Comunismo anarchico e comunismo libertario
Gruppo Comunista Anarchico di Firenze
(dal n° 4 de "L'informatore di parte", trimestrale dei comunisti anarchici di Firenze)
(...)
Abbiamo visto come la tendenza comunista anarchica derivi direttamente dal pensiero bakuninista, organizzatore e comunista, e vada contrapponendosi costantemente alle teorie antiorganizzatrici che, a periodi, percorrono tutta la storia dell'anarchismo, come, del resto, della socialdemocrazia.
Nella tendenza "organizzatrice" -diamo questa definizione, per semplificare, a quella tendenza che si contrappone all'altro filone storico del movimenti anarchico, quello "anti-organizzatore" (anarco-comunisti, nichilisti, individualisti stirneriani, ecc.)- un'altra tendenza convive con quella comunista anarchica, la tendenza comunista libertaria.
Tale termine è talvolta un sinonimo di comunismo anarchico, in quanto si scosta di poco dalle sue definizioni storiche e strategiche; in altri casi viene usato per definire una sintesi fra marxismo ed anarchismo.
Tralasciando la più vecchia definizione di comunismo libertario usata da Sébastian Faure negli anni 1880-80, analizziamo l'uso dei due termini a partire dalle definizioni che ne vengono date nella Spagna del '900.
Dalla fondazione nel 1909 della Confederación Nacional de Trabajo, l'organizzazione nella quale gli anarchici ebbero un ruolo fondamentale, il termine comunismo libertario è usato per definire il programma a medio termine dei comunisti anarchici, che, in un'organizzazione di massa, debbono mediare la loro strategia rivoluzionaria con la lotta quotidiana ed il gradualismo tipico dell'organizzazione di massa, puntando ad un programma ed ad un metodo di lotta più libertario ed autogestionarie possibile.
A partire dal 1927 la CNT è affiancata dalla Federación Anarquista Iberica, organizzazione comunista anarchica, che raccoglie i militanti della lotta di classe omogenei su di una strategia rivoluzionaria. I rapporti tra CNT e FAI sono caratterizzati infatti dalla presenza dei più noti ed attivi militanti della FAI nella CNT, che proprio in ragione di questa loro posizione hanno un peso notevole nell'indirizzo dell'organizzazione e portano le masse della Spagna rivoluzionaria nel periodo 1936-39 verso obiettivi e realizzazioni autogestionarie e comuniste anarchiche.
"In questo modo -e fu probabilmente l'unica volta in tutta la storia dell'anarchismo (1)- fu tradotta in realtà l'idea bakuninista di una élite segreta (2) di fervidi militanti al controllo di una pubblica organizzazione di massa." (3)
Fu così che alla vigilia della rivoluzione spagnola, nel 1936, la CNT al Congresso di Saragozza poté definire una strategia rivoluzionaria per l'instaurazione del "comunismo libertario" che in realtà è appunto un programma a medio termine del comunismo anarchico, e costruire le linee di una strategia rivoluzionaria comunista anarchica che in parte andò attuando nel periodo rivoluzionario nelle collettivizzazioni, come nella gestione delle città dove gli anarchici ebbero un peso notevole.
I termini comunismo libertario/comunismo anarchico si fusero così nella maggioranza del movimento anarchico internazionale per l'uso similare (con prevalenza dell'uso comunista libertario a significare comunista anarchico) che ne venne fatto in Spagna.
Anche nell'Italia del dopoguerra la componente maggioritaria del movimento anarchico italiano, quella organizzatrice, avrà al suo interno un numero elevatissimo di militanti che si riconosceranno nel comunismo anarchico. (4)
E' il caso della Federazione Comunista Libertaria dell'Alta Italia (5), che usa il termine comunista libertaria come sinonimo di comunista anarchica, pur restando all'interno della Federazione Anarchica Italiana (6), che in realtà era un'organizzazione di sintesi, che raggruppava cioè tutte le tendenze dell'anarchismo, dall'individualismo al comunismo anarchico.
L'altra faccia del termine libertario (usato non a caso senza unirlo al termine comunismo) la troviamo nell'esperienza della Federazione Libertaria Italiana, nata dalla confluenza fra l'Unione Spartaco, marxista luxemburghiana, ed una scissione verificatasi all'interno della FAI nel 1946. Tale organizzazione rappresentò un tentativo si sintesi tra marxismo ed anarchismo, poi scivolato nella socialdemocrazia, al quale non furono estranei elementi di provocazione.
Questa scissione della FAI non fu l'unica; altre defezioni e scissioni furono originate dalla insufficienza o dall'incapacità politica di questa organizzazione di esprimere una linea di classe, perché dominata dalla presenza di una corrente antiorganizzatrice, del resto molto organizzata (!), all'interno della FAI. Portatrice di una tendenza che si definisce "libertaria", questa corrente è in realtà un misto di liberalismo ed anarchismo, che conduce al più bieco interclassismo. (7)
Il movimento anarchico italiano, appena rinato con un numero di simpatizzanti notevole, scivolerà negli anni intorno al '50 sempre più nelle mani di questa corrente che imporrà una svolta ideologica interclassista, accaparrandosi riviste, gestione dei fondi, Consiglio Nazionale della FAI. (8)
A questa situazione di incapacità politica cercherà di rispondere una corrente del movimento anarchico che si organizzerà per "un movimento orientato e federato" nel 1949, e che, espulsa dalla FAI nel '50, darà vita ai Gruppi Anarchici di Azione Proletaria (G.A.A.P.). L'azione che questi gruppi svolgeranno negli anni seguenti nelle lotte operaie, nel tentativo di aggiornamento della strategia comunista anarchica, sarà notevole, ma minata dalla presenza di un'errata concezione del rapporto avanguardia-massa (9) e da elementi di leninismo che porteranno questi gruppi a esperienze marxiste entro pochi anni. (10)
Il crollo delle speranze del ritorno dell'anarchismo italiano su posizioni comuniste e quindi di classe getterà il movimento stesso in un periodo di crisi profonda, che lo ridurrà a movimento di opinione.
La ripresa delle lotte in Italia negli anni '60 porterà, soprattutto grazie a singoli militanti che sono rimasti nelle organizzazioni di massa in quegli anni, anche se scollegati nella loro azione, porterà nuovi militanti alla organizzazione anarchica producendo una salutare riflessione. Per esempio nel 1965 si avrà la tanto attesa scissione tra le due tendenze più importanti della FAI, quella organizzatrice e quella anti-organizzatrice che, di fatto espulsa, si "organizzerà" nei "Gruppi di Iniziativa Anarchica".
Lo stesso processo di chiarimento si era avviato in Francia agli inizi degli anni '60, concretizzandosi nel '67 con la nascita della Organisation Revolutionnaire Anarchiste, che si pone chiaramente su posizioni comuniste anarchiche. Dopo il 1974 questa organizzazione entra in crisi e si trasforma in Organisation Communiste Libertaire (O.C.L.) volendo realizzare una sintesi fra marxismo e anarchismo (11), e, al contempo, proporsi come embrione di organizzazione di massa, confluendo su tematiche tipiche dell'area dell'Autonomia.
Questo processo di snaturamento dei contenuti comunisti anarchici avviene in misura minore in Italia, dove, anzi, il processo dentro il movimento anarchico è inverso. Dentro la FAI all'inizio, e, in seguito, in strutture di collegamento nazionale si articola dal '69 in poi un dibattito sulla strategia comunista anarchica che porterà alla nascita di federazioni nazionali e di organismi di collegamento nazionali su posizioni comuniste anarchiche. (12)
E' il caso dell'O.R.A., prima pugliese, e poi estesa ad altre zone, ma anche di molte federazioni chiamatesi comuniste libertarie (ligure, toscana, milanese) nel senso di sinonimo di comuniste anarchiche.
Il termine comunista libertario nel senso di sintesi fra marxismo e anarchismo è minoritario nel movimento anarchico italiano, ed è spesso introdotto per simpatia con le tesi che da '73 in poi si richiamano all'area nota come area dell'Autonomia.
Firenze, ottobre 1979
NOTE
(1): Woodcock sminuisce in tutto il suo lavoro l'azione concreta degli anarchici, ma non può qui tacere l'importanza del dualismo organizzativo degli anarchici spagnoli e i risultati concreti che esso dette. Woodcock dimentica però l'azione degli anarchici russi durante le rivoluzioni del 1905 e 1917, e quella degli anarchici italiani nel biennio rosso. In entrambi i casi fu praticato il dualismo organizzativo, nel senso di militanza in un'organizzazione specifica anarchica (Nabat per i russi, Unione dei Comunisti Anarchici d'Italia, poi Unione Anarchica Italiana, per gli italiani) e militanti della lotta di classe (nei soviet dei contadini, degli operai e dei soldati e marinai i russi, vuoi nell'Unione Sindacale Italiana, vuoi nella CGL gli italiani).
(2): Woodcock enfatizza l'idea di un'organizzazione di anarchici che per Bakunin in realtà è segreta solo in caso di necessità, ovvero di impossibilità di vita legale. Del resto, se gli anarchici spagnoli si organizzarono in forma semisegreta durante la dittatura di Primo de Rivera (1927-1931), fecero della FAI una organizzazione pubblica appena poterono.
(3): G: WOODCOCK, L'anarchia, Feltrinelli, Milano 1966, p.335
(4): Bisogna, fra l'altro, qui ricordare il numero elevato di anarchici italiani esiliati dal fascismo che avevano partecipato attivamente alla realizzazione della lotta armata e della rivoluzione spagnola. Molti furono i morti, ma in tutti i superstiti rimase profonda l'esperienza realizzatrice del comunismo anarchico.
(5): La FCLAI aveva, subito dopo la liberazione, ben 28 sezioni con 1200 iscritti solo a Milano. Tenne il primo convegno il 23-25 luglio 1945
(6): Fin dal 5 settembre 1945, gruppi di compagni della Liguria, Lombardia, Emilia, Lazio e Toscana danno vita alla Federazione Comunista Anarchica Italiana e riprendono la pubblicazione di Umanità Nova che uscirà col primo numero l'8 settembre.
(7): Elemento di spicco di questa tendenza Cesare Zaccaria "liberale, anarchico, poi liberale", legato a tendenze simili inglesi ed americane. Questa tendenza cominciò ad organizzarsi in Italia, giungendovi al seguito degli Alleati, al Congresso di Napoli dei gruppi del sud del 10-11 settembre 1945. Non a caso già in quel Congresso parlarono di "libera iniziativa" come base del futuro sviluppo economico, di comunalismo kropotkiniano, si sforzarono di proporre un "superamento" dell'analisi di classe della società, tratteggiandone la composizione in "caste" sociali e, quel che più importa, si presentarono come ferocemente anticomunisti, nel senso di opposizione al PCI, ma anche al comunismo anarchico.
(8): Per la storia della FAI nel secondo dopoguerra vedi Convegni e Congressi, a cura di Ugo Fedeli, Genova 1963
(9): Questa componente finirà per battersi per l'organizzazione del partito dei rivoluzionari che raggruppi le minoranze più coscienti di tutte le tendenze, il "Terzo Fronte", invece di lottare per la costruzione di una posizione di classe nell'organizzazione di massa.
(10): Molti militanti GAAP daranno vita ad Azione Comunista nel 1956 e poi a Lotta Comunista nel 1961.
(11): La tradizione di organismi di sintesi tra marxismo e anarchismo ha nella Francia origine dalla crisi del luxemburghismo, della corrente di sinistra del marxismo internazionale, di trotzkisti e di anarchici scontenti dell'organizzazione tradizionale di sintesi francese, la FAF. Vedi in tal senso l'esperienza di "Socialisme ou Barbarie" (1949-1969)
(12): E' il caso per esempio dei Coordinamenti Nazionali Lavoratori Anarchici che a partire dal 1973 cercheranno ci avviare un utile dibattito sulla strategia di intervento di massa da un lato e per la nascita di una organizzazione comunista anarchica che superi il localismo delle federazioni.
(Originale ciclostilato presso il Centro di Documentazione Franco Salomone, Fano.)