Organizzazione Rivoluzionaria Anarchica

Per una riflessione su:
Strategia sindacale e prospettive di lotta

Cremona 1982

A cura della Commissione Sindacale Nazionale dell'ORA

 

Il quadro politico-economico attuale

Le politiche recessive del governo, che si manifestano attraverso una politica finanziaria ben precisa e attraverso l'avvallo delle tesi padronali sul costo del lavoro, risultano funzionali ad una logica di risanamento dalla crisi che non può essere accettata dai lavoratori e dal resto della classe.

Vediamo, a grandi linee, quali sono le reali cause della crisi economica:

Qui stanno le cause della crisi economica e non nell'aumento del consto del lavoro, ed è in questo panorama che si inserisce la proposta "unitaria" del sindacato che, frutto dell'ennesima mediazione al ribasso fra le confederazioni, non può dare nessuna garanzia per una tutela delle condizioni economico-politiche della classe. In questo momento è necessario muoversi verso una ripresa di investimenti produttivi e quindi occupazionali, verso una politica fiscale più equa, verso un controllo dei prezzi e delle tariffe amministrate, verso una riforma della distribuzione e contro un utilizzo della finanza pubblica in senso clientelare.

Alcune note sulla strategia del sindacato

In questa fase estremamente delicata dello scontro fra lavoratori e padronato, dobbiamo constatare come, di fronte agli attacchi del padronato, il movimento sindacale mostri tutta la sua attuale debolezza, la sua chiara incapacità nel proporre ed imporre una propria autonoma strategia di cambiamento. Accettare la discussione sul costo del lavoro ha significato e significa subire la volontà padronale e accettare lo scontro su un terreno che non è stato scelto autonomamente ma è stato imposto.

Il rischio di uscire sconfitti dallo scontro diventa così l'unico esito possibile. L'ultimo ostacolo da abbattere per dare via libera alla reintroduzione di vecchi metodi ricattatori, di vecchie formule che servono solo a dividere e a frantumare la classe, era proprio la scala mobile, determinante strumento di difesa dei lavoratori. Ed è in questa situazione che è nata la proposta del sindacato dove le chiare alleanze dei vertici sindacali della UIL e, in particolare della CISL, con l'area di governo, hanno fatto in modo che la proposta originale IRES/CGIL, la quale rivendicava quelle minime garanzie necessarie per mantenere almeno a livello attuale le condizioni economiche della classe, fosse snaturata e si trasformasse in un evidente cedimento ed asservimento agli interessi di governo e padroni.

I vertici sindacali, inoltre, nell'avviare la consultazione non hanno manifestato la volontà di cogliere, attraverso la consultazione stessa, quei giudizi, cambiamenti, integrazioni provenienti dalle assemblee di base.

E' per questo che dalla base, al di là dei conteggi, si è manifestato un netto e questa volta deciso ed unitario dissenso che i lavoratori dovranno ricucire ed imporre ai vertici sindacali nel prossimo futuro.

Prospettive di lotta

Sulla base di questa situazione politico-economica, quali sono le prospettive credibili e le iniziative realistiche che il movimento dei lavoratori deve rilanciare e sostenere oggi?

Gli elementi politici di base sui quali deve essere costruita questa fase di rilancio delle lotte sono senza dubbio quelli espressi dai lavoratori nella recente consultazione sul costo del lavoro e nelle recenti manifestazioni: difesa della scala mobile e del potere d'acquisto dei salari; rinnovo dei contratti; ripresa produttiva contro la recessione e per l'occupazione.

E' necessario cioè in questa fase innalzare quella che è la qualità degli obiettivi alla luce del quadro economico-politico internazionale che, sottoposto a manovre dalla chiara e precisa finalità strumentale e alla crisi economica che investe tutto il mondo occidentale, vede la reazione impegnata nell'attacco al potere dei lavoratori. Questa tendenza si manifesta, ormai da tempo, anche in Italia dove in prima fila la Confindustria si mostra arrogante e decisa come lai era stata prima. L'attacco rivolto alla classe, sfruttandone l'attuale debolezza, è sostanzialmente politico, volto al recupero di quelle fette di potere conquistate nelle lotte recenti; sin troppo chiara è infatti la necessità di individuare al di fuori dell'aumento del costo del lavoro, le cause economiche della crisi.

E' pertanto necessario, da parte dei lavoratori, imporre con l'impegno e la lotta una svolta decisa e decisiva agli stessi vertici sindacali, rilanciando il ruolo dei consigli di fabbrica e dell'organizzazione periferica del sindacato, per superare l'istituzionalizzazione, la burocratizzazione delle decisioni e per rilanciare l'unità di classe.

Uno dei primi obiettivi sui quali andare a concentrare la lotta deve essere quello di avere come interlocutore il governo, qualunque esso sia, per combatterne la politica anti-operaia, attraverso l'imposizione di un controllo delle tariffe e sui prezzi amministrati, per una riforma della distribuzione, per un'efficienza dei servizi sociali, per la riforma previdenziale, per una difesa dell'occupazione.

Quali strumenti?

Al fine di raggiungere questi obiettivi è necessario dotarsi degli strumenti adeguati: sciopero generale politico; controllo sindacale sui trasferimenti alle imprese; scioperi articolati e, all'interno del sindacato, sviluppo della democrazia.

Gli scioperi sono sempre stati e sono ancora nell'ambito della forza e nei momenti più diversi di scontro di classe, quegli strumenti nei quali i lavoratori hanno sempre individuato il mezzo di raggiungimento per i propri obiettivi, fossero essi economici, politici e sociali. E' per questo che nella fase attuale, è necessario ridare allo sciopero la sua reale valenza politica strategica e di partecipazione e di espressione della volontà dei lavoratori, quella valenza che un uso troppo spesso strumentale ha relegato in secondo piano. Perciò la stessa valenza dello sciopero politico, tanto deprecato negli ultimi tempi, deve essere recuperata in tutta la sua importanza; da un lato, perché uno degli interlocutori del sindacato, in questa fase, è, e non potrebbe essere diversamente, il governo; dall'altro perché reso indispensabile, dalla base, per superare gli intrallazzi e le compatibilità di vertice fra sindacato e partiti.

Lo sciopero generale verrebbe ad assumere, inoltre, un ruolo importante per il ricompattamento della classe, mai come oggi tanto frantumata, mai tanto scoordinata nelle rivendicazioni fra i diversi settori.

Un altro obiettivo per il movimento sindacale e per il movimento dei lavoratori, un altro strumento di gestione e partecipazione dal basso deve essere quello dello sviluppo e del controllo sindacale sia sulle imprese (prima parte dei contratti, piani d'impresa) sia sui trasferimenti pubblici alle stesse. Attraverso questo controllo è possibile gestire, smascherare, combattere tutte quelle manovre (licenziamenti, utilizzo della CIG, ecc.) che disinformazione e cedimenti dei vertici mostrano come necessità, ma che, in realtà, si sono sempre realizzate come strumenti di manovre ricattatorie nei confronti dei lavoratori e delle loro organizzazioni. Con il controllo sul trasferimento di risorse alle imprese, si concretizza la possibilità di vincolare agli interessi della classe sia il governo sia le imprese, costringendo la stessa politica dei trasferimenti principalmente nell'ottica dell'aiuto ad aziende che non utilizzano la CIG, che non licenziano e che si ristrutturano attraverso lo sviluppo delle possibilità occupazionali. Quello che comunque resta indispensabile oggi è un ricompattamento dei lavoratori, che la crisi è riuscita spesso a dividere, a settorializzare e a indebolire, con obiettivi primari e determinanti. E' cioè l'esigenza di riprodurre il dibattito e lo stesso scontro o "confronto" sui temi, sul terreno che la classe, i lavoratori stessi individuano.

E' la necessità cioè, il dare priorità in un momento di calo dei salari del 4,7% e di aumento della produttività dell11%, in un momento di rinnovo dei contratti e di drastica riduzione occupazionale, non al costo del lavoro ma al problema e alle iniziative per lo sviluppo delle possibilità occupazionali, e al problema e alle iniziative per il controllo da parte dei lavoratori dei fenomeni di ristrutturazione e riconversione, di gestione e di decisionalità, di sviluppo dei servizi e di mantenimento dei livelli di vita, nella prospettiva storica di ottenere sempre più consistenti spazi di potere per i lavoratori.

Commissione Sindacale Nazionale dell'O. R. A.

Cremona, 2 dicembre 1982


(Originale ciclostilato presso il Centro di Documentazione Franco Salomone, Fano.)