Comunismo anarchico - Comunismo libertario
Gruppo Comunista Anarchico di Firenze
Materialismo storico come strumento di analisi della realtà
Ogni attività volta alla trasformazione della società attuale al fine di costruire un'organizzazione della vita sociale che permetta ad ogni uomo come individuo e insieme come collettività di vivere libere dal bisogno, presuppone la definizione di un metodo di analisi del reale.
Noi individuiamo tale metodo nel materialismo storico.
Scrivevano Marx ed Engels ne "L'ideologia tedesca":
"La prima azione storica è dunque la creazione dei mezzi per soddisfare questi bisogni, la produzione della vita materiale stessa, e questa è precisamente un'azione storica, una condizione fondamentale di qualsiasi storia che ancora oggi, come millenni addietro, deve essere compiuta ogni giorno e ogni ora semplicemente per mantenere in vita gli uomini (...). In questa concezione della storia dunque il primo punto è che si osservi questo dato di fatto fondamentale in tutta la sua importanza e in tutta la sua estensione e che gli si assegni il posto che gli spetta". (1)
Materialismo storico è dunque quella metodologia di analisi dei fatti storici che individua la causa primaria di essi nell'evoluzione della struttura produttiva della società, nello sviluppo cioè delle forze produttive e dei rapporti di produzione; tutti gli eventi che la storia ci presenta, non sono allora frutto delle idee e dello scontro fra diverse concezioni della vita, ma sono frutto degli interessi economici in gioco, manifestazioni dirette o indirette dei rapporti che si costituiscono all'interno della società umana nella produzione dei beni che necessitano al soddisfacimento dei bisogni materiali storicamente e socialmente determinati. La storia non è storia di idee, ma al contrario, le idee cono rivestimenti di movimenti reali su cui a loro volta possono agire; la storia è storia di antagonismi generati dai rapporti di produzione: è storia della lotta fra le classi.
Il materialismo storico come metodologia di analisi dei fatti storici trova concordi Marx ed Engels come Bakunin ed è patrimonio comune degli sfruttati di tutto il mondo. La formulazione che abbiamo prima riportato non è che una sintesi efficace nella forma, fatta sulla base delle esperienze maturate dagli sfruttati nelle lotte, soprattutto a partire dalla rivoluzione industriale. E' infatti da questa epoca che la creazione di grosse concentrazioni urbane, l'espulsione dalle campagne dei contadini poveri, la distruzione dell'artigianato a causa dei mutati processi di produzione crea il proletariato come classe. Tuttavia proprio sull'analisi delle classi sociali si verifica la prima divisione all'interno degli sfruttati fra due tendenze principali: tendenza anarchica e quella marxista.
La prima prendeva atto del mutare continuo dei rapporti sociali e individuava nel proletariato urbano e nei contadini poveri -espropriati dallo sviluppo stesso del capitalismo- le masse che per la soluzione dei loro bisogni materiali erano disponibili ad una trasformazione radicale ed egalitaria della società. (2)
La seconda individuava nel proletariato di fabbrica la forza antagonista al capitale e nello sviluppo delle forze produttive la progressiva proletarizzazione degli sfruttati; ne veniva che con il massimo sviluppo del capitale si avrebbe avuto inevitabilmente il massimo sviluppo del proletariato operaio. (3)
Tale profonda contraddizione antagonista avrebbe dovuto necessariamente risolversi nella rivoluzione, momento di sintesi del processo di sviluppo storico.
Così procedendo il marxismo nella sua interpretazione engelsiana e leninista, recepisce la dialettica hegeliana "mettendola con i piedi per terra", dando vita al materialismo dialettico che di quella mantiene i caratteri di meccanicità ed ineluttabilità; si viene così impostando un materialismo metafisico ed in definitiva idealistico, che l'anarchismo rifiuta ed ha sempre rifiutato. E' da precisare che il materialismo dialettico non è un metodo di conoscenza della realtà, ma è un'interpretazione del processo storico, una ben precisa visione dei fatti che si caratterizza per la predeterminazione del futuro come inevitabile sviluppo dei fattori passati e presenti. La discendenza positivistica di una tale concezione è sempre stata respinta dall'anarchismo (a parte la deviazione kropotkiniana), che ha sempre visto la storia come prodotto di fattori molto complessi e mutabili, che ha sempre reputato l'uomo come uno di tali fattori in gioco e non un puro oggetto di un'evoluzione storica a lui estranea.
Va infine considerato il problema del rapporto fra struttura e sovrastruttura in quanto esso divide l'interpretazione marxista della realtà dall'interpretazione materialista storica, propria del comunismo anarchico. Marx definisce in modo vago questo rapporto dando luogo ad interpretazioni le più disparate da parte dei suoi epigoni che considerano nella maggior parte questo rapporto come di assoluta dipendenza della sovrastruttura dalla struttura.
La conseguenza più evidente di tale differenziazione è data dalla concezione dello Stato.
Lo Stato viene considerato dai marxisti come una sovrastruttura generata dalla struttura, identificabile con il sistema economico capitalista. Come tale lo Stato deve essere abbattuto e trasformato, al servizio della classe operaia, in uno strumento per la costruzione del socialismo. Tale Stato, controllato dal partito, va usato contro i tentativi di rinascita della borghesia e per creare le condizioni necessarie per l'edificazione del socialismo e poi del comunismo.
Mano a mano che lo Stato trasformerà le strutture economiche, si creeranno le condizioni per la sua scomparsa. Da questa concezione del processo di trasformazione storico deriva la separazione, voluta dai marxisti, fra lotta economica e lotta politica.
I comunisti anarchici rifiutano la separazione netta fra struttura e sovrastruttura e considerano lo Stato come una sovrastruttura che subisce continue trasformazioni dovute allo stesso evolversi del capitalismo. Considerano inoltre la sovrastruttura come produttrice essa stessa di effetti rilevanti sulla struttura e pertanto giudicano incompatibile l'uso dello Stato per il perseguimento della sua distruzione. Convinti sostenitori del Materialismo Storico, giudicano frutto di un artificio dialettico il superamento della contraddizione mezzi-fini, operata dal marxismo. Storicamente i Comunisti Anarchici hanno individuato nel processo rivoluzionario in atto, nel popolo armato e nell'uso generalizzato dell'autogestione della vita sociale, lo strumento di transizione al socialismo.
Da tutto ciò deriva la non separazione, per i Comunisti Anarchici, fra lotta economica e lotta politica e il costante tentativo di legare i due momenti e quindi di ricomporre la contraddizione sul terreno della difesa dei bisogni materiali e storici degli sfruttati.
Dualismo organizzativo
Il rapporto avanguardia-massa è uno dei problemi fondamentali per la formulazione di una strategia rivoluzionaria; la mancata soluzione di tale problema, o la sua errata soluzione, ha costituito la base di tutti gli insuccessi storici dei progetti rivoluzionari, o la matrice delle involuzioni nei paesi dove la rivoluzione aveva inizialmente trionfato. Nessuna scuola marxista ha chiarito tale rapporto nelle sue linee essenziali, e da parte anarchica, il rifiuto aprioristico del concetto di avanguardia, parola che evoca in maniera inconsulta il concetto si autorità, ha impedito l'approfondimento di esso; unica fonte chiara sul problema rimane, a più di cento anni di distanza, Bakunin. (4)
Una corretta teoria dei bisogni materiali storicamente e socialmente determinati ci insegna che il loro soddisfacimento è in contraddizione con il sistema capitalistico, e che quindi il perseguimento di esso è la base su cui impostare una strategia rivoluzionaria e l'organizzazione del proletariato nel luogo di lavoro (organizzazione di massa): d'altra parte il sistema capitalistico ha messo a punto una serie di strumenti atti a recuperare ciò che perde a livello di lotta rivendicativa, e quindi è utopistico e meccanicistico ritenere che i bisogni materiali ed il loro soddisfacimento provochino automaticamente la fine del capitalismo rovinato dalle sue contraddizioni interne. La lotta sui bisogni materiali deve essere quindi anche il germe della coscienza di classe, e la base su cui fondare una strategia complessiva di attacco al sistema capitalistico, una strategia rivoluzionaria; che faccia da punto di riferimento della crescita politica del proletariato nelle lotte e garantisca l'inserimento di dette lotte in un processo strategico che le finalizzi allo sbocco rivoluzionario; necessita quindi un organismo di elaborazione strategica che aggreghi sulla base di una teoria comune ed omogenea i proletari rivoluzionari (organizzazione specifica). Questo è il dualismo organizzativo.
a) Organizzazione di massa
Per organizzazione di massa si intende quell'organismo che le masse si danno per la difesa dei propri interessi; per precisare meglio quanto detto, vediamo di definire ad esempio "l'organizzazione di massa per eccellenza" (5): il sindacato (6). Esso è nato nel luogo di lavoro, su precisi bisogni materiali delle masse lavoratrici che ne fanno parte, e sotto il diretto controllo di queste ultime. Le caratteristiche che lo contraddistinguono sono:
l'eterogeneità, dovuta al fatto che esso (il sindacato) ha lo scopo, prescindendo dalle idee politiche di ciascuno, di unire non già militanti di quel o questo partito, ma tutti i lavoratori che abbiano i medesimi interessi da difendere;
l'azione diretta, intesa come gestione in prima persona delle lotte e delle rivendicazioni, come pratica costante cioè all'interno del sindacato che ne garantisce il controllo da parte dei lavoratori. Il sindacato perciò, in quanto organismo di massa, è uno strumento in mano alle classi lavoratrici per il miglioramento delle loro condizioni economiche e per la loro emancipazione, attraverso una lotta anticapitalista.
In tutto questo si deve tener presente come l'emancipazione dei lavoratori sia frutto di una pratica costante di lotta e non tanto di una propaganda o di convincimenti ideologici; ed inoltre come l'azione diretta, pratica essenziale in cui si articola la lotta per i bisogni, garantisca il fatto che il sindacato non diventi mai organo di questo o quel partito, e che la delega non assuma mai carattere autonomo e decisionale rispetto all'assemblea dei lavoratori; da questo deriva che "l'organizzazione operaia deve avere uno scopo ultimo ed uno immediato. Lo scopo suo ultimo deve essere l'espropriazione del capitale pere parte dei lavoratori associati, la restituzione cioè ai produttori, e per essi alle loro associazioni, di tutto ciò che ha prodotto il lavoro della classe operaia attraverso i secoli, di tutto ciò che il loro lavoro ha prodotto, di tutto ciò che senza l'opera dei lavoratori non avrebbe alcun valore. Lo scopo immediato è di sviluppare sempre più lo spirito di solidarietà fra gli oppressi e di resistenza contro gli oppressori, tenere esercitato il proletariato con la ginnastica continua della lotta operaia nelle sue forme più diverse, conquistare oggi stesso tutto ciò che è possibile strappare, per quanto poco possa essere, al capitalismo, in benessere e in libertà". (7)
b) Organizzazione specifica
L'organizzazione specifica raggruppa invece tutti quei militanti dell'organizzazione di massa che hanno una medesima teoria, una stessa strategia ed una articolazione tattica omogenea. Compito di questa organizzazione è da una parte di essere depositaria della memoria di classe, e dall'altra di elaborare una strategia comune che permetta il collegamento fra le varie situazioni di lotta all'interno della classe, e che ne sia di stimolo e di guida. Detto questo, possiamo facilmente individuare gli errori che hanno portato, da una parte alla concezione del partito "leninista" inteso come organizzazione politica al di sopra delle masse, dall'altra, all'idea che l'organizzazione specifica sia soltanto un momento di collegamento fra le varie situazioni di lotta, senza una strategia e un disegno rivoluzionario proprio. Nel primo caso, il partito-guida è formato da elementi che non necessariamente fanno parte degli organismi di massa, e sono pertanto esterni ad essi; questi elaborano una linea politica che trasmettono agli organismi stessi, intesi come "cinghia di trasmissione"; nel secondo caso, è la paura di un'involuzione autoritaria a far perdere di vista il ruolo essenziale di elaborazione di una strategia rivoluzionaria che un'organizzazione specifica deve svolgere all'interno delle organizzazioni della classe operaia, perché le sua azioni siano efficaci.
La necessità dell'esistenza dell'organizzazione specifica, i suoi compiti e ruoli, furono già delineati con chiarezza da Bakunin:
"...per organizzare le masse, per stabilire fermamente l'azione benefica dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori su di esse, basterebbe a rigore che un solo operaio su dieci dello stesso mestiere facesse parte della relativa sezione. Ciò si comprende bene. Nei momenti delle grandi crisi economiche, quando l'istinto delle masse, riscaldate fino ad arroventare, si apre a tutte le felici ispirazioni, quando questi branchi di uomini schiavizzati, piegati, schiacciati, giammai rassegnati, si rivoltino finalmente contro il loto giogo, ma si sentono disorientati ed impotenti perché sono completamente disorganizzati, dieci o venti o trenta bene affiatati e bene collegati fra loro e che sappiano dove vanno e ciò che vogliono, ne trascineranno facilmente cento, duecento, trecento e anche più. Lo abbiamo visto recentemente nella Comune di Parigi. La vera organizzazione, appena iniziata durante l'assedio, non è stata sufficiente per creare una formidabile capacità di resistenza."
E inoltre:
"...si potrebbe obbiettare che questa maniera di organizzare l'influenza dell'Internazionale sulle masse popolari sembra voler stabilire sulle rovine delle antiche autorità e dei governi esistenti un nuovo sistema d'autorità ed un nuovo governo. Ma questo sarebbe un grosso errore. Il governo dell'Internazionale, se governo c'è, o piuttosto la sua azione organizzata, sulle masse, si distinguerà sempre da tutti i governi o dall'azione di tutti gli Stati per questa sua essenziale proprietà: di non essere altro che l'organizzazione dell'azione non ufficiale e non investita di un'autorità o di una qualsiasi forza politica, ma assolutamente naturale di un gruppo più o meno numeroso di individui orientati dallo stesso principio e tendenti allo stesso scopo, prima sull'opinione delle masse e soltanto in seguito, mediante quell'opinione più o meno modificata dalla propaganda dell'Internazionale, sulla loro volontà, sui loro atti." (8)
Ecco quindi delineate le caratteristiche dell'organizzazione specifica:
è un organo interni e non esterno alle masse; questo significa che i militanti dell'organizzazione specifica devono essere militanti della lotta di classe;
non sostituisce nell'azione rivoluzionaria le masse, ma anzi ne stimola la crescita politica, la volontà di autogestione e di auto-organizzazione verso un progetto rivoluzionario;
"è l'anima ispiratrice e vivificatrice" dell'organizzazione di massa portandovi una sua strategia;
proprio perché i militanti di specifico sono anche militanti dell'organizzazione di massa, in quanto tali, essi vi porteranno il proprio discorso;
è il necessario tramite tra le teoria e la pratica rivoluzionaria, perché l'azione delle masse sia strategicamente coordinata al fine di raggiungere l'obiettivo rivoluzionario nel modo più efficace possibile.
c) Rapporto avanguardia-massa
Quale rapporto si deve sviluppare tra organizzazione specifica ed organizzazione di massa, fra avanguardia e massa, fra partito anarchico e sindacato? Non basta ricalcare la formula del rapporto dialettico, perché potrebbe anche mascherare una divisione fra economico e politico, tra classe e coscienza di classe. Diciamo subito che l'essere i membri dell'organizzazione specifica, militanti al tempo stesso dell'organizzazione di massa, garantisce la non separazione suddetta, che non si può riproporre in termini secondo-internazionalisti, perché è evidente che la lotta economica è anche politica dato che va a colpire il cuore dello sfruttamento capitalistico e le sue conquiste vanno difese inserendole all'interno di una strategia di interventi (che non necessariamente è la strategia dell'organizzazione specifica, ma lo sarà tanto più sarà cresciuta la coscienza di classe nelle masse e tanto più corretto e qualificato sarà stato il lavoro dei compagni dell'organizzazione specifica all'interno dell'organizzazione di massa); ed inoltre perché non ci si ripropone la conquista dello Stato quale via per innestare la transizione al socialismo, privilegiando così la lotta politica e partitica alle rivendicazioni economiche. L'organizzazione di massa viene così a perdere la funzione di cinghia di trasmissione dell'organizzazione specifica per essere il luogo di confronto della strategia elaborata in quest'ultima con la strategia elaborata dagli altri partiti, ma soprattutto di confronto di tale strategia con la realtà dell'intervento, del livello di crescita della masse, delle loro esigenze reali.
La funzione dell'organizzazione specifica non è riconosciuta da nessuna istanza sancita all'interno dell'organizzazione di massa, non è e non deve essere una dirigenza riconosciuta ed istituzionalizzata che come tale può imporre delle soluzioni e pretendere leninisticamente di rappresentare i "reali" interessi del proletariato; ma è solo un punto di confronto e di elaborazione dei compagni politicamente omogenei che preparano e finalizzano il loro intervento e le loro proposte alla loro analisi ed alla loro ideologia, senza pretendere che essa venga accettata sulla base di deleghe ma solo che essa venga accettata in virtù del confronto all'interno dell'organizzazione di massa. Tale accettazione della linea dei compagni comunisti anarchici è solo la riprova della loro correttezza e delle loro proposte; ed il rifiuto della loro linea evidenzia un loro errore nell'impostazione dell'analisi, rendendo necessaria una revisione o della strategia o della tattica.
Un ultimo punto ci preme chiarire. L'organizzazione di massa non è un organismo che l'organizzazione specifica costruisce a sua immagine e somiglianza, la sua area di influenza o alternativamente il luogo dove si riuniscono i proletari rivoluzionari e solo essi; cioè non è l'organizzazione di massa "rivoluzionaria". Un tale organismo sarebbe una via intermedia tra partito e massa; nella prima ipotesi sarebbe solo un chiudersi da parte dell'organizzazione specifica che farebbe così un'operazione idealistica, aspettando che il proletariato si accosti alla sua ideologia solo perché è più bella e più rivoluzionaria: forma di semplicismo dottrinario e di impotenza politica; nella seconda ipotesi sarebbe un luogo di confronto fra avanguardie, ridurrebbe e isterilirebbe il dibattito al suo interno e nasconderebbe una visione subalterna delle masse da civilizzare, incapaci di un'azione rivoluzionaria, puro e semplice esercito di manovra del vincitore dello scontro dialettico tra i "politicizzati". Il confronto deve avvenire a livello più ampio e non al livello più alto; e solo a questo livello si verificherà l'efficacia delle linee elaborate dalle varie organizzazioni specifiche concorrenti.
Comunismo Anarchico e Comunismo Libertario oggi
L'esperienza spagnola non passò senza lasciare tracce nel movimento anarchico italiano, seppur costretto ad una limitata attività a causa delle repressioni fasciste.
L'eredità della breve ma proficua vita dell'Unione Comunista Anarchica d'Italia (poi U.A.I.) viene raccolta nel '43 dai gruppi che danno vita alla Federazione Comunista Anarchica Italiana.
Accanto a questa parte storica del movimento anarchico italiano che si riallaccia a tutta la tradizione comunista anarchica italiana, convivono nel dopoguerra due altre tendenze (anche se poi tutte si fondono in un'organizzazione si sintesi, la F.A.I.):
la Federazione Comunista Libertaria Alta Italia, composta da comunisti anarchici, ma anche da una notevole frangia più genericamente libertaria avvicinatasi con la Resistenza al movimento anarchico, e perciò non omogenea su una strategia e teoria di tipo comunista anarchico:
una minoranza, individualista, o non meglio definibile, manovrata da personaggi come C. Zaccaria e simili, che finirà per disorientare tutti i militanti su posizioni comuniste anarchiche, per soggiogarli ad una politica nullista. Dal Congresso di Carrara in poi questi ultimi si impossesseranno dell'organizzazione coprendo gli incarichi di controllo, e finendo per annientare la presenza del movimento su posizioni comuniste anarchiche e per spingere alcuni verso i partiti riformisti.
A questa sconfitta che il movimento comunista anarchico subisce nel dopoguerra e che si protrae fino ad oggi, reagisce una parte delle forze più giovani che ha fatto l'esperienza della Resistenza, che ha creduto alle parole d'ordine rivoluzionarie lanciate nel dopoguerra, e che, analizzando le cause della nullità politica del dopoguerra, capisce che, oltre al legame con la classe sulla base della difesa degli interessi materiali e storici della classe, è mancata al movimento anarchico la ricostruzione di quei principi teorici e di quella tradizione di elaborazione che legasse il movimento alle esperienze dell'anarchismo (dalla Prima Internazionale, all'anarcosindacalismo, alla lotta per la rivoluzione in Spagna).
L'esperienza dei Gruppi Anarchici di Azione Proletaria (GAAP) fu molto importante per il movimento anarchico e proletario, produsse materiale teorico e di intervento degno di attenzione. Sul piano internazionale i GAAP si collegarono con l'Organisation Pensée et Bataille (O.P.B.) che sviluppava in Francia un'azione simile. Insieme a questa organizzazione i GAAP dettero vita all'Internazionale Comunista Libertaria, che ebbe vita effimera.
L'errore fondamentale di questi compagni fu quello di non capire la necessità di riallacciarsi idealmente, metodologicamente, praticamente all'eredità storica del comunismo anarchico. Il credersi qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso ha fatto perdere loro quel prezioso retroterra storico ricco di esperienze e di analisi che avrebbe potuto garantire loro un legame con le masse quale componente storica essenziale del movimento operaio e contadino. L'aver lasciato ad altri il monopolio e il dominio su quest'area, l'aver lasciato i revisionisti dell'anarchismo padroni del campo, costituisce il loro più grosso errore storico e politico. La perdita progressiva della propria identità politica non è che una conseguenza diretta di questa scelta. Il loro esaurirsi come militanti rivoluzionari non è altro che la conseguenza di aver perduto ogni legame con l'area anarchica, con quel bagaglio culturale e di esperienze di lotte patrimonio dei comunisti anarchici. Come era inevitabile, il progressivo isolamento produsse l'isterilimento dell'organizzazione che, schiacciata fra l'anarchismo revisionista e il marxismo altrettanti revisionista, produsse il comunismo libertario quale prodotto di sintesi fra anarchismo e marxismo per come lo conosciamo oggi.
Alla situazione i GAAP dettero uno sbocco nel '56 confluendo insieme ad altri raggruppamenti marxisti in Azione Comunista, formazione politica che sopravvivrà come unico raggruppamento a sinistra del PCI fino al '61, quando cominceranno a formarsi in Italia i primi gruppi marxisti-leninisti. A partire da quell'anno l'area extraparlamentare a sinistra del PCI riceve sempre nuovi contributi. Un gruppo di intellettuali e sindacalisti danno vita ad una rivista "Quaderni Rossi". Sotto la guida egemone di un intellettuale, Raniero Panieri, inizia la riscoperta delle esperienze spontanee di classe. Il Partito Socialista di Unità Proletaria, nato da una scissione a sinistra del PCI, si preoccupa di raccogliere e indirizzare questa esperienza dando modo ad intellettuali e sindacalisti di pubblicare "Classe Operaia" (1964-66). Si verifica così la saldatura fra marxisti ormai coscienti dell'insufficienza del marxismo classico nell'affrontare i problemi posti dalla lotta di classe e vecchi compagni di provenienza sindacalista e anarco-comunista.
Nel '68 il maggio francese incomincia a produrre i suoi effetti sulla situazione italiana, che fino a quell'epoca aveva seguito uno sviluppo suo proprio. La presenza del personale politico di cui si è finora parlato si fa sentire poiché esso è il solo giunto in qualche modo preparato allo scontro. Nasce Il Potere Operaio di Pisa e, da una scissione di questo, Potere Operaio, Lotta Continua, il Centro Carlo Marx. In queste organizzazioni (fatta eccezione per il Carlo Marx, che nel '75 confluisce nel PCI su posizioni di estrema destra), leninismo e spontaneismo fra i più deleteri si miscelano in vario modo.
La crisi di queste organizzazioni e delle altre formatesi nel frattempo a sinistra del PCI, l'insufficienza del movimento anarchico nel riscoprire le genuine origini comuniste anarchiche della sua teoria e pratica politica, danno vita ad una massa di personale politico che individua nei comportamenti spontanei delle masse il vero potenziale rivoluzionario. Nasce l'area dell'Autonomia in cui confluiscono membri del disciolto (?) Potere Operaio, transfughi delle varie organizzazioni politiche neo-leniniste e una parte consistente (Kronstadt di Napoli, FCL di Roma, ecc) di quei gruppi anarchici, che avevano tentato una riscoperta del comunismo anarchico passando per la riproposta critica delle Piattaforma, ma che avevano ben presto abbandonato, allo stesso modo dei GAAP, il terreno dell'anarchismo per quello più ibrido e meno "compromettente" del comunismo libertario.
Oggi in quest'area il termine comunista libertario da sinonimo di comunista anarchico come era nel mondo fino agli anni '40, prende connotazioni diverse, viene a designare una teoria nella quale l'analisi del ruolo dell'organizzazione specifica, dell'organizzazione di massa e dei loro rapporti non coincide più con la teorizzazione e la pratica comuniste anarchiche. Si introducono nell'analisi elementi marxisti come l'inevitabilità del crollo del capitalismo giunto al suo massimo sviluppo, l'automaticità delle lotte rispetto alla fase economica, la visione della crisi attuale come crisi ultima del capitale.
Tutto ciò premesso, ci sembra necessario oggi evitare gli errori sin qui commessi; verificare al di là delle denominazioni i contenuti che le sigle sottendono; ritrovare il legame con il patrimonio di analisi del comunismo anarchico; definire insieme le tappe del processo organizzativo che deve portare i comunisti anarchici ad un confronto tendente a far sì che ogni organismo territoriale porti nell'intervento una strategia legata ad una teoria comune ed omogenea.
Firenze, 1977
NOTE:
(1): K. Marx, Engels, L’Ideologia tedesca, I, I, I, 2 in K.M., F.E., Opere complete, vol. V, Editori Riuniti, Roma 1978, p. 27
(2): Questa caratteristica del pensiero bakuninista rappresenta una costante delle sue analisi. Cfr. comunque: La politica dell’Internazionale e la Circolare ai miei amici d’Italia oggi in BAKUNIN, Stato e Anarchia e altri scritti, Milano, Feltrinelli, 1968
(3) Cfr.: MARX, K., Il Capitale, Roma, 1952, libro I vol. 3, capitolo XXIV, paragrafo 7, p. 221-224
(4): Lettura di Bakunin, supplemento ad "Umanità Nova" del n. 28 A 56/76
(5): L. Fabbri, L’organizzazione operaia e l’anarchia, CP Editrice, Firenze, 1975
(6): Occorre precisare che il sindacato a cui si fa riferimento non è identificabile con alcun sindacato attuale
(7): L. Fabbri, L’organizzazione operaia e l’anarchia, CP Editrice, Firenze, 1975, p.7
(8): Lettura di Bakunin, supplemento ad "Umanità Nova" del n. 28 A 56/76
(Originale ciclostilato presso il Centro di Documentazione Franco Salomone, Fano.)