La favola del nucleare
Era cominciata durante la recente campagna elettorale, inizialmente quasi alla chetichella, sussurrata dai paladini Casini e Fini. Via via ha acquistato sempre più forza fino ad essere contenuta nel programma del nuovo governo italiano e finalmente ha preso forma attraverso la voce del Ministro Scajola, che con italico ed enfatico orgoglio, di fronte al gota padronale italiano, ha annunciato: "Entro questa legislatura porremo la prima pietra per la costruzione nel nostro paese di un gruppo di centrali nucleari di nuova generazione". Ma Ministro ci faccia il piacere! I cosiddetti impianti di IV generazione (di nuova generazione appunto), non saranno pronti prima di almeno 30 anni, sempre che non si presentino quelle difficoltà tipiche delle nuove tecnologie in fase di sperimentazione, che ne prolungherebbero ancora di più i tempi di attesa. Nel frattempo ci dovremo accontentare di impianti la cui sicurezza non è assolutamente certificata, ma che anzi sono stati oggetto di numerosi incidenti, sempre prontamente occultati dai relativi Stati proprietari.
Per convincerci che la scelta fatta dal popolo italiano nel 1987 è stata una scelta immatura, fanno del tutto per farci apparire il nucleare pulito, economico ed autarchico.
Ci dicono che il nucleare è pulito perché permetterebbe la diminuzione di emissione di CO2 nell'atmosfera, con benefici effetti sull'ambiente, dimenticando, anzi colpevolmente omettendo, che se consideriamo tutta la filiera di produzione energetica, dall'estrazione dell'uranio, al suo arricchimento fino alla dismissione delle centrali obsolete, è ben lungi dall'essere a emissione zero.
Inoltre nessuno fino ad ora è riuscito ad eliminare il problema ambientale più grave associato allo sfruttamento del nucleare: e cioè la produzione di scorie radioattive. Dove le metteremo signor Ministro? L'Italia oltre ad essere un territorio fortemente antropizzato è anche un paese geologicamente troppo instabile per contenere depositi che devono essere custoditi anche migliaia di anni. Forse si pensa di risolvere la questione con qualche trafficuccio oltremare, magari in qualche ex colonia?
Ci dicono che il kilowattore nucleare è più a buon mercato rispetto a quello ricavato da altre energie, ma anche su questo mentono. Ancora una volta viene considerata la sola porzione della filiera produttiva legata alla produzione stessa di energia, tralasciando tutti gli altri costi tra cui quello principale, connesso alla gestione delle scorie e quello sempre notevole collegato allo smantellamento degli impianti quando divengono obsoleti. Detto per inciso, noi contribuenti stiamo ancora pagando per lo smantellamento, la messa in sicurezza (?) e la gestione delle scorie radioattive dei pochi impianti nucleari costruiti in Italia prima che fossero definitivamente bocciati dal referendum del 1987. Sempre per inciso in Francia lo Stato è costretto ad impiegare circa 10.000 persone perché si occupino esclusivamente della gestione dello smaltimento delle scorie.
Ma poi, signor Ministro, chi investirà sul nucleare, chi farà gli investimenti quando per costruire una centrale nucleare ci vogliono circa 2000-2200 euro per kilowattore installato, ossia se si calcola il costo di un impianto da 1000 MWe si arriva a dover investire inizialmente circa 2 miliardi di euro? Appare subito ovvio che lo Stato dovrà massicciamente e nuovamente intervenire con i soldi della collettività, perché i soldi da rischiare sono veramente tanti per i privati: e allora ci vien da dire "...coraggio liberisti, buttate giù le carte..." come recitava una canzone di Guccini, ma più che le carte verrebbe da dire: buttate giù la maschera, perché di questi liberisti non se ne vista nemmeno l'ombra nel gotha padronale italiano, tutto proteso a benedire il nuovo corso nucleare dello Stato italiano. D'altronde quando si tratta di investire soldi altrui per fare affari, i nostri industriali sono tra i migliori del mondo.
Ci dicono che il nucleare renderà l'Italia indipendente energeticamente, che potremo finalmente svincolarci dal petrolio e dal carbone, che siamo costretti a comprare energia elettrica dalla Francia.
Sfatiamo subito un mito signor Ministro: con l'energia nucleare si può produrre solo elettricità, che rappresenta solo circa il 20% dell'energia consumata in Italia, la restante proviene dal petrolio, dal carbone e dal gas. Quindi a meno che non trasformiamo in pochi anni tutto il sistema di autotrazione, di riscaldamento e di approvvigionamento energetico industriale, a ben poco servirà il nucleare per renderci indipendenti. D'altronde la Francia docet: con decine di impianti nucleari ed una sovrapproduzione di energia elettrica è costretta lo stesso ad importare gas e petrolio, quasi con le nostre stesse quantità.
Allora diciamola tutta Signor Ministro: a chi serve veramente il rilancio del nucleare?
Qualsiasi risposta vorrete darci, nessuno ci toglierà dalla testa che servirà ad arricchire quelle lobby che non avranno scrupoli, pur di realizzare profitto, ad avvelenare i nostri territori. D'altronde i soldi in gioco sono veramente tanti e allora ci viene il sospetto che tutti questo denaro pagato dalla collettività verrà drenato anche da quei servizi di pubblica collettività che riguardano il benessere dei lavoratori, che non a caso ultimamente sono oggetto di un pesante attacco.
E allora finalmente buttiamo giù le carte con chiarezza e diciamo, signor Ministro, che l'utilità civile del nucleare è una grande bufala, e che l'ambizioso progetto, oltre ad arricchire i soliti noti, è più facilmente quello di cercare di accreditare l'Italia, in un prossimo futuro, come una delle potenze militari in grado di utilizzare il deterrente nucleare per impadronirsi e spartirsi le risorse energetiche mondiali.
Federazione dei Comunisti Anarchici
30 maggio 2008