La Makhnovicina
Un esempio di opposizione alla rivoluzione bolscevica
Gruppo Comunista Anarchico di Firenze
(...)
Cominciamo a vedere in sufficienti dettagli quale fosse all'epoca la reale situazione in Ucraina, un paese con 30 milioni di abitanti e grande quasi come la Francia (una frazione quindi tutt'altro che trascurabile della Russia).
Con la pace di Brest-Litovsk (1918) e con la conseguente autorizzazione ad invadere momentaneamente il paese, i tedeschi razziarono il razziabile ed approfittarono dell'occasione per cercare di rimettere al potere i proprietari terrieri là dove invece si stava sviluppando un ampio movimento di rivolta.
La presenza di una forte tradizione di libertà individuale (molti perseguitati politici venivano da altre regioni per darsi alla macchia ed intraprendere una vita più solitaria e "libera" fece sì che i contadini mal sopportassero un tale stato di cose e cercassero di organizzarsi in piccoli gruppi contro l'invasione di "pace" dei tedeschi intenti a rifornirsi abbondantemente per poter continuare la guerra su altri fronti. E' in questa situazione che Makhno, quello che diventerà il personaggio chiave, comincia ad organizzare un esercito popolare per sconfiggere sia militarmente che politicamente i vari tentativi di restaurazione, così come i vari progetti liberal-democratici (movimento di Petliura).
Il movimento della Makhnovicina può essere essenzialmente definito un movimento anarchico caratterizzato in negativo dal rifiuto di un qualsiasi giogo per la popolazione ed in positivo dal tentativo di una auto-organizzazione proletaria.
Proprio per questo, al di là delle imprese di guerra dell'esercito popolare di Makhno che hanno caratterizzato più di ogni altro fenomeno tale "epopea" e che hanno visto il disperato tentativo di sopperire con l'aiuto contadino, proletario ad una cronica mancanza di armi e munizioni (moltissimi scontri venivano effettuati solo per procurarsi munizioni e secondariamente in una motivazione tattica o strategica), il punto, o meglio, i punti su cui ci dobbiamo soffermare sono i vincoli esterni cui tale movimento è stato sottoposto ed il modo in cui ha reagito. Non sarebbe corretto infatti limitarsi ad un giudizio di merito sul programma, sulle possibili realizzazioni, senza soffermarsi sulle condizioni di realizzabilità.
Da questo punto di vista la situazione in Ucraina era estremamente ingarbugliata perché vedeva impegnati su fronti diversi i bolscevichi, la makhnovicina, i liberal-democratici e la controrivoluzione guidata da Denikin prima e da Wrangel poi; senza per questo trascurare un fenomeno tutt'altro che trascurabile come il brigantaggio di fatto usato dai bolscevichi a scopo strumentale contro il movimento della makhnovicina.
Ciò che ci preme sottolineare sin da ora sono le differenze fra l'atteggiamento bolscevico e quello della makhnovicina nei confronti della popolazione:
a) - al progetto inizialmente partito (prima dell'ingresso in scena del bolscevichi) di organizzare molteplici organismi locali e generali per coinvolgere direttamente sia in una discussione sia in decisioni collettive, tutti i proletari (congressi regionali di collegamento), i bolscevichi risposero sistematicamente con un atteggiamento di provocatorio rifiuto degli organismi locali che si sarebbero dovuti sciogliere uniformandosi all'ordine di chi "parlava" in nome dei soviet; non deve quindi meravigliare che mai i bolscevichi vennero ad un reale confronto con i proletari, anzi cercarono di boicottare con tutti i mezzi tali congressi riuscendo alla fine a farli passare per illegali senza mai essere entrati nel merito dei contenuti ma sempre in base a posizioni di principio.
b) - al tentativo di Makhno di coinvolgere i proletari delle città via via interessate nelle operazioni di guerra, i bolscevichi hanno sempre contrapposto un atteggiamento repressivo da veri e propri conquistatori.
c) - nella lotta durissima contro la reazione (non va dimenticato che Denikin riuscì ad arrivare ad un centinaio di km da Mosca), i bolscevichi adottarono sempre la tecnica di formali accordi di alleanza con Makhno contro il comune nemico che poi non rispettavano; al riguardo è tipico il comportamento di non rispettare l'impegno di tenere una parte assegnata del fronte lasciando via libera ai controrivoluzionari che potevano così piombare alle spalle dell'esercito di Makhno. Il disegno evidentemente era di sbarazzarsi d uno scomodo alleato per poi sbarazzarsi anche del nemico. Questa tecnica li avrebbe però portati ad un totale insuccesso se Makhno non fosse riuscito a fermare in modo decisivo l'esercito controrivoluzionario!!
Si potrebbe continuare la lista delle scorrettezze ma la situazione è ormai chiara: il comportamento bolscevico oscillava fra un totale disinteresse per l'Ucraina ed un atteggiamento di vera e propria conquista.
Ma a questo punto non è mitizzando la figura di questi combattenti che possiamo trarre conclusioni propositive sui motivi che stanno alla base del successo bolscevico.
La lezione che indubbiamente viene fuori è sull'organizzazione della rivoluzione: la creazione di un'isola pur grande di reale consenso popolare non è di per
sé sufficiente a garantire una prospettiva rivoluzionaria vincente. Questa osservazione ci sembra particolarmente importante oggi che molti cadono nell'illusione dell'azione esemplare: in Russia non è bastato ucraino! Tutto questo perché un'altra questione particolarmente importante è quella dell'informazione: non per nulla i bolscevichi nel resto del paese potevano contrapporre alle "gesta" dei rivoluzionari ucraini una capillare disinformazione che faceva passare un'immagine della
Makhnovicina come quella di un movimento piccolo-borghese che fuggiva davanti al nemico (così venivano definiti i combattimenti contro Denikin quando questo riusciva, grazie ai bolscevichi, a prenderli alle spalle), dedito al brigantaggio (era molto facile accreditare a tale movimento tutti gli atti di rapina completamente estranei alla Makhnovicina), se non addirittura in combutta con la reazione. Non valeva niente al di fuori dell'Ucraina la lotta contro i contadini ricchi, contro i proprietari terrieri, contro chi cercava di mantenere inalterato lo stato delle cose: nessuno sapeva niente.
A questo punto, quello che è importante è analizzare le carenze oggettive e soggettive del movimento della Makhnovicina più che ricercare in un modo del tutto giustificazionista delle scuse esterne. In quest'ottica non possiamo fare a meno di notare come in Ucraina i soli momenti realmente costruttivi fossero legati al passaggio dell'esercito di Makhno: un esercito sui generis con un'organizzazione non autoritaria (per quanto possibile in un esercito) che si impegnava a far ritrovare e lavorare in sedi collettive il proletariato cittadino ed i contadini delle campagne circostanti. Ma per quanto le relazioni interne all'esercito non fossero informate ad una disciplina fine a se stessa, ma realmente i "capi" rispondessero del proprio operato ai "subordinati" e, prima ancora che a loro, direttamente alla popolazione delle città attraversate (rovesciando la logica di tutti gli altri eserciti dediti ad emanare proclami), l'intervento politico della Makhnovicina risentì in modo particolare di una carenza di organizzazioni politiche specifiche (eccezion fatta per il gruppo di Nabat che, guarda caso, è il solo che riesce conseguentemente a lasciare un segno più marcato nella vita politica).
Forse, in parte, questa carenza di un lavoro politico "partitico" è da addebitare ad un rigetto, o meglio, ad un acritico ribaltamento della concezione bolscevica basata sull'idea del "partito guida" realizzata nel modo già visto, ma ciò non toglie che, a livello generale, si è trattato di un grave errore di impostazione le cui conseguenze si sono misurate in un tempo di vita degli organismi politici di massa (congressi locali, ecc.) veramente ristretto al passaggio dell'esercito ed in una conseguente scarsa sedimentazione nella popolazione essenzialmente abbandonata a se stessa.
Queste sono le considerazioni su cui dobbiamo riflettere maggiormente e su cui si rivela la necessità di una memoria di classe non mistificata: un reale ripensamento storico spazzerebbe via molte delle illusioni tutt'oggi esistenti nella sinistra.
Firenze, luglio 1979
(Articolo da "L'informatore di parte", n°3 - luglio 1979, trimestrale dei comunisti anarchici di Firenze)
(Originale ciclostilato presso il Centro di Documentazione Franco Salomone, Fano.)