Il meglio è nemico del bene. E il peggio?
Estate calda. Cosa di meglio di un bel tormentone clericale, per distrarre gli animi da problemi più seri e infiammare le coscienze? Dopo anni di ingerenze clericali, tra gli ultimi paesi in Europa, l'AIFA finalmente ha dato il via libera in Italia alla RU 486 (l'OMS lo ha fatto nel 2003). Che la diga vaticana abbia ceduto ha gettato nello sgomento persino l'onorevole Cuffaro, improvvisamente preoccupato per la salute delle donne: 29 morte nel mondo dal 1986, per quanto riconducibili a un protocollo differente da quello ora adottato, dovrebbero far riflettere! Se si fanno i paragoni con le centinaia di migliaia che ogni anno nel mondo muoiono per aborti clandestini o in mancanza di sicurezza igienica, o con le donne che muoiono di parto o dopo aver partorito perché sottoposte a operazioni di mutilazione genitale... di certo i conti non tornano. A noi ad esempio preoccupano di più le oltre 80 donne uccise, sul territorio italiano e nel solo 2008, da maschi più o meno nostrani, mariti, ex, fidanzati e conviventi, in uno stillicidio su cui leggi fintamente repressive non possono incidere finché si mantiene un modello sessista di società e di vita.
In effetti nel merito appare evidente come la polemica innescata sulla RU486 è del tutto strumentale e non riguarda di certo la salute fisica delle donne. Dopo decenni di utilizzo i dati del farmaco sono assolutamente chiari: riduce il rischio di salute per la donna evitando l'intervento chirurgico, riduce la possibilità di portare la decisione e quindi l'intervento alle ultime settimane consentite dalla Legge, quindi favorisce una interruzione di gravidanza che avviene nei primissimi stadi di divisione cellulare dell'ovulo fecondato. Anche chi fa notare l'aspetto commerciale dietro l'immissione in commercio della RU486 tace, evidentemente per eccesso di carità, di fronte allo scandalo del vaccino contro l'influenza suina, appaltato a suon di milioni di euro e, quello sì, non sappiamo quanto inutile e quanto dannoso, visto la fase più importante della sperimentazione clinica avverrà direttamente sulla popolazione dopo la commercializzazione.
Tornando alla RU486, il secondo problema sembra la salute psicologica delle donne, e infatti la più seria controindicazione appare già nella Genesi 3.16 (Tu donna partorirai - dunque abortirai - nel dolore). Una pasticca no, è troppo semplice, si dice, quasi si parlasse di un farmaco da banco e non di uno che va utilizzato sotto stretta vigilanza per le sue caratteristiche particolari. Pochi rischi, poco dolore? Tanto giustifica una minaccia di scomunica, tutta italiana, allargata a chi venderà, prescriverà, utilizzerà l'RU 486. Minaccia che probabilmente non fermerà nessuno, visto che persino tanti legislatori, strenui difensori della Chiesa e dei valori cristiani, tecnicamente sono fuori dal consesso cattolico da tempo, amando di solito tanto la famiglia da averne almeno un paio.
Poche voci di buonsenso ricordano che in Italia è in vigore una Legge che regola l'interruzione di gravidanza, che la pillola permette di evitare un aborto prima delle fasi di costituzione dell'embrione, rimarcano la ragionevolezza di una decisione semmai tardiva, che va nella direzione di evitare il peggio, e, anche, di risparmiare in termini di interventi chirurgici e quindi anche razionalizzare la spesa sanitaria.
Noi abbiamo smesso da tempo di chiederci perché la Chiesa Cattolica non se la prende per la mancata ricerca su farmaci mirati contro le malattie che nel sud del mondo uccidono milioni di persone, perché non interviene con vigore sulla carenza di farmaci per i neonati e i bambini piccoli, che sono sottoposti a cure troppo spesso sperimentate e quindi validate solo su adulti: sappiamo che le interessa salvare più le anime dei corpi. Non ci fa nemmeno strano che politici di varie levature usino le donne e la loro salute come offerte sacrificali nella speranza di aumentare il proprio peso su una bilancia politica sempre più squilibrata. Ci basta, ci serve, che queste polemiche sterili e, perché no, un po' offensive restino nei talkshow e nel circuito mediatico delle chiacchiere, e non ricadano nella vita reale, non si trasformino nella negazione dei servizi sanitari a chi li richiede, nella penalizzazione degli operatori e operatrici sanitarie che hanno a cuore la salute. Ci basta, ci serve, che gli uomini e le donne di questo paese rispondano e si conservino spazi di libertà.
Commissione etiche e politiche di genere
Federazione dei Comunisti Anarchici
4 agosto 2009