"Gladio" è lo Stato

 

Avevamo ragione noi. Da sempre, convinti astensionisti e nemici giurati dell'ineguaglianza economica e politica, abbiamo indicato come fondamentale mezzo di progresso e di emancipazione sociale per le masse sfruttate, la lotta di classe e l'auto-organizzazione e non il suffragio universale.

Eravamo, a dire il vero, in buona compagnia. La coscienza pubblica, al di là dei depistagli e delle mistificazioni messe in atto, ha sempre individuato come responsabile delle stragi e delle trame golpiste, tutt'oggi impunite, lo Stato.

Oggi la vicenda "Gladio" ci rende giustizia.

Chi concretamente controllava e gestiva il potere non era il parlamento, ma una struttura sovranazionale con tanto di esercito regolare, i "gladiatori", armi, soldi, compresi quelli dei contribuenti (i lavoratori) usati per gli esplosivi e per le diarie di questi "patrioti" invece che per gli asili, che sfuggiva ad ogni controllo. La presunta democrazia parlamentare, così come tutto il gran parlare sullo stato di diritto, si è dimostrata per quella che è: arte oratoria da comizi o da tribune politiche.

Non è possibile che da più di 45 anni tutti i capi dei vari servizi segreti, compresi quelli riformati, siano stati tutti "deviati". E i vari primi ministri e i ministri della Difesa, più o meno informati, anch'essi tutti "deviati"? O stupidi?

No, avevamo ragione noi. Le stragi avvenute dal '69 ad oggi non sono state compiute da segmenti deviati dello Stato, così come intende propinarci questo regime borghese unitamente ai riformisti; lo stragismo viceversa ha rappresentato una strategia operativa lucidamente attivata dalle forze capitaliste coadiuvate dagli apparati funzionali dello Stato con il duplice scopo di azzerare le conquiste della classe lavoratrice e di frantumarne il fronte unitario.

Lo stato in cui versa l'intero movimento operaio ci induce a constatare che tale strategia, purtroppo, è risultata vincente, anche per merito delle complici responsabilità di un sindacato burocratizzato e di una sinistra completamente omologata alle compatibilità del sistema capitalistico.

Nessun credito quindi ci deve essere nei confronti di chi (Governo, Presidenza della Repubblica, alti vertici militari e dei servizi segreti) vuole offrirci verità mistificanti.

Nessun credito va dato all'opportunismo riformista. I lavoratori devono respingere con fermezza questi tentativi fuorvianti che tendono sia a distogliere le masse da una presa di coscienza delle proprie condizioni sia ad incanalare qualsiasi tentativo di antagonismo sociale nei meandri innocui delle istituzioni.

Solo una forte ripresa della lotta di classe può demistificare le utopiche velleità dei riformisti ed arginare l'offensiva statal-capitalista.

Federazione dei Comunisti Anarchici
Organizzazione Comunista Libertaria di Livorno

Livorno, 26 novembre 1990


(Originale cartaceo presso l'Archivio storico della FdCA di Fano.)