Organizzazione Rivoluzionaria Anarchica

Il Dualismo organizzativo

Bari, 1976

 

La storia dello scontro di classe, le esperienze rivoluzionarie, l’analisi della realtà alla luce di questi elementi, hanno spinto una parte dei militanti comunisti anarchici ad elaborare delle tesi sul rapporto con la classe. La necessità storica dell’esistenza degli organismi di massa non ha escluso la necessità di concepire l’organizzazione di specifico, non come rappresentante o organo del proletariato, ma come struttura che si pone dialetticamente con esso nei termini della essenza del dualismo organizzativo.

Il dualismo organizzativo è il rapporto organico fra la coscienza pratica di massa e la teoria della organizzazione rivoluzionaria.

Esso ha motivo di esserci in quanto hanno motivo di esistere da una parte l’organizzazione di massa e dall’altra l’organizzazione di specifico.

L’una comprende tutte le strutture autonome e libertarie dei lavoratori e l’altra è la convergenza dei militanti comunisti anarchici su precise tesi d’ordine teorico, strategico e tattico, tutto funzionale alla chiarezza che detti militanti debbono avere per il rapporto da tenere con la classe e alla accumulazione cosciente del bagaglio teorico dello scontro di classe proiettato nella difesa degli interessi reali del proletariato.

Appare chiara quindi la giusta necessità dell’esistenza di una organizzazione di massa come strumento dei lavoratori per difendersi ed attaccare il capitale tramite il perseguimento degli interessi immediati; e dell’organizzazione di specifico, luogo della memoria di classe e strumento di intervento coordinato dei suoi militanti nella classe in linea con gli interessi dio questa, per garantire la sua autonomia dalla borghesia storicamente presente non solo in termini di padronato, ma anche in termini di riformismo, interclassismo e trade-unionismo.

Il dualismo organizzativo si pone quindi come logica storica della evoluzione della lotta di classe. Esso è la sistemazione razionale dei fatti reali e delle tendenze storiche reali.

L’apatia ed il discredito di cui esso è ancora oggetto oggi, sono la continuazione delle scottanti esperienze di disorganizzazione di alcuni militanti anarchici e di confusione dei ruoli che i due termini del “dualismo” devono avere.

Il dualismo organizzativo pone sul banco tutta una serie di critiche e analisi non solo verso i nemici che hanno provocato il fallimento dei tentativi rivoluzionari, ma anche verso il movimento anarchico stesso, il quale non è stato alieno dal commettere errori in merito alla corretta impostazione verso la classe.

Il ruolo dei comunisti anarchici nella lotta di classe è efficace e corretto solo se essi si costituiscono in una organizzazione egualmente efficace e corretta, in quanto essa è anche strumento di difesa contro gli attacchi del potere statale, del capitale e dei partiti controrivoluzionari.

Il rapporto con principi astratti e non con la classe, degli anarchici, in passato, ha trovato il punto di crisi da Archinov, con la sua piattaforma, in poi. Il dibattito apertosi in merito ha costituito per l’appunto quella che era la problematica del rapporto con la classe, indi l’accettazione del dualismo organizzativo come peculiarità in seno alle tesi di una organizzazione che si pone come continuazione storica della parte non malata del movimento anarchico e delle esperienze rivoluzionarie vissute dal proletariato.

Questione organizzativa e teorica

Se teniamo presente la mole di istanze organizzative e non del passato, avremo certamente la possibilità di giungere a definire una organizzazione specifica con la coscienza di chi ha imparato dagli errori e dai passi avanti fatti dal movimento anarchico nella sua storia. Data per scontata la condanna e il giudizio di inutilità politica agli individualisti e ai disorganizzatori patologici, ci interessa perseguire la strada su cui si sono operati i vari tentativi di costruzione di una organizzazione di specifico.

Innanzi tutto è necessario esprimere la necessità della organizzazione rivoluzionaria in quanto fatto politico. La lotta contro lo sfruttamento comporta l’elaborazione di una teoria, di una strategia e di una tattica unitaria, che permettano ai militanti rivoluzionari una altrettanta unità di azione contro il nemico sul piano internazionale, è necessario inoltre che i militanti comunisti anarchici siano presenti nello scontro di classe in ogni suo momento con proposte concrete, con indicazioni che i lavoratori possono far proprie. L’organizzazione rivoluzionaria serve per preparare i militanti teoricamente e trasmettere loro le esperienze passate al fine di ottenere quanto anzidetto. I militanti di una organizzazione rivoluzionaria formano una minoranza rivoluzionaria alla quale si pone il problema di intervenire nella classe e della funzionalità dell’intervento. Il problema si risolve nei termini in cui detta minoranza è compatta ed organizzata nel suo intervento ed è come tale che attribuisce ad accelerare la presa di coscienza rivoluzionaria della maggioranza dei lavoratori. Ciò significa rompere l’isolamento dei militanti singoli e lavorare in un’ottica di coordinazione e organicità con la classe.

Quindi il ruolo irrinunciabile dell’organizzazione rivoluzionaria specifica consiste nel partecipare con la sua teoria –cioè coscienza storica- alla lotta presente dei lavoratori.

L’organizzazione deve preoccuparsi inoltre di svolgere la funzione di chiarificare la natura del comunismo anarchico di fronte ai lavoratori, poiché la loro ribellione al capitale non implica automaticamente tale chiarezza.

Nel movimento esiste ancora purtroppo chi crede nello spontaneismo e quindi attribuisce a questa prassi di lotta il compito (storicamente mai riuscito) di far acquisire coscientemente ai proletari il comunismo anarchico.

Detto ciò, è importante ora esaminare la struttura e i contenuti dell’organizzazione specifica rivoluzionaria, i principi sui quali – visti i tentativi falliti in passato e quelli deformi presenti - essa deve necessariamente basarsi.

L’organizzazione rivoluzionaria è il prodotto reale e non presunto della storia della lotta di classe. L’unità teorica e strategica, l’omogeneità tattica e la responsabilità collettiva, sono le caratteristiche fondamentali e discriminanti dell’organizzazione. Non si può permettere il disorientamento dei militanti su questi temi, perché sarebbe controproducente per lo sbocco politico dell’organizzazione, e tutti i simpatizzanti di essa devono sapere qual è la posizione a sui essi si riferiscono.

La teoria è ciò che identifica una organizzazione e consiste nel frutto della elaborazione dei comunisti anarchici alla luce delle esperienze rivoluzionarie del proletariato. Perciò la teoria è corretta nella misura in cui sono corrette le analisi che sono state fatte nei periodi rivoluzionari e dalle lotte che i lavoratori hanno portato avanti.

E’ infatti alla luce di tutte le esperienze rivoluzionarie che il proletariato ha fatto, dagli errori che ha commesso, che i comunisti-anarchici si devono porre di fronte un programma teorico-strategico ripulito da questi errori, ed in linea con le espressioni genuine che le masse rivoluzionarie hanno manifestato. L’organizzazione rivoluzionaria non può creare a tavolino dei “modelli teorici”, poiché è dalle lotte dei lavoratori che essi nascono, essendo essi oggettivamente il soggetto della rivoluzione.

I contenuti della teoria si pongono nei termini in cui sono definiti dalla storia i compiti e gli scopi che il proletariato persegue in quanto classe rivoluzionaria, per instaurare il comunismo anarchico.

L’esistenza di classi antagoniste e quindi la lotta di classe, l’interesse nella lotta rivoluzionaria del proletariato e l’instaurazione del comunismo anarchico; il controllo del processo rivoluzionario, la necessità della rivoluzione, la liquidazione dello Stato; la necessità di una organizzazione rivoluzionaria comunista-anarchica sono i punti che formano la teoria e sanciscono l’esistenza dell’organizzazione rivoluzionaria.

Essendo quindi la teoria quella che definisce l’organizzazione, su di essa non vi possono essere mozioni di minoranza, perché ciò significherebbe l’esistenza di altre organizzazioni in seno alla prima. La sintesi di più teorie non imprime, oggettivamente, ad una organizzazione la funzionalità e la chiarezza che le devono essere caratteristiche per un intervento nella classe.

Nel momento in cui si va a definire la natura del comunismo-anarchico una deve essere l’interpretazione dei militanti di una stessa organizzazione.

Questione strategica

La teoria da sola non è sufficiente a permettere alla organizzazione rivoluzionaria di svolgere il ruolo per cui esiste. Essa sarebbe solo una elaborazione fine a se stessa, privata della capacità di incanalare l’attività dell’organizzazione rivoluzionaria sulla strada della stabilità dell’intervento.

Affinché vi sia una operatività politica dell’organizzazione rivoluzionaria occorre elaborare un sistema organico di indicazioni a vari livelli che possano orientare la prassi dell’intera organizzazione rivoluzionaria. Ciò è definito col termine strategia.

Vi sono delle indicazioni che nascono da valutazioni storiche globali che definiscono il progetto rivoluzionario nel suo complesso, ed insieme vi sono pure delle indicazioni che nascono dal momento politico in cui l’organizzazione rivoluzionaria opera.

Questi due tipi di indicazioni costituiscono l’una la strategia di fondo e l’altra la strategia politica.

I contenuti della strategia di fondo si esplicitano nella definizione del ruolo dell’organizzazione rivoluzionaria; nel ruolo delle organizzazioni di massa del proletariato; nel progetto e processo rivoluzionario (transizione); nella definizione delle organizzazioni controrivoluzionarie, quindi: socialdemocrazia, trade-unionismo e interclassismo; nell’analisi del capitale nella sua fase imperialista: USA, URSS e Cina.

Visti i contenuti della Strategia di Fondo, ne discende che essa non può essere altro che unitaria in seno all’organizzazione rivoluzionaria. E’ ovvio che una divisione dei militanti sulle valutazioni che essi discutono comporta per l’organizzazione un arresto nella sua operatività appunto strategica, molto grave se consideriamo per esempio l’importanza che assume (nell’intervento) una molteplicità di valutazioni sull’imperialismo, esse non tendono affatto ad accelerare il processo di coscientizzazione del proletariato perché i militanti rivoluzionari si arresterebbero nel contrasto tra diverse valutazioni. Tutto ciò non costituisce la negazione del “pluralismo anarchico”, perché esso è giustamente concepito nel momento in cui lo si inquadra in una dialettica fra posizioni appartenenti a diverse organizzazioni con diversa matrice teorica. Questo però non deve essere motivo di divisione interna del proletariato: è anche compito dell’organizzazione rivoluzionaria comunista anarchica evitare che ciò si verifichi.

I contenuti della strategia politica invece, misurano il grado di inserimento nello scontro dell’organizzazione rivoluzionaria e si compendiano in: situazione economico-politica internazionale e nazionale e analisi sulle classi (differenziata – ma non contrastata - in base agli aspetti locali della situazione), analisi su fabbrica, quartiere e scuola.

Sulla Strategia Politica vi può essere una minoranza, la quale però può esprimersi solo in termini di dibattito e non operativi, visto che ciò non comporta un disorientamento fondamentalmente strategico dei militanti.

La differenziazione della Strategia è motivata dal fatto che essa, globalmente, comprende momenti differenti, ma non per questo indipendenti.

Questione tattica

L’intervento fra le masse pone all’organizzazione rivoluzionaria la importantissima questione riguardante l’applicazione pratica delle tesi elaborate.

La questione tattica non è affatto in secondo piano, perché essa si deve preoccupare del funzionamento corretto, cioè in linea con le tesi, dei militanti dell’organizzazione.
La tattica ha sostanza e qualifica l’intervento solo se ha a monte un supporto teorico-strategico, mancando il quale si opera uno svuotamento ed un assenza di quelle valutazioni storiche nocive alla vita, ora non più equilibrata, dell’organizzazione rivoluzionaria, per cui un errore tattico può al balzo mettere in discussione la natura del comunismo anarchico e la teoria tutta. Questo è un appunto che mette a nudo una delle più grosse carenze di tutte le organizzazioni anche non comuniste anarchiche. Il non sapere su che linea muoversi causa dei forti abbagli e dei puerili tatticismi spesso di marca avventurista, che non fanno altro che bruciare l’intervento dei militanti, se non i militanti stessi. Valutazioni fatte situazione per situazioni senza aver inquadrato l’insieme degli elementi in un unico piano (il localismo), conduce addirittura i militanti di una stessa organizzazione a partorire differenti elaborazioni in seno all’organizzazione, è ovvio che in questi casi la spaccatura è alle porte.

La tattica di una organizzazione deve essere sotto una costante verifica da parte dei militanti, i quali periodicamente devono correggerla o confermarla in base ai risultati precedentemente ottenuti, valutati con coscienza.

E’ naturale però che una organizzazione di ampio respiro territoriale non può fossilizzarsi su di un’unica tattica generale, causando magari l’immobilismo di più sezioni che devono rispondere ad esigenze territorialmente diverse dalle altre. Perciò è altrettanto naturale che si elabori una tattica locale o per territorio omogeneo, affinché sia dialettico e filtrante l’inserimento dell’organizazione in tutti i luoghi in cui è presente.

Detta tattica locale non può e né deve essere contrastante con i presupposti teorico-strategici dell’organizzazione, e tutta la tattica generale non la si intravede rigidamente unitaria, ma fondamentalmente unitaria fra i militanti.

Ciò è dettato soprattutto dalla eterogeneità della situazione politica ed economica territoriale. Quindi si inserisce correttamente il concetto di federalismo, il quale permette ai militanti di una sezione una loro autonomia relativa, nei modi con cui integrano tutte le indicazioni dell’organizzazione, esprimendola in una linea politica omogenea alla tattica generale dell’organizzazione complessiva, praticando così la democrazia assoluta e la responsabilità collettiva.

Emerge chiaramente quindi come una organizzazione rivoluzionaria ha necessariamente bisogno di essere impostata su tre livelli fondamentali (teorico, strategico e tattico) per espletare in tutta la sua completezza la coscienza storica di cui è detentrice.

Un altro dato emerso e tanto discusso dai tempi in cui uscì la Piattaforma di Archinov, è la responsabilità collettiva, elemento oltre che di unità cosciente, di funzionamento politico corretto dell’organizzazione. Essa permette di identificare e di fare operare in maniera compatta e solida una organizzazione, e non è affatto (come lo è secondo qualcuno) la negazione della libertà individuale del militante, dato che questa libertà si esprime attraverso il rispetto delle decisioni prese collegialmente con gli altri.

Conclusioni

Infine appare chiaro come sia possibile concepire una organizzazione rivoluzionaria dopo tutte le esperienze che hanno teso a costruirla. Ed è su questo che secondo noi, ci deve essere prioritariamente un punto di incontro per poter avviare un dibattito costruttivo in merito ai contenuti precisi nelle tesi.


(In bollettino CNLA “Il dualismo organizzativo” – Bari, 1976. Originale ciclostilato presso il Centro di Documentazione Franco Salomone, Fano.)