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Nucleare Militare

Coordinamento Comunista Anarchico di Pesaro/Fano

 

Affrontando la "questione nucleare" è impossibile ignorare il rapporto esistente tra l'utilizzo "civile" e quello "militare" dell'energia nucleare.

Gli impianti di produzione di materiale fissile (235U e 239Pu) sono gli stessi, indipendentemente dall'uso finale dei combustibili. Una volta usciti dagli impianti di ritrattamento e di arricchimento i materiali radioattivi vengono utilizzati sia nei reattori elettronucleari, sia nella fabbricazione di ordigni termonucleari. L'organizzazione che attiene alla produzione militare e le conoscenze tecniche relative sono in gran parte tra loro scambiabili e spesso gli impianti di arricchimento dell'uranio che stanno alla base del ciclo del nucleare sono integrati nelle strutture militari dei vari paesi al punto che talvolta l'utilizzazione civile degli impianti rappresenta un sottoprodotto utile a rendere economica la produzione di materiale radioattivo per usi militari.

Del resto l'utilizzazione militare del nucleare è strettamente legata al suo sviluppo al punto da condizionarlo e da aver costituito una potente spinta all'intensificazione delle ricerche, tanto che il primo effettivo impiego si ebbe con le bombe di Hiroshima e Nagasaki.

Il potere distruttivo delle armi nucleari è ancora oggi uno dei cardini del programma di riarmo voluto dalla amministrazione Reagan che sostiene tra l'altro la necessità di continuare le esplosioni atomiche sotterranee. La Francia invece continua a farle nell'atmosfera, forse perché, avendo perduto l'impero coloniale non può farle in altri luoghi. Ma le sostanze radioattive liberate nell'atmosfera non sembrano interessare molto gli europei, nella sciocca convinzione che, avvenendo in un altro emisfero, non li toccano direttamente. Quel che si dimentica è che una esplosione nucleare incide su tutto l'ecosistema terrestre, ovunque avvenga e soprattutto sviluppa una tecnologia a fini militari finalizzata alla distruzione dell'umanità con pesanti ricadute sulle scelte politiche internazionali.

Le lobbies economico-militari hanno fortemente voluto la politica di riarmo patrocinata dall'amministrazione Reagan e nel programma che va sotto il nome di "guerre stellari" lo sviluppo dell'armamento nucleare svolge un ruolo essenziale. Prova ne sia la presenza di programmi concernenti lo sviluppo di armi a flussi di particelle collegate alla messa a punto di una terza generazione di armi nucleari.

La progettazione e lo sviluppo di queste armi deriva dall'abbandono della teoria MAD (distruzione reciproca assicurata) e dalla convinzione che è possibile vincere una guerra nucleare attraverso il "first strike" (primo colpo) capace di distruggere l'avversario e grazie alla contemporanea presenza dello SDI (scudo spaziale) in grado di distruggere nell'atmosfera i missili da esso lanciati.

La storia di questi giorni non l'inquinamento radioattivo provocato dall'incidente alla centrale di Chernobyl nell'atmosfera bassa ci dà solo una pallida idea delle conseguenze della contaminazione radioattiva conseguente all'esplosione pressoché contemporanea di migliaia di testate nucleari. Crediamo che oggi non sfugga a nessuno che ci troveremmo di fronte ad una catastrofe totale ben descritta nelle ipotesi di accreditati studiosi che hanno previsto un totale sovvertimento del clima, una glaciazione artificiale nel pianeta, oltre naturalmente allo svilupparsi di mutazioni nella specie che cancellerebbero l'esistenza dell'umanità per quale la conosciamo.

Le "guerre nucleari limitate"

Né c'è da pensare che danni sopportabili produrrebbe una cosiddetta "guerra nucleare limitata" che è nelle previsioni strategiche della NATO e che mira a coinvolgere la sola Europa (di cui fa parte anche il territorio sovietico al di qua degli Urali) ma avrebbe il grosso pregio -per gli americani- di non investire il loro territorio. Cardine di questa strategia è l'installazione in Europa dei missili Cruise e Pershing che l'Italia ha accettato, permettendo così la praticabilità di questa ipotesi, sperando di ottenerne in cambio la possibilità di svolgere un ruolo attivo sul piano politico militare quale punto cardine della difesa NATO sul lato sud dell'Alleanza.

Con queste scelte il nostro paese è diventato una polveriera capace di scoppiare in qualsiasi momento e si è assunto la responsabilità politica di sostenere la percorribilità dell'ipotesi dell'uso della armi nucleari in caso di guerra. Ha altresì esplicitamente accettato l'ipotesi americana della guerra nucleare limitata nella quale il terreno di scontro sono le popolazioni dell'area europea.

Impianti nucleari vaganti

Ma vi sono altre implicazioni in questa scelta, comunque, gravi anche nel caso in cui -come ci auguriamo- una guerra nucleare non dovesse mai scoppiare. Si sono creati depositi di bombe nucleari, si sono create basi di missili a testata nucleare, si è concesso agli Stati Uniti l'uso della base per sommergibili della Maddalena nella quale fanno scalo sottomarini cosiddetti nucleari, ognuno dei quali è dotato di u reattore atomico come motore. Periodicamente il porto di Napoli o quello di Gaeta ospitano portaerei nucleari USA il cui motore è costituito da una centrale nucleare più potente ad esempio di quella del Garigliano.

Scopriamo così che benché sulla carta il nostro paese ha attivato poche centrali nucleari nel suo territorio, sulle sue coste viaggiano tante mine vaganti di una pericolosità inaudita e con rischi per le popolazioni tali da non poter esercitare alcuna forma di controllo e avere una qualsiasi credibile garanzia.

L'allarme nucleare di questi giorni deve perciò indurre ad una sensibilità che finora non c'è stata verso i problemi più generali degli armamenti e della politica italiana in questo delicato settore. Quello che deve essere chiaro è che quando le armi vengono costruite sono inevitabilmente destinate ad uscire dagli arsenali e che su questi terreni si innescano meccanismi di "botta e risposta" ai quali è difficile sfuggire.

Sono perciò coerenti le posizioni dei partiti di governo a favore del nucleare civile poiché esso serve a coprire un possibile uso, nemmeno tanto ipotetico del nucleare militare. Certe avventure come ad esempio quella italiana in Libano, sono preoccupanti non solo e non tanto per gli effetti immediati che producono ma anche per la ricaduta più generale che hanno sul terreno delle scelte politiche in materia di strumenti attraverso i quali regolare le controversie internazionali.

Una società meno libera

Un'altra conseguenza che la scelta nucleare porta con sé riguarda l'incidenza complessiva sulla struttura generale della società. Si diffonde inevitabilmente il bisogno di una società più controllata, si creano piani di sgombero delle popolazioni e di trasferimento da un luogo all'altro, si fa passare a livello collettivo l'accettazione di "misure di emergenza" oggi motivate da ragioni di protezione delle popolazioni ma domani utilizzabili per imporre, se del caso, scelte autoritarie in campo politico.

Dal suo rapporto con il nucleare una società esce insomma meno libera, meno democratica, vincolata alle scelte di gruppi finanziari-economico-militari i cui obbiettivi sono il profitto, lo sviluppo dell'accumulazione capitalistica anche a costo di distruggere la vita sulla Terra per come la conosciamo.


Schema degli effetti della irradiazione acuta, da Gladstone

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