Contro tutte le guerre
Solidali con tutti/e i/le proletari/e vittime dei conflitti
Di fronte all'ennesimo attentato ai danni del contingente italiano in Afghanistan non possiamo che esprimere il nostro cordoglio per i 6 italiani vittime anche loro di una guerra che come tutte le guerre, lungi dal portare purtroppo democrazia e libertà per il popolo afgano [1], miete vittime tra i proletari e le proletarie, da una parte e dall'altra: sia tra i proletari italiani per i quali, in periodo di crisi economica e bassi salari, l'unico modo per sfuggire alla morsa di precariato e disoccupazione (specie per i giovani del Meridione) risultano essere le forze armate ed in particolare le missioni all'estero; sia tra il popolo afgano, costretto a vivere in una eterna guerra da più di 30 anni, prima a causa della guerra fredda, adesso della guerra al terrorismo, e che ogni giorno deve fare i conti e con la cruda violenza talebana e con la "tecnologicamente avanzata" violenza delle truppe NATO.
La tragedia che ha colpito i nostri connazionali deve pertanto farci prendere coscienza anche delle quotidiane tragedie che colpiscono il popolo afgano; non può e non deve farci dimenticare che in Afghanistan, come in Iraq, dietro alla "missione di pace" si nasconde una guerra senza esclusioni di colpi il cui unico fine è la protezione degli interessi economici dei paesi occidentali (anzi dei capitalisti occidentali per la precisione).
La vera liberazione del popolo afgano non potrà che venire da un'azione di massa dal basso, in particolare dalla presa di coscienza dei settori oggi più marginali della società afgana, quali le donne: ed è proprio questa la prospettiva politica in cui si muovono gruppi come il RAWA, un movimento di donne impegnate in prima linea contro il fondamentalismo e l'occupazione militare straniera, la cui attività quotidiana contro l'analfabetismo e per la giustizia sociale crediamo sia l'unica via verso un Afghanistan di pace.
Noi da parte nostra, oltre a sostenere anche con la sola solidarietà militante i movimenti femministi, pacifisti e sindacali afgani, chiediamo:
l'immediato ritiro delle truppe italiane da tutti gli scenari di guerra;
la riduzione delle spese militari ed il contestuale aumento delle risorse da destinare al welfare;
il boicottaggio delle "banche armate" che finanziano il commercio di armi (Gruppo Paribas, Deutsche Bank, Société Générale, Gruppo Intesa San Paolo tra le principali).
FEDERAZIONE dei COMUNISTI ANARCHICI – sez. Nord Est
fdcanordest@fdca.it
http://fdca-nordest.blogspot.com/
1. Giusto per fare un esempio, il "democratico" e "liberale" attuale presidente afghano Karzai ha fatto approvare nel mese di agosto una legge che sancisce il diritto del marito a negare gli alimenti alla moglie se lei rifiuta un rapporto sessuale, la concessione della tutela dei figli solo a padri e nonni, l'obbligo per una donna di chiedere il permesso al marito per lavorare e la possibilità per uno stupratore di evitare il processo risarcendo la vittima in denaro (da http://www.rainews24.it/it/news.php?newsid=128216)