Testo di un volantino distribuito durante il presidio tenutosi a Fano (PU) il 27 febbraio 2012.
E che la TAV s'abbia da fare l'abbiamo capito da tempo che non è un argomento tecnico.
Ma se di soldi non ce ne sono perché spenderli per opere dannose, faraoniche e inutili? Non è la TAV che rilancerà l'economia, ne adesso né tra 20 anni, se tra vent'anni saranno riusciti a costruirla passando sui nostri corpi.
Siccome non è bastata la denigrazione attraverso media e giornali di regime, ad etichettare chi ha partecipato alla lotta, con le solite panzane sui "black bloc", per di screditare un movimento reale di resistenza popolare che ha ormai da tempo varcato le soglie del localismo, e siccome non sono bastati i manganelli ed i lacrimogeni ad altezza d'uomo, ecco che la repressione della resistenza valsusina acquista un nuovo e più alto livello.
Lo Stato cerca il morto, non gli basta dipingerci come criminali.
Devono cercare di metterla in ginocchio questa valle, espropriare illegalmente i terreni, difendere i cantieri con i militari. Se ne fregano dello sviluppo vero, quello creato da chi in Val di Susa ci abita, ci vive, ci lavora. E vuole dire la sua sul suo territorio, non piangerne i morti.
La lotta contro la TAV è un esempio pericoloso di autogestione e autodeterminazione popolare ed allora il messaggio dello Stato è molto chiaro: nessuno può mettere in discussione le decisioni delle oligarchie capitaliste tecniche o politiche che siano, destre o pseudosinistre che siano.
Di fronte a questo ennesimo attacco la nostra risposta è e sarà sempre la stessa.
Continueremo a lottare per difendere i nostri territori dalle mire devastatrici del Capitale, per una società senza sfruttamento, autogestita e orizzontale.
Resisti Luca, la Valle resiste. In tutta Italia.