I mercanti del tempio
Le tecniche di fecondazione assistita dal 1978 ad oggi hanno aiutato qualche centinaia di migliaia di bambini a nascere. Da indagini epidemiologiche dell'Istituto Superiore di Sanità (Rapporti ISTISAN n. 03/14) emerge che la situazione nel nostro paese non era fuori controllo prima della legge, ma anzi che i rapporti con i centri in cui si praticavano queste tecniche erano stati istituiti già da anni.
Anzi una circolare del Ministro della Sanità on. Degan (già nel 1985) restringeva l'accesso alle tecniche omologhe (senza donatore esterno alla coppia) solo alle strutture pubbliche mentre lasciava la possibilità di quelle eterologhe (donatore esterno alla coppia) alle strutture private. Questa circolare comunque non del tutto recepita a livello territoriale, già forniva maggiore opportunità al libero mercato penalizzando il servizio pubblico a favore di quello privato.
Con la legge 40 invece si è chiusa la porta alla riproduzione assistita in Italia e si è aperta quella della libera offerta sul mercato dell'Europa Unita. Al di la dei presunti scoop giornalistici (mamme-nonne in primis) con cui qualche ginecologo ha cercato di guadagnarsi fama e notorietà, dando l'opportunità di gridare al far west riproduttivo, queste pratiche sono sempre state regolate da limitazioni tecniche, deontologiche e scientifiche, che non giustificano e non possono giustificare una legge crudele e medievale come la legge n. 40 del 2004. Invece di controllare con maggiore cura l'operato dei centri che si occupavano di fecondazione assistita (così come accade in Francia dove c'è una legge in tal senso dal 1994), si è scelta la strada tutta ideologica dei divieti e dei precetti.
E non è vero che sia una legge che riguarda poche donne, una legge per così dire tecnica: sul piano dei principi, e anche della pratica, la posta in gioco è molto alta.
I divieti e i precetti su cui si basa questa legge nata da una visione rigida e bigotta calpesta i diritti di tutti noi, a partire dal diritto alla salute e allo scegliere la propria cura, all’autodeterminazione delle donne. Perché, non nascondiamocelo, questa legge è un chiaro attacco alla legge 194 che ha garantito alle donne il diritto di scegliere quando e se avere figli, e le tutela in caso debbano effettuare la scelta di non portare a termine la gravidanza.
Vincere questi referendum, e in particolare quello che mira all’abrogazione dell’art. 1, articolo che introduce la personalità giuridica dell’embrione, è necessario a impedire un ritorno a una condizione di criminale ipocrisia contro cui abbiamo lottato in tante e in tanti. Nessuna legge può arrogarsi il diritto di decidere per conto, e sul corpo, di ciascuna/o di noi. Nessuna legge riesce a farlo.
Può solo creare sofferenza e ingiustizia.
E allora va cambiata.
da Alternativa Libertaria - maggio 2005
foglio telematica della FdCA