Un referendum fastidioso
Un referendum fastidioso per il governo. Un referendum insidioso per gli interessi privati nell'accaparramento e gestione dei beni comuni. Un referendum pericoloso per i padroni dell'energia e per i militari che rendono impenetrabili i siti nucleari.
Un referendum che chiede dei SI alla cancellazione di norme legislative fatte solo per gli interessi dei signori di cui sopra.
Un referendum di classe dunque, in cui il diritto a vivere in un territorio denuclearizzato e il diritto a poter disporre collettivamente dell'acqua pubblica devono essere difesi e riaffermati a fronte di chi ha prodotto leggi che - se confermate da uno sciagurato mancato raggiungimento del quorum - produrrebbero danni fatali per l'ambiente, per la salute, per la libertà di scelta della stragrande maggioranza della popolazione italiana.
La privatizzazione dell'acqua, il ripristino del nucleare non sono disegni di legge, ma norme già approvate che attendono solo di essere applicate, una volta superato lo scoglio referendario. Sono state prodotte da un parlamento ostaggio di un governo liberticida, sono state contrastate con poca convinzione da un centro-sinistra che non ha mai trovato nulla di strano nell'affidare ai privati la gestione dell'acqua pubblica e che non ha certo una limpida tradizione anti-nuclearista.
Si sono aggiunte ad uno scenario di crisi profonda dell'economia, in cui il potere e gran parte dei media hanno gioco facile nel far passare falsificazioni della realtà, per il cui il nucleare oggi sarebbe sicuro e la privatizzazione dell'acqua abbasserebbe i costi, ed entrambe le cose potrebbero creare addirittura posti di lavoro e ricchezza per i territori che spalancassero le braccia alla loro attuazione.
Un referendum dunque in cui si scontrano gli interessi del blocco sociale che esprime il governo e del capitale italiano da una parte, e dall'altra gli interessi ed i diritti delle classi trascinate nel vortice della crisi e nello spossessamento dei beni comuni e collettivi.
Una contrapposizione apparsa ben chiara alla società civile che sta ben utilizzando un'arma parzialmente spuntata come i referendum riuscendo a costruire ed allargare sul territorio una mobilitazione trasversale ai diversi attori iniziali e dimostrandosi capace per una volta di unificare diversi obiettivi parziali in una volata che ha concrete possibilità di successo nonostante il gioco pesante, di omissioni e confusioni, delle controparti.
Ce n'è abbastanza per continuare ad impegnarsi per la vittoria dei SÌ.
Federazione dei Comunisti Anarchici
1 giugno 2011