La colpa delle donne
Ormai da troppo tempo l'Italia è il teatro osceno di una serie ripetuta di fatti di violenza, dallo stupro all'omicidio ai danni delle donne.
Quasi non ci si fa più caso al marito che ha ammazzato di botte la moglie e soprattutto la ex-moglie, o la mette nel cassetto dell'immondizia mezza morta, oppure trucida direttamente tutta la famiglia per fare tabula rasa.
D’estate poi impazzano le notizie di donne violentate nelle stazioni centrali, sotto casa, mentre fanno jogging, perché accettano un passaggio da degli sconosciuti e poi quanti stupri, quelli più numerosi che vengono taciuti e negati, rimossi, quelli fra le mura domestiche, che probabilmente neanche farebbero notizia.
Ancora più grave del fatto di essere donna, è quello di essere lesbica, o gay, una colpa che viene fatta pagare a suon di botte e stupri, perché ancor di più si intaccano i valori del maschio forte e possessivo in odor di fascismo.
Il teatro del macismo continua a sentenziare che è colpa delle donne: non si cammina per strada di notte, non si va in discoteca in minigonna, non si va a correre nel parco senza guardia del corpo, non si dichiara la propria "diversità" sessuale negando all'uomo ciò che gli spetta, non si fa l'autostop e non si lasciano i mariti che rimangono soli con la propria fragilie violenza inespressa. Troppe volte i giudici hanno dato attenuanti al vile gesto dello stupro, dando come prova di arrendevolezza, se non di una minima partecipazione al proprio intimo massacro, il fatto di indossare un jeans o gli anfibi (sono difficili da togliere con la foga della passione violenta) quindi in qualche modo la donna ha collaborato, troppo spesso i politici pensano che i problemi sociali e sessuali si risolvano con il numero di donne in parlamento e non con campagne di sensibilizzazione femminile.
Questa cultura patriarcale omofoba è altresì alimentata dai continui attacchi della chiesa cattolica che non perde mai occasione per ribadire una discriminazione delle donne, delle lesbiche, e di tutta la comunità GLBTQ.
Nel cattivo pensiero comune e qualunquista, si guarda con ribrezzo alle pratiche sessiste e alla segregazione forzata delle donne che si perpetrano in alcuni paesi del mondo; si connotano questi paesi come incivili e barbari, addirittura si fanno guerre in nome delle libertà delle donne, come in Afghanistan, ma poi si vanno a fare le vacanze a basso prezzo in Egitto, a Sharm, senza neanche sapere che questo paese è il primo per la pratica dell'infibulazione e poi si è ciechi davanti alla realtà che ci sta sotto casa.
Il maschio allattato da mamma fino a tarda età, praticamente fino al matrimonio, e abituato ad essere bombardato dall'immagine della donna-birra pronta all'uso in qualsiasi momento, ormai non considera più lo stupro individuale o collettivo come un male o un reato grave, ma scarica la colpa sulla donna, rea di essere troppo scosciata e sola, in balia dei sensi irrefrenabili di qualcuno. O rea di lasciare il focolare e il marito a se stesso, che si ritrova solo e incapace di annusarsi i calzini sporchi e che poi si incazza e rivuole indietro la serva che gli spetta.
Non è vero che il mondo è sempre stato così e sempre sarà così, i sistemi, gli schemi e anche le donne e gli uomini sono cambiati nel corso della storia.
Come al solito si deve ripartire dalla base, bisogna ricominciare da dove si è lasciato il lavoro: dai collettivi di autocoscienza femminista, dal cambiamento radicale dell'immagine delle donne nei mass-media, dal riconoscimento del lavoro casalingo come vero e proprio lavoro da remunerare, dalla vera ripartizione dei lavori domestici tra uomini e donne all'interno delle famiglie e da un lavoro di sensibilizzazione sessuale affinché il corpo della donna non sia considerato un oggetto dovuto ai piaceri altrui, sempre e comunque, dal far capire che lo stupro è una categoria di violenza la cui gravità viene subito dopo l'omicidio in termini di danno sulla persona.
Donne e uomini di ogni tendenza sessuale saranno liberi e rispettati quando si libereranno dagli schemi imposti dalla società di consumo e dal capitalismo che deve per forza avere dei soggiogati, dei colpevoli e dei manipolati per continuare ad esistere, che deve far usare la forza e l'arroganza.
Noi crediamo e continuiamo a credere nella possibilità di migliorare, di cambiare, crediamo nel libero amore inteso come libera scelta di amare e di essere amati senza violenza né soggiogamento né sfruttamento, crediamo nel potere delle parole e nell'unione delle forze per poter rielaborare una società di esseri liberi il cui organo principale sia il cervello e non il pisello!
Commissione etiche e politiche di genere
FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI
15 settembre 2006