I perché della Guerra del Golfo
L'America presente nel medio oriente, anche con le grandi compagnie petrolifere internazionali: la Tex, la Chevron, la Exxon, la Mobil e la BP, non può abdicare al ruolo di maggior potenza imperialista della zona, specialmente davanti ad uno stato come l'Irak che non nasconde mire espansioniste verso il Kuwait e la stessa Arabia Saudita, paesi arabi con cui gli USA hanno tessuto una salda alleanza economica e militare.
Se a questo aggiungiamo il problema non secondario che l'attuale fase vede limitare la presenza sui mercati europei dei prodotti americani (a causa di un nuovo ordine posto dall'evoluzione dell'imperialismo europeo), ci rendiamo conto che probabilmente è di un'aumentata pressione nel medio oriente che il capitale americano abbisogna, capace anche di garantirlo tramite il controllo dei prezzi dei flussi delle materie prime, dai rischi di recessione a cui sta andando incontro.
Questa, in estrema sintesi, la ragione che vede l'America come la più tenace propugnatrice della soluzione militare contro l'Irak.
Abbattere il capitalismo
Il capitalismo come sistema di produzione internazionale si presenta sempre più come sistema generatore di miseria, di sfruttamento e come potente strumento di guerra.
L'esigenza di un suo radicale superamento si pone come unica prerogativa capace di recidere di netto il puro valore del profitto che ciclicamente richiede il sacrificio di migliaia, chiamati a combattere una guerra in difesa degli interessi dei loro padroni, sia occidentali che arabi.
Nel Medio Oriente la contesa intercapitalistica ha remote radici
L'inizio del secolo vede un'ingente migrazione di capitali occidentali in medio oriente, attratti dai profittuosi investimenti sia nel settore petrolifero che in quello minerario, sia nelle grandi piantagioni di tabacco che nelle costruzioni delle infrastrutture ferroviarie.
La concorrenza tra le potenti compagnie Inglesi, Francesi ed Americane per l'accaparramento delle concessioni è spietata. La fine della seconda guerra mondiale vede affacciarsi nella zona anche l'imperialismo sovietico che, in seguito alla spartizione dei mercati internazionali, rivendica anche in medio oriente la propria zona di influenza.
La frammentazione della regione araba è lo specchio della frammentazione dei diversi interessi imperialistici, che a seconda della opportunità ne ridisegnano costantemente i confini.
Formazione delle borghesie arabe
Le ricche borghesie arabe prendono forma all'interno degli interessi imperialisti; armate dalle diverse lobby economiche nazionali ed internazionali per affermare i loro contrastanti interessi.
Paesi colonizzati diventano, anche a seguito dei grossi guadagni conseguiti durante il periodo del cosiddetto "shock petrolifero", potenti Stati esportatori di capitali e tra i più potenti creditori del mondo.
Alcuni paesi occidentali cercano addirittura di proteggere il loro tessuto industriale dalla penetrazione dei capitali arabi: gli USA bloccano un'opa al 41% del capitale di Lockheed. Il governo britannico si oppone all'entrata di capitali OPEC nella British Leyland.
La fase del contro shock vede una ritirata generalizzata dei capitali arabi dai mercati internazionali, ma ormai il loro livello di sviluppo è tale da conformarli sempre più come stati capitalistici, con un ingente apparato industriale, disponibilità di materie prime, una classe operaia a tutti gli effetti ed un elevato livello di immigrazione dalle zone periferiche della regione.
Stati sempre più desiderosi di porsi in concorrenza con l'imperialismo internazionale che, proprio grazie alla frammentazione volutamente perseguita nella zona, aveva mantenuto viva ed attiva la sua presenza.
L'anti-imperialismo tanto conclamato dei vari
leaders mediorientali non è altro che l'esigenza di uno stato capitalistico più
debole di contrapporsi alle compatibilità generali dell'imperialismo che tende a
frenare le sue richieste di espansione.
Nella storia medio orientale del dopoguerra, diversi sono stati i paesi che
hanno tentato questa contrapposizione di interessi, e con è un caso che
sanguinose guerre si siano verificate di riflesso.
Ruolo dell'ONU: terreno di scontro delle necessità imperialiste
L'idea di governo mondiale, tanto cara ai riformisti, da parte dell'ONU, si presenta nella realtà come il più alto esercizio di retorica ed opportunismo con l'evidente scopo di sottacere ai reali interesse che pervadono i vari passi rappresentati in tale organismo.
D'altro canto affermare che l'ONU rispecchi unicamente gli interessi americani è quanto meno semplificatorio.
Il problema reale sta nel comprendere se in questo momento, in special modo i paesi che hanno diritto di voto (USA, URSS, Inghilterra, Francia, Cina) hanno interesse ad opporsi alle necessità americane, o invece, data la loro situazione interna, con abbiano più interesse di barattare il loro placet all'attacco americano, in cambio di una serie di richieste economiche e finanziarie, rimandando ad un'altra fase il confronto con l'espansionismo medio orientale degli USA.
L'URSS potrebbe pretendere oltre ai crediti, il consenso alla stabilizzazione militare delle spinte centrifughe in atto nelle sue zone periferiche. La Cina ha già ottenuto il ritiro delle sanzioni americane seguite alla strage di Tien An Men.
Fermare la guerra
L'unità internazionale dei proletari di ogni credo e nazionalità ridiventa ancora oggi l'unica possibilità concreta per far fronte all'imbarbarimento crescente che conforma lo sviluppo della borghesia come classe dirigente sia ad Est che ad Ovest, sia a Nord che a Sud.
La necessità di rilanciare il conflitto di classe nelle zone capitalisticamente più evolute diviene quindi il compito primario per spezzare i tentacoli della penetrazione imperialista, ed al contempo, per indicare alle nuove masse proletarizzate delle zone meno sviluppate un saldo punto di riferimento per la loro emancipazione, che altrimenti sarà deviata sulla falsa coscienza religiosa e patriottica, cavallo di Troia della borghesia internazionale nelle file proletarie.
Ritiro delle forze militari italiane
Ritiro di tutti gli eserciti dal Golfo
Appoggiare l'auto-organizzazione delle masse proletarie arabe, palestinesi ed israeliane
Per l'internazionalismo proletario
Federazione dei Comunisti Anarchici
Organizzazione Comunista Libertaria
Livorno, 3 dicembre 1990
(Originale cartaceo presso l'Archivio storico della FdCA di Fano.)