dalle diverse forme di assistenza alla povertà assoluta, contribuendo così alla frammentazione della società (ognuno ha i suoi poveri, che siano cittadini neutri, confessionali, etnici o altro).

A questo attacco si risponde nel territorio con forme diverse di resistenza, che possiamo schematicamente identificare in:

Rispetto all'esistente, occorre ragionare in termini di forme radicali di ricomposizione, tra la difesa degli spazi che resistono e la creazione di alternative di solidarietà collettiva, capaci di attenuare l'impatto devastante dell'attacco in corso. Non una capitolazione alla sussidiarietà eversiva del capitale, ma forma di resistenza materiale ed ideologica e recupero di forme di autorganizzazione già patrimonio storico del movimento operaio nelle fasi di attacco capitalistico per il rilancio dell'opposizione sociale.

Diritti sotto scacco

La vita dei lavoratori e delle lavoratrici, de* precari, di tutt* noi è sempre più difficile. Il capitalismo non sfrutta solo il tempo lavoro ma tutto il tempo di vita, monetizzando e privatizzando il tempo del consumo, del piacere, delle relazioni, persino dell'impegno politico. L'attacco ai diritti, complice la precarietà, è a 360 gradi.

I percorsi di impoverimento e indebitamento collegati sono programmati e funzionali alla riduzione di autonomia della classe oltre che all'estrazione ulteriore di risorse finanziarie. L'opposizione e la resistenza hanno bisogno del contributo di tutte le donne e gli uomini che subiscono questo attacco, della capacità di ogni realtà che si organizza dove trova uno spiraglio e una contraddizione in cui incunearsi, dell'intelligenza politica collettiva di riconoscere ogni singola lotta come tassello di una resistenza a un disegno complessivo.

A questo i/le militanti comunisti anarchici danno il loro contributo nelle realtà dove sono presenti, orientandole in una dialettica costruttiva con tutte le altre anime e sensibilità presenti, nel quadro dell'antirazzismo, dell'antisessismo, dell'antifascismo, consapevoli che ogni conquista può essere riassorbita, ma non è inutile se riesce a sedimentare e lasciare dietro di sé coscienza di classe e capacità di generare ulteriore impegno in una lotta che non è di ieri e di oggi ma di oggi e di domani.

Economia del debito e riduzione di autonomia

Riduzione del reddito disponibile, precarizzazione, ma anche spoliazione programmata e impoverimento indotto, bollette e casa: il depauperamento della classe lavoratrice sta avanzando rapidamente, un salario non è sufficiente per una vita dignitosa, e non è necessario neanche essere precari per essere poveri. La riduzione di reddito si accompagna alla progressiva e inarrestabile spoliazione che colpisce le fasce deboli, favorendo l'indebitamento.

Siamo per

Sanità

Accesso differenziato alle cure in base alla classe (non solo reddito ma conoscenze, reattività ecc), riorganizzazione della sanità pubblica per favorire, dove non ancora maggioritaria, la sanità privata, riduzione dei costi su costo del lavoro dei lavoratori, taglio dei servizi e ri-affidamento alla famiglia dei costi di cura, spinta verso le assicurazioni (da salario differito a ulteriore drenaggio a favore dei colossi finanziari). Turismo sanitario e dumping (offerta a basso costo di servizi spesso di dubbia qualità); oltre che alle cure, è sempre più classista l'accesso alla facoltà di medicina.

Siamo per

Istruzione

Giunta alla fase terminale l'operazione di smantellamento della scuola pubblica, tra precarizzazione dei docenti, pieno recupero dell'impostazione classista, impoverimento dell'offerta culturale con forme di semplificazione didattica e appiattimento con la scusa delle nuove tecnologie degli studenti a un previsto ruolo di semplici utenti dei contenuti culturali o meglio commerciali.

Siamo per

Grandi e piccole opere

Lo scambio clientelare a grande e piccola scala condiziona, più che qualunque ipotesi anche deleteria di sviluppo, lo stato e la gestione dei territorio. Nessuna logica sia pure non condivisibile di pianificazione, ma semplice estrazione di profitto in una alleanza mortale tra classe politica e imprenditoriale, tra forme di potere legale e illegale.
Nessuna misura di mitigazione, nessuna misura di compensazione se non briciole legate a logiche clientelari, per la realizzazione di opere per lo più inutili, che nessuno si aspetta di vedere realmente finite, per la costruzione di case che nessuno si aspetta più di vendere e vedere abitate, per un consumo di territorio e di risorse insensato e distruttivo che ci espone a rischi ambientali sempre crescenti i cui costi umani e economici sono sopportati dalla collettività.

L'attività della pubblica amministrazione, quando non collusa, è impedita da legislazioni sempre più farraginose e contraddittorie, spesso in nome di una inesistente semplificazione, con la creazione di forme di illegalità e discrezionalità diffusa.

La privatizzazione ormai conclusa disegna una politica dei trasporti classista ed energivora sia nelle lunghe tratte sia nel trasporto locale e regionale, annullando di fatto ogni diritto alla mobilità e ogni forma di spostamento alternativo all'autovettura, con la beffa di politiche pubbliche che lasciano al singolo l'organizzazione di forme di condivisione che rendano meno insostenibili, sul piano economico e ambientale , ogni spostamento.

Siamo per

Nocività

Il capitalismo italiano ha scelto da tempo, per incompetenza e miopia propria, e con la connivenza criminale dello Stato, la riduzione dei costi come unica arma di competitività internazionale.

I risultati non potevano essere che un parco industriale obsoleto, largamente inefficiente in termini energetici, i cui altissimi costi in termini di salute umana sono il prezzo pagato dai lavoratori in prima persona in infortuni e come devastazione di quartieri e territori. Non solo l'ILVA, non solo Vado Ligure: le indagini epidemiologiche nate dall'eredità di Medicina Democratica disegnano un territorio non solo vampirizzato ma letteralmente avvelenato, in cui il tradizionale conflitto tra salute e lavoro costringe a morire sia di malattia che di povertà, a vantaggio e profitto di sfruttatori, che si nascondono dietro un fantomatico interesse nazionale. Il territorio vive il ricatto occupazionale dietro cui si difende ogni azienda appena un po' più grande delle altre, per allargare o mantenere i propri margini di profitto, con la connivenza delle istituzioni.

Solo i lavoratori, le lavoratrici e gli abitanti dello stesso territorio, possono interrompere questo circolo vizioso di precarietà e malattia, facendosi portatori di trasparenza e di lotte per la salute.

Siamo per

Costruire cultura per conquistare spazi di libertà

L'azione di stratificazione, di segmentazione e di riduzione in enclave sul corpo della società operata dalla ristrutturazione capitalistica in corso ha definito una gradazione di cittadinanza sostanziale che si manifesta in una diversificazione e/o negazione all'accesso ai diritti fondamentali.

Nuovi e vecchi razzismi si manifestano all'interno di questa condizione di frammentazione incuneandosi lungo le faglie delle differenze religiose, di genere, linguistiche, culturali, etniche, alimentando -lungo queste direttrici- le divisioni all'interno della società e della stessa classe lavoratrice.

La mancanza o la scarsità di luoghi collettivi di produzione e elaborazione di critica al modello di cultura dominante costituisce oggi uno dei punti deboli nell'azione di contrasto agli effetti della ristrutturazione capitalistica in corso, lasciando sguarnite consistenti porzioni di territorio di fronte ai processi di valorizzazione capitalistica del territorio. La repressione si abbatte inesorabile sulla conflittualità sociale e di classe manifestata dai soggetti collettivi che resistono e reagiscono alle politiche territoriali, nazionali ed internazionali finalizzate alla sottomissione o addomesticamento di ogni forma di dissenso e di opposizione anticapitalista. La riduzione di spazi di militanza che ne consegue, se da un lato costituisce un serio problema sul piano quantitativo, induce però dall'altro -sul piano qualitativo- al perseguimento di forme di coordinamento, di assemblee territoriali, di forum per evitare la dispersione delle forze e conseguire meglio gli obiettivi di lotta e di unità.

Noi siamo per

Partecipazione e irriducibilità

Esiste una frontiera liquida, un equilibrio dinamico continuo, da saper cogliere per creare e favorire forme di partecipazione di massa con caratteristiche di orizzontalità, federabilità, prassi libertarie ecc e contemporaneamente spostarle verso forme che siano di (almeno parziale) irriducibilità al capitalismo.

Come si sta nelle organizzazioni di massa

Significa stare nella realtà, ma non avere come unico orizzonte la realtà esistente.

Quale ruolo per l'organizzazione politica

Significa difendere i diritti e le conquiste acquisite, ma promuovere germi ed embrioni di contropotere.

Significa individuare e promuovere soggetti collettivi, strutture, forme di coordinamento, fronti sociali e politici capaci di favorire la federabilità delle lotte.

Significa riportare la percezione dell'anarchia e del comunismo anarchico da un orizzonte identitario a una concreta agenda di lavoro.

 

Alternativa Libertaria/FdCA

Cingia de' Botti (CR), 1-2 novembre 2014

Documento approvato dal IX Congresso Nazionale della FdCA