Firenze: Memorie di classe

Memorie di classe

Venerdì 7 dicembre 2007

Centro Popolare Autogestito – Fi Sud, Firenze

CESP-COBAS Scuola in collaborazione con l’Istituto “Ernesto de Martino” (Sesto Fiorentino) e CPA – Centro Popolare Autogestito

presentano il libro

“MEMORIE DI CLASSE”

Venerdì 7 dicembre
Centro Popolare Autogestito – Fi Sud
Via Villamagna 27/a (bus 23-8-31-32-33)
Tel. 055/6580479 – www.cpafisud.org

Programma

Ore 16.00-18.30 presentazione del libro:

Marta Baiardi (Istituto Storico della Resistenza in Toscana),

Giovanni Contini (Sovrintendenza Archivistica della Toscana),

Adriana Dadà (Università di Firenze, “Zapruder” – Storie in movimento),

Mauro Capecchi (CESP-COBAS Scuola)

Ore 18.30-19.00 intervento musicale

Ivan Della Mea:canzoni sociali e politiche

Ore 19.00-20.30 video

“I Dischi del Sole” di Luca Pastore: la storia d’Italia attraverso canti popolari e canzoni d’autore

Ore 20.30-21.00 video

“Donne e uomini migranti. Il valore sociale della memoria” di Adriana Dadà

A seguire cena sociale e concerto di musiche e canti popolari.

Due bambine della borgata prendono l’acqua alla fontanella davanti a un cacatore; a sinistra un esempio di baraccamento spontaneo addossato alle costruzioni fasciste. Nel dopoguerra la popolazione della borgata cresce grazie all’apporto degli immigrati, che costruiscono abitazioni di questo genere. In base alle leggi fasciste sull’urbanesimo, abrogate solamente nel 1961, gli immigrati italiani sono privi del diritto di residenza e dunque non possono accedere alle liste di disoccupazione, a quelle per le assegnazioni delle case popolari, né al voto o all’assistenza: in tutto e per tutto “senza permesso di soggiorno”.



Due bambine della borgata prendono l’acqua alla fontanella davanti a un cacatore; a sinistra un esempio di baraccamento spontaneo addossato alle costruzioni fasciste. Nel dopoguerra la popolazione della borgata cresce grazie all’apporto degli immigrati, che costruiscono abitazioni di questo genere. In base alle leggi fasciste sull’urbanesimo, abrogate solamente nel 1961, gli immigrati italiani sono privi del diritto di residenza e dunque non possono accedere alle liste di disoccupazione, a quelle per le assegnazioni delle case popolari, né al voto o all’assistenza: in tutto e per tutto “senza permesso di soggiorno”.