La memoria dell'antifascismo di ieri
per la vigilanza antifascista di oggi
Non vi è città italiana che non abbia lapidi alla memoria di morti ammazzati dai fascisti.
Dai fascisti di ieri e da quelli di oggi.
Perché il fascismo porta con sé un odio omicida che attraversa i decenni, un odio di classe, un odio razziale, un odio liberticida.
Ancora oggi in circolazione per le città italiane, ancora oggi in mezzo alla gioventù europea, fa proseliti un'ideologia criminale che si avvale di revisionisti della storia, del "buonismo" delle istituzioni italiane ed europee, di minimizzatori (anche nella sinistra e nel sindacato) che riducono a "bravate" o ad "atti incresciosi ed inquietanti" gli assalti ai centri sociali, le aggressioni individuali agli immigrati, le violazioni di luoghi religiosi dell'ebraismo, le sfilate e le manifestazioni neonaziste di Forza Nuova autorizzate per le strade e le piazze italiane, con il pretesto di un comizio elettorale, di una raccolta di firme, o di una lugubre fiaccolata per una malintesa giornata del ricordo del 10 febbraio.
Negli anni '20, gli antifascisti morivano ammazzati dalle camicie nere, le sedi dei sindacati bruciate, le sedi anarchiche, comuniste, socialiste devastate, le aggressioni incessanti.
Pure allora il fenomeno venne minimizzato da chi se ne andò sull'Aventino, prendendo anche le distanze dagli Arditi del Popolo, unico fronte unitario antifascista che aveva capito quello che stava succedendo e cercava di rispondere colpo su colpo, come fece Parma che scacciò Balbo e le sue squadracce.
Un fenomeno, già.., durato 20 anni e che ancora oggi produce metastasi.
Oggi non hanno più le camicie nere, ma giubbotti neri, i gadgets dell'orrore al collo ed in corpo lo stesso odio, la stessa sete di violenza, lo stesso "me ne frego" e lo stesso servilismo verso il ducetto del XXI secolo.
Stanno ritornando, i manovali delle aggressioni per le strade, l’ideologo di turno in doppio petto in qualche consiglio comunale o al... parlamento europeo, e solo per la legge dei decimali non approdati a quel parlamento italiano che li aveva pur ammessi alla competizione elettorale.
Stanno ritornando ed aprono nuove sedi, magari in un contesto favorevole come un’amministrazione di centro-destra o all’ombra di quel garantismo democratico che vorrebbero abolire quanto prima.
Stanno ritornando con il loro sgangherato armamentario fatto di antiamericanismo ed arianesimo europeo, di antiebraismo e di filo-Ahmedinejhad, di negazionismo dei lager e dei forni crematori, di anticomunismo ed antilibertarismo, di maschilismo e odio per gli omosessuali, di culto dell'autorità e della morte, di naturismo e di stragismo, di odio razziale e di odio di classe, di nazionalismo e militarismo.
Oggi sfilano indisturbati, come 85 anni fa. Invadono i locali pubblici, provocando ed intimidendo; aggrediscono giovani esponenti politici locali; irridono alla memoria di un paese che credeva di aver chiuso col passato fascista e che scopre invece che quel passato, appunto, in questo paese, non passa mai.
Le forze dell'ordine li "proteggono" come 85 anni
fa. Mica sono pericolosi come i manifestanti massacrati a Genova nel 2001!
Le iniziative spontanee di antifascismo e l’autodifesa militante vengono invece
oggi condannate nei tribunali dell'Italia nata dalla Resistenza. Quella
Resistenza che si cerca di cacciare nell'oblio come una cosa scomoda.
Ma nella storia la rimozione non è un fenomeno "naturale", viene invece perseguito deliberatamente.
Nella storia i silenzi, non sono mancanze, ma cancellazione della memoria.
E dunque dimenticati gli omicidi di migliaia di
oppositori, di antifascisti, di sindacalisti, occorrerà che si restaurino le
lapidi.
Dimenticate le stragi da Piazza Fontana in poi, occorrerà non far rimuovere
quelle lapidi e se necessario rimetterle al loro posto.
Dimenticate le complicità dei servizi segreti "deviati" in quelle stragi, occorrerà che gli storici ne scrivano, mano a mano che si aprono gli archivi dei segreti di Stato, se mai vi è rimasto qualcosa!!
Ma, intanto, proprio grazie all'oblio, oggi i neo-nazifascisti possono tornare fuori dalle fogne dove li aveva cacciati la Resistenza popolare.
Non vogliamo esagerare un pericolo che serpeggia subdolamente nelle nostre città, ma non vogliamo nemmeno minimizzare. Se antifascista è la memoria, a maggior ragione lo deve essere l'azione di vigilanza, di tutela e di prevenzione a difesa della libertà conquistata a costo di tanti morti.
Facciamo dunque appello alle forze politiche, sociali e culturali antifasciste, alle organizzazioni dei lavoratori, ai giovani, perché unitariamente si porti avanti una campagna di sensibilizzazione antifascista e di rivitalizzazione della memoria collettiva, perché si costituisca un presidio politico e culturale, per proteggere le nostre persone e le nostre sedi, affinché la barbarie fascista non abiti più qui.
Mai più!!!
Federazione dei Comunisti Anarchici
Sezione "Nestor Makhno" di Fano/Pesaro
10 febbraio 2007