CONGRESSO Straordinario

Federazione dei comunisti anarchici

Firenze, 9 ottobre 1994

Mozione presentata dai militanti FdCA di Livorno, Lucca, Pisa

PER RILANCIARE IL PROGETTO DI COSTRUZIONE DELL'ORGANIZZAZIONE POLITICA DEI COMUNISTI ANARCHICI

 

Crediamo che un bilancio della nostra complessiva esperienza politica non sia più rinviabile, soprattutto perché l'obiettivo che ci eravamo prefissi, la costruzione dell'organizzazione politica degli anarchici non è stato, fino ad ora raggiunto.

Ciò si è verificato per una serie di motivi non tutti imputabili ai nostri errori, i quali, magari, sono stati amplificati dalle difficoltà della fase e dalla pietosa confusione nella quale versa da sempre il movimento anarchico.

L'obiettivo di costruire l'organizzazione politica degli anarchici era ed è ambizioso e conta solo episodici e limitati precedenti nella storia del nostro movimento; soprattutto registra una serie di fallimenti clamorosi che, peraltro, non hanno lasciato tracce se non l'infaticabile ed efficacissima azione disgregatrice dell'interclassismo individualista ed antiorganizzatore.

Ciò per significare che la nostra azione si è storicamente collocata sul terreno, difficile ed insidioso, della riconsiderazione critica delle esperienze del movimento anarchico vista alla luce dei discontinuo ciclo storico della lotta di classe. Non ci pare, allora, che un bilancio sia pure negativo debba dichiarare esaurito il ruolo che consapevolmente abbiamo intrapreso, e che si colloca alla base del nostro impegno militante. La costruzione dell'organizzazione politica degli anarchici era ed è l'obiettivo assolutamente prioritario che ha motivato e motiva ogni nostra prospettiva politica.

Ciò per sgombrare il campo da ogni equivoco, da ogni scelta riduzionista che potrebbe anche balenare nella mente dei compagni alla lettura del presente documento.

Ma un obiettivo, per acquisire concretezza, deve necessariamente basarsi su di una stima delle forze e degli strumenti realmente esistenti, in altre parole delle soggettive disponibilità che l'organizzazione è in grado di fornire. Nel nostro caso esse sono estremamente esigue ed anche, come l'andamento del dibattito dimostra, caratterizzate da alcune divergenze. Tali divergenze, per quanto profonde possano risultare, non devono mettere in discussione la necessità di costruire l'organizzazione politica degli anarchici, attraverso percorsi e transizioni che dovranno essere ripensate nella prospettiva dei mutamenti della fase economica e politica, nazionale ed internazionale.

Al nostro interno si è ormai costituita una tendenza reale che si concreta nel superamento, nei fatti, del concetto di "responsabilità collettiva". Non ci pare ciò sia dovuto ad una precisa volontà da parte di qualche compagno, ma piuttosto, ad una precisa necessitò di recuperare spazio ed agibilità alle posizioni politiche che si intendono perseguire.

Ciò è emerso, a più riprese, nell'ambito dell'intervento sindacale, laddove non si è ancora chiarito perché si continua a stare nella CGIL, nell'ambito dei rapporti con il movimento anarchico rispetto al quale si usano diversi pesi e diverse misure e più in generale, ed in modo diremo assai colorito, nell'ambito della questione istituzionale dove, ci sembra, si sono definite almeno due posizioni, certamente mediabili, ma alquanto diverse. Anche rispetto a questioni apparentemente più marginali si abdica alla responsabilità collettiva.

Ci sono compagni che preferiscono sostanziare la loro presenza evitando di ricorrere alla sigla FdCA, preferendo ad essa la testata del nostro giornale, la redazione di Comunismo Libertario taglia arbitrariamente gli articoli ai compagni e la Segreteria altrettanto arbitrariamente pubblica sull'Agenzia FdCA documenti non concordati. Ciò ha originato uno scorrettissimo scambio di battute tra i presunti responsabili di queste "violazioni" del principio della responsabilità collettiva, che deve essere assolutamente superato perché inutile ai fini di un dibattito costruttivo tra compagni rivoluzionari. In definitiva ci siamo accalorati perché ognuno ha legittimamente difeso la propria agibilità politica, allora dobbiamo riconoscere due cose:

  1. la responsabilità collettiva è un lusso che non ci possiamo più permettere, perché non si applica per forza, ed a volerlo fare a tutti i costi il massimo che si può ottenere è la rissa tra compagni;
  2. dobbiamo, assolutamente, riprendere le fila del dibattito teorico, abbandonato da molti anni abbinandolo, ma non subordinandolo, a quello sulla tattica.

Emerge, a questo punto, la necessità di riconoscere la nostra particolarità, ed il farlo non costituisce una regressione ma un punto di partenza; l'FdCA è un'organizzazione di sintesi e tutti noi dobbiamo prendere atto di questo, pena l'avvelenamento del dibattito, la frattura e la paralisi di ogni iniziativa politica.

Riconoscere un limite cospicuo costituisce il primo passo per superarlo, ma se noi continuassimo a fingere di essere ancora una organizzazione di tendenza, compiremmo la più significativa delle mistificazioni. Riconoscere che siamo una organizzazione di sintesi significa conferire legittimità a tutte quelle posizioni che al nostro interno, sia pure basandosi su posizioni di classe, dimostrano di evolversi in modo diverso. Non possiamo sapere se tali evoluzioni potranno costituire, in seguito, il cemento dell'unità oppure la premessa della separazione, ma è proprio per verificare tali eventualità che dobbiamo attrezzarci per continuare il dibattito il quale, stretto nelle maglie di una responsabilità collettiva effimera e cartacea, non potrebbe che lasciare spazio alla polemica ed alla frattura.

In definitiva la nostra proposta si basa sul prendere atto di una prassi consolidata che ha dichiarato nei fatti l'esaurirsi di un ciclo ed il consolidarsi di posizioni diversificate che si riflettono sull'intervento politico.

Appare francamente inutile continuare a confrontarci sulla necessità di vendere il giornale davanti alle fabbriche e alle università, sulla necessità della campagne politiche che implichino la presenza fisica dei militanti, dei volantini e dei manifesti in modo sistematico e non episodico (sappiamo che sull'episodico siamo d'accordo tutti), tanto per riferirci a qualche cosa di concreto, perché ci sembra che per far questo si debba prima chiarire che tipo di organizzazione si vuole costruire, con chi e per che cosa si vuole continuare ad essere dei militanti della lotta di classe. 

(respinta a maggioranza col solo voto favorevole dei presentatori)