GLI ANARCHICI NELLA RESISTENZA
PREMESSA
Da sempre, la storiografia "ufficiale", nei confronti del movimento anarchico ha operato nel cancellare, mistificare e denigrare quello che è stato il ruolo, l'incisività del movimento nelle battaglie, nelle lotte dei proletari.
Ma quando si va a parlare di quel periodo che va dalla fine della guerra di Spagna alla Liberazione, il movimento anarchico viene cancellato completamente (e con lui altri movimenti) per lasciare il posto al partito della Resistenza, il PCI.
Ora, noi dobbiamo rivendicare la nostra partecipazione alle lotte di quegli anni, al confino, alla galera, alla resistenza, all'insurrezione popolare contro il fascismo.
Questo intervento vuole dare un minimo di conoscenza di quella che è stata, di come si è caratterizzata questa partecipazione.
IL CONFINO
Fin dal lontano novembre 1926 (ed anche prima), giorno in cui furono istituiti il "Tribunale speciale per la difesa dello Stato" e "le commissioni provinciali per l'assegnazione del confino di polizia", gli anarchici furono sempre ospiti graditi di quelle graziose isolette del Mediterraneo (Ustica, Ventotene, Tremiti) adibite a tale scopo. Al confino gli anarchici furono sempre il nucleo più compatto, sempre pronti a ribellarsi alle autorità del confino, mai rassegnati e sempre pronti a polemizzare con gli altri confinati.
In particolare furono molto tesi i rapporti con i comunisti, specie quando giunsero notizie dalla Spagna degli scontri tra anarchici e comunisti.
Alla caduta del fascismo i confini vennero "smobilitati" e, a questo riguardo, è indicativo il modo in cui venne smobilitata Ventotene.
Quando giunse la notizia della caduta del fascismo, i primi ad essere liberati furono i militanti di Giustizia e Libertà, cattolici, repubblicani e testimoni di Geova.
Quando però il maresciallo Badoglio chiamò al governo Roveda per i comunisti e Buozzi per i socialisti, questi pretesero e ottennero la liberazione dei carcerati comunisti e socialisti, "dimenticandosi" degli anarchici e dei nazionalisti sloveni.
Gli anarchici, dopo una decina di giorni dalla partenza degli altri, furono trasportati per nave e poi per treno, fino al campo di concentramento di Renicci di Anghiari (Arezzo).
Successivamente, comunque, alcuni riuscirono a fuggire ed andarono a costituire le prime bande partigiane delle zone circostanti. Solo nel settembre le guardie se la squagliarono e i compagni lasciarono il campo, appena prima che arrivassero i tedeschi.
DAL CONFINO ALLA RESISTENZA, GLI ANARCHICI E LE LOTTE OPERAIE
Nell'imminenza della caduta del fascismo, gli anarchici al confino discutono sul cosa fare, in particolar modo rispetto all'azione nelle masse proletarie.
A Ventotene, gli anarchici confinati approvano una risoluzione che invita i compagni:
"ad iscriversi nei sindacati di mestiere e di professione, per avere uno stretto contatto con le masse lavoratrici, indirizzando queste nella lotta veramente rivoluzionaria, per la conquista delle rivendicazioni proletarie, propagandando l'ordinamento libertario per la costituzione dei Consigli di Fabbrica, di azienda, d'industria nel campo produttivo..."
Quindi una posizione consiliare, di reale presenza nella classe, che sfocerà, dopo la resistenza, nella presenza degli anarchici nella Confederazione Generale del Lavoro (CGdL) a Carrara nel sindacato minatori con Sassi e nella Camera del Lavoro con la segreteria Meschi, a Genova nel sindacato facchini del porto con Bianconi, nonché in altre località (Sestri Ponente, Lavagna, Torino, Bologna, ecc.) dove un gran numero di compagni lavoratori partecipava alla vita del sindacato.
Dopo la scissione del '48 (CISL) e del '50 (UIL), gli anarchici parteciparono alle elezioni delle Commissioni Interne con proprie liste dei Comitati di Difesa Sindacale (CDS). Nell'attribuzione di percentuali rappresentative concordate, alla corrente anarchica toccarono piccole percentuali che però consentirono l'inserimento nel Comitato Direttivo Nazionale della CGIL di tre rappresentanti dei CDS: Bianconi, Marzocchi e Parodi.
Nel Comitato Centrale della FIOM entrarono alcuni compagni: Gervasio di Milano, Scattoni di Roma, Parodi di Genova, mentre in altri sindacati di settore viene registrata la presenza dei compagni: Marzocchi negli Enti Locali a Savona, Vinazza nel sindacato edili di Sestri Ponente, Wanda Lizzani nell'INCA di Genova, Vignale nel sindacato tessili a Lavagna, Matteuzzi nel sindacato FIOM a Bologna, Giacomelli nel sindacato FIOM a Bolzano, Baglioni e Cervetto nel sindacato FIOM a Savona, Demi nella FIOM-FIAT a Torino, Menella nel sindacato marittimi a Napoli, Pedone segretario del sindacato marittimi a Torre del Greco. Una presenza limitata, disorganica, se da una parte perché nei fatti il "Patto di Roma" (9.6.1944) aveva ratificato l'egemonia delle grandi componenti (PCI, DC, PSIUP) e tagliò fuori le componenti di minoranza, dall'altra parte per la continua opera di distruzione e di disorientamento operata da quella sedicente componente del Movimento Anarchico, facente capo agli "americani" de L'Adunata dei Refrattari.
NELLA RESISTENZA
Decisa è la partecipazione degli anarchici alla resistenza, soprattutto se consideriamo che in quegli anni gli anarchici erano divisi tra carcere, confino ed esilio. Nonostante questo, in tutto il nord Italia la presenza degli anarchici nella lotta partigiana fu un fatto qualificante ed innegabile, anche se si espresse in maggior parte come contributo individuale e solo in alcune zone come fatto organizzato.
Quindi è chiaro che questa partecipazione si espresse principalmente in quelle zone dove vi era una grossa tradizione libertaria e, dato non indifferente, anche attraverso altre formazioni partigiane, come le Garibaldi (comunisti), le Matteotti (socialisti) e quelle di Giustizia e Libertà (GL).
Di conseguenza è difficile stabilire con precisione il numero degli anarchici partigiani, anche se qualcuno ha tentato, valutando questa partecipazione nel numero di 18000-20000 unità
MILANO
A Milano forte era la presenza degli anarchici e reale la loro incidenza nella classe. Quindi fu uno dei primi posti dove gli anarchici si organizzarono in formazioni proprie.
Gli anarchici milanesi ebbero una figura di primo piano in Pietro Bruzzi, torturato e poi fucilato dai fascisti. Dopo la sua morte, gli anarchici costituirono le Brigate "Bruzzi" e "Malatesta" che, secondo uno storico della resistenza, socialista, contavano non meno di 1300 uomini.
Le due brigate avevano la sede del loro comando nello stabilimento Carlo Erba ed erano presenti nel quartiere di Porta Ticinese. Il giorno dell'insurrezione, il 25 aprile, ebbero un ruolo molto importante: disarmarono una colonna tedesca vicino ad Affiori, così poterono di fatto controllare tutta la zona industriale.
Il 26 occupano le scuole di Via Maciochini e controllano le arterie che conducono al Sempione e a Porta Garibaldi. Viene conquistata e controllata la caserma Mussolini e la centrale elettrica. La caserma della X Mas viene espugnata da gruppi anarchici e lo stesso avviene per altre caserme. Le Brigate Malatesta occupano lo stabilimento Triplex, la radio (assieme ad altre formazioni) delle ferrovie del Sempione, del Comune di Pero, di posti di polizia.
Dopo qualche giorno, iniziano da parte delle Brigate le requisizioni di viveri, indumenti e l'immediata distribuzione alla popolazione. Iniziano la trasformazione di fabbriche e officine appartenenti ai fascisti in cooperative, inizia l'eliminazione di fascisti e spie.
PIACENZA
A Piacenza, opera un compagno, Emilio Canzi, conosciutissimo e stimato da tutti. Grazie al lavoro che svolge, diventa comandante di tre divisioni e di 22 brigate, per un totale di 11000 uomini. Partecipò attivamente alla ricostruzione del movimento comunista anarchico fino alla sua morte, in un incidente alquanto strano, nel novembre 1945.
TORINO
A Torino gli anarchici sono in prima fila nella lotta insurrezionale. La loro roccaforte è alle Ferriere FIAT e in genere in tutta la zona della Barriera Milano. Qui opera il 33° Battaglione S.A.P. "Pietro Ferrero". Altri compagni furono presenti nell'astigiano e in particolare Taraglino, che partecipò ai moti spartachisti in Germania nel 1919.
CARRARA
A Carrara e in tutto l'appennino ligure-tosco-emiliano gli anarchici operarono con 3 formazioni ed una divisione, oltre che decine di gruppi.
La prima a formarsi fu il Battaglione "Gino Lucetti" e inoltre operarono la "Michele Schirru", la divisione "Garibaldi Luneense" e la formazione "Elio Volkievic".
Di fatto furono gli anarchici a guidare l'insurrezione popolare contro il fascismo, e questo provocò non pochi scontri con le formazioni del Partito Comunista, scontri che furono messi a tacere in nome dell'unità tra i partigiani.
PISTOIA
A Pistoia le prime formazioni partigiane furono formate da anarchici e da militanti del Partito Comunista Libertario (nato nel 1939). Tra queste, la formazione che alla morte del loro comandante prenderà il nome di "Silvano Fedi".
A Purvica, non si preoccuparono solo della lotta armata, ma si preoccuparono di organizzare la popolazione. Convincono i contadini a battere il grano che essi avrebbero lasciato marcire per la mancanza di mercato, impiantano un forno in cui lavorano fissi 2 compagni e distribuiscono il pane gratuitamente alla popolazione. Fu anarchica la prima formazione partigiana ad entrare in Pistoia, comandata dal compagno Benesferi. Alle 5 della mattina, la bandiera rossa e nera sventola sul campanile del duomo, alle 10 viene sostituita da quella tricolore.
CARNIA
Sin dall'8 settembre si costituiscono dei piccoli gruppi locali che iniziano a raccogliere i soldati della divisione Julia e ad inviarli nelle montagne a combattere. Iniziano inoltre un'opera sistematica di raccolta di armi nelle caserme fasciste. Guida le operazioni l'operaio anarchico C. Italo (detto Aso). Gli anarchici successivamente si inseriscono nei quadri della divisione Garibaldi-Friuli, dando prova di grande valore (come Aso, che fu ucciso nell'assalto ad una caserma tedesca).
GENOVA
A Genova operarono squadre di azione anarchiche nella zona di Genova-Arenzano e squadre di azione della Federazione Comunista Libertaria a Genova-Sestri. Tra gli anarchici più attivi nella resistenza genovese sono da ricordare Bianconi (membro del CNL di Pontedecimo), Grassini (della formazione Malatesta), Caviglia, Sardini, Pittaluga.
Quest'ultimo nelle ultime fasi della lotta per la liberazione della città, circondato dai tedeschi asserragliati nell'albergo Eden, all'invito di arrendersi risponde con il lancio di una bomba a mano, cadendo poi ucciso dai fascisti.
Oltre a queste zone, dove gli anarchici ebbero un peso determinante, sono da segnalare delle presenze interessanti anche in altre zone: a Trieste ed in Istria operano numerosi anarchici anche se non costituiscono formazioni proprie, ma lavorano assieme alle formazioni comuniste.
A Ravenna, numerosi furono gli anarchici che parteciparono alla lotta nella 26^ Brigata Garibaldi. Fra i più attivi: Bortolani del CNL provinciale, Merli anche lui del CNL, Meandri, Bosi, Gatta, Galvani.
A Reggio Emilia è da ricordare Emilio Zambonini, che fu tra i promotori delle bande partigiane a Villa Minozzo. Catturato assieme al gruppo di Don Pasquino Borghi, venne fucilato al poligono di tiro a Reggio Emilia il 29 gennaio 1944.
A Brescia alcuni anarchici partecipano alle brigate GL e Garibaldi, altri individualmente.
E' da segnalare la presenza di bande partigiane libertarie a Roma, delle quali facevano parte tre compagni che furono uccisi nell'eccidio delle Fosse Ardeatine.
Nelle Marche operarono alcune formazioni anarchiche, così come in Emilia (Bologna, Modena) operarono gruppi o singoli compagni.
E ancora centinaia e centinaia di compagni di cui non si sa nulla.
CERCANDO DI CONCLUDERE...
I fatti sopra esposti, pur mancando di un necessario approfondimento, danno però la possibilità di comprendere come la nostra partecipazione alla resistenza non fu "irrilevante".
Una partecipazione però limitata, con un'incidenza nelle lotte proletarie "limitata" rispetto alle possibilità e poco produttiva nei termini di organizzazione e di coscienza.
Questo per numerosi fattori, sia interni che esterni al movimento anarchico. Rispetto ai fattori interni, incise molto la mancanza di un partito che raccogliesse i compagni su posizione di classe e che riuscisse a darsi un minimo di strategia adeguata al momento, e l'operato di "forze" che lavoravano in senso opposto, cercando di trasformare il Movimento Anarchico in un movimento di opinione, isolato dalle lotte proletarie: cioè gli "americani" (L'Adunata dei Refrattari" e gli individualisti e antiorganizzatori vari.
Nonostante questo, in alcune realtà il movimento riuscì a darsi un minimo di organizzazione. A Milano operava la Federazione Comunista Libertaria milanese (4000 iscritti) che fu promotrice di quel convegno delle federazioni comuniste libertarie alta Italia che si tenne a Milano nel 1945.
Ecco alcuni punti dall'ordine del giorno:
1) "postulati del comunismo libertario, sul terreno politico, economico e sociale
2) organizzazione sindacale e nostra posizione rispetto al funzionamento delle commissioni di fabbrica, rispetto alla gestione, alla produzione, al consumo
3) rapporto con i partiti sul terreno politico, sindacale e militare"
Per dare la dimensione di questa maturità politica raggiunta e dell'articolazione tattica e strategica delle mozioni conclusive, ecco alcune conclusioni:
"Organizzazione sindacale:
Il convegno delle federazioni comuniste libertarie dell'alta Italia, riconosciuta la necessità contingente dell'unità sindacale;
riconosciuta pure la necessità della nostra partecipazione al movimento sindacale;
invita tutti i compagni d'Italia ad interessarsi attivamente al movimento stesso, partecipando ai consigli di fabbrica, alle commissioni interne, ecc. allo scopo di poter imprimere alle masse operaie le nostre direttive e di divulgare tra le stesse i nostri principi libertari.Rapporti col Comitato di Liberazione Nazionale (CLN)
Il convegno (...) considerando che nel periodo cospirativo la presenza dei comunisti libertari, sia nelle formazioni partigiane di montagna che di città che al CLN, ha impresso all'opera degli stessi un andamento più democratico e rivoluzionario...
Incarica il consiglio della FCL Alta Italia di entrare in contatto con CLN Alta Italia, affinché sia assicurato il diritto ai nostri compagni di entrare in tutti quei comitati ove il nostro impresso sia ritenuto necessario ed utile ai fini del controllo e della preparazione rivoluzionaria".
(Già contributo di Claudio Silingardi della Commissione Crescita Politica della sezione ORA di Modena, nel notiziario "Crescita Politica" a cura dell'Organizzazione Rivoluzionaria Anarchica, n°1, Bari, aprile 1978.)
(Originale cartaceo dattiloscritto in stampa ciclostile presso il Centro di Documentazione Franco Salomone, Fano.)