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CONVEGNO NAZIONALE dei LAVORATORI ANARCHICI

Ancona, 3-5 ottobre 1975

 

Mozione su "Lotta di fabbrica e lotta di quartiere"

L'attacco condotto dal capitale nei confronti del proletariato si è andato articolando (soprattutto negli anni '60) su due livelli fondamentali: il terreno dello sfruttamento in fabbrica e il terreno dell'organizzazione sociale esterna ad essa.

Questo richiede, da parte del proletariato, una risposta complessiva, coordinata su entrambi i fronti.
Il rapporto fra lotta di fabbrica e lotta di quartiere è il rapporto fra lotta nella struttura produttiva e lotta nel sociale. Sul luogo di lavoro il proletariato sviluppa la lotta alle forme dirette e basilari dello sfruttamento capitalistico; nel sociale si difende dai tentativi della borghesia di rimangiarsi il terreno perso in fabbrica nel campo della produttività, con la depressione del salario reale e con azioni tese a deprimere le condizioni generali di vita della stessa classe operaia.

In entrambi questi campi (fabbrica e sociale) la classe operaia svolge un compito fondamentale all'interno del proletariato: l'azione di tendenziale unificazione su tematiche concrete della lotta di classe. Questa azione di svolge nel campo delle lotte sociali (case, prezzi, urbanizzazione primaria e secondaria) su obiettivi proletari unitari e nel campo dell'occupazione, in cui la fabbrica lancia obiettivi di lotta per la perequazione delle condizioni dei lavoratori precari da essa dipendenti e per lo sviluppo di vertenze per la creazione di occupazione aggiuntiva.

Ad obiettivi e settori rivendicativi articolati devono corrispondere organismi di massa articolati. A tal fine devono funzionare organizzazioni di base nelle strutture produttive e nei centri di aggregazione nel sociale, intendendo per centro di aggregazione il luogo unitario della formazione degli obiettivi proletari.

Lo scopo di questa articolazione è quello di permettere soprattutto che la classe operaia svolga la sua azione unificante su un terreno di lotta e non ideologico, nel senso che è necessario prima di tutto trovare dei primi punti di aggregazione materiale della classe operaia con gli altri strati proletari ed in seguito coordinare, a livello di zona, organismi di fabbrica e organismi del sociale per un ulteriore salto qualitativo del processo di unificazione.

In zone a forte dispersione delle unità produttive, e quindi a forte frammentazione degli organismi di base di fabbrica, l'intervento nel territorio assume all'inizio anche la funzione di coordinare le situazioni operaie e costituisce un tessuto organizzativo che garantisca la partenza solida e la sopravvivenza di vertenze sul luogo di lavoro.

Dati i caratteri materiali e non ideologici dell'attacco articolato della borghesia e data la necessità (espressa nei CNLA precedenti) di tendere alla costruzione di organismi di massa autonomi sul terreno della risposta materiale al padronato, gli organismi di fabbrica e di territorio devono trarre la loro ragione di esistenza direttamente dagli interessi proletari e non devono, di conseguenza, crescere sull'efficientismo dell'organizzazione specifica, ma sulla capacità autonoma di lotta, di elaborazione e di decisionalità politica del proletariato stesso.

Data l'attuale situazione dello scontro di classe, tale per cui non esistono i presupposti oggettivi per un'azione ed un programma proletario autonomo di attacco alla borghesia, si pone in termini molto specifici il problema del ruolo dei militanti rivoluzionari all'interno degli organismi proletari di base.
Lo sviluppo di organismi di base deve essere finalizzato alla loro evoluzione in organismi proletari di massa e autonomi.

A tale scopo si ribadisce l'errore insito nell'intervento teso a mantenere una differenza tra militanti rivoluzionari e proletari per garantire un livello di correttezza politica in ultima analisi falso proprio perché basato su tematiche ideologiche ed esterne agli interessi di classe.

Noi interveniamo in organismi di base esistenti già e ne promuoviamo la nascita di nuovi con lo scopo preciso di farli crescere come organismi di massa, cioè come strutture basate sugli interessi materiali proletari.

In tal senso va combattuto qualsiasi discorso ideologico all'interno di queste strutture che cada separatamente dalle acquisizioni della lotta di massa.

Garantire questo tipo di crescita vuol dire garantire gli spazi per la crescita autonoma di una elaborazione, di una decisionalità e di un programma proletario autonomo.


(Originale ciclostilato presso il Centro di Documentazione Franco Salomone, Fano.)