Quando la toppa è peggio del buco

 sui quesiti abolizionisti della Legge 40

A pochi mesi dalla sua entrata in vigore la legge proibizionista e integralista sulla procreazione medicalmente assistita - nota con il nome di Legge 40/2004 - ha dato i suoi primi frutti negativi: due potenziali genitori talassemici non hanno potuto scegliere per l’impianto embrioni sicuramente sani, e come previsto sono aumentati sia il turismo riproduttivo verso paesi più civili sia le tariffe delle cliniche che in Italia applicano le tecniche di riproduzione assistita.

Ma questa legge, che limita la libertà personale impedendo l’autodeterminazione individuale, che viola il diritto all’integrità fisica, sottoponendo la salute della donna a quella dell’embrione e alle decisioni mediche; che obbedisce, da un punto di vista politico, al dettame neoliberista dell’accumulazione del profitto anche nei servizi alla persona e di apertura delle frontiere per il libero circolo delle merci; e che parallelamente stringe il cappio della libertà individuale di scelta, ha appena partorito i suoi ultimi aborti.

I DS e le altre forze riformiste con la presentazione di tre quesiti parzialmente abolizionisti hanno infatti preso la palla al balzo per far finta di fare qualcosa di sinistra curandosi di non irritare troppo la delicata sensibilità dell’anima centrista e cattolica della coalizione che ha plaudito la legge (Rutelli e Margherita), e contando sul conforto dell’ala laica della stessa destra. Persino Bertinotti, in odore di listone, ha partecipato alla conferenza stampa di presentazione dei quesiti.

I tre quesiti presentati come:

  1. contro le norme che costituiscono un pericolo per la salute delle donne

  2. contro il divieto della riproduzione eterologa

  3. contro il divieto della ricerca scientifica delle cellule staminali,

intervengono solo sui alcuni punti indifendibili della legge, ma si guardano bene dal prenderne in considerazione l’impianto liberticida.

Infatti in caso di vittoria del referenudm saranno sempre le fantomatiche coppie (eterosessuali) e non le persone singole che continueranno a poter accedere alle tecniche di fecondazione assistita nonostante persino l’Organizzazione Mondiale della Sanità abbia decretato l’infertilità come una malattia dell’individuo. Quelli presentati sono emendamenti rivolti prevalentemente alle esigenze della classe medica di tutelarsi da una legge che la pone in difficoltà da un punto di vista deontologico, esigenze solo parzialmente soddisfatte dalle linee guida recentemente emanate. Sono emendamenti che faranno un favore alla ricerca farmacologica delle industrie che offrono a pagamento servizi alla salute della persona, e solo incidentalmente contribuiranno a tutelare un po’ di più la salute fisica (almeno!) delle donne, ma non certo l’autodeterminazione di queste ultime. E le donne dei partiti, incapaci di opporsi, si dimostrano ancora una volta complici consapevoli nello svendere i diritti e le conquiste del movimento delle donne.

Solo 12 coraggiose sindacaliste e parlamentari hanno firmato un quarto quesito che si oppone al riconoscimento giuridico dell’embrione. Ma il pericolo ulteriore dell’ipotesi parzialmente abrogativa è quello che la Corte Costituzionale scelga, successivamente alla raccolta di firme, i quesiti da ammettere e che il referendum si riveli ancora di più uno strumento sbagliato. In questo modo infatti non si distrugge il mostro normativo che ci vuole sotto tutela medica e giuridica, suddite e non cittadine se "malate" di infertilità biologica o sociale, che prevede la schedatura obbligatoria dei nati "da provetta", che fa carta straccia di diritti conquistati con le lotte e la consapevolezza di decenni, per farci sempre più merci e acquirenti al tempo stesso, misconoscendo la potenza e la forza delle relazioni e del desiderio.

LA LEGGE 40 NON SI EMENDA: SI ABOLISCE E NON SI RISPETTA !

RESISTENZA !


Commissione etiche e politiche di genere
FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI

Agosto 2004