Contro ogni razzismo
Presidio antirazzista
TRAPANI, davanti il Centro di Identificazione ed Espulsione “Serraino Vulpitta”
Associazioni, comunità religiose, forze politiche e sindacali attive a Trapani e in Sicilia promuovono e organizzano per i giorni 27 e 28 dicembre 2009 alcune iniziative pubbliche in occasione del decimo anniversario del tragico rogo del Centro di Permanenza Temporanea “Serraino Vulpitta” di Trapani in cui persero la vita sei immigrati.
Domenica 27 si svolgerà un massiccio volantinaggio informativo lungo via G.B. Fardella a partire dalle ore 18.
Lunedì 28 sarà effettuato un presidio antirazzista davanti il Centro di Identificazione ed Espulsione “Serraino Vulpitta” con inizio alle ore 15.30. Successivamente, con inizio alle ore 18, nei locali del Cine Teatro Don Bosco di via Marino Torre, n. 15 sarà proiettato un documentario al quale seguirà un’assemblea cittadina.
Di seguito il documento politico di indizione delle iniziative e l’elenco dei soggetti promotori.
Dieci anni fa si consumava a Trapani la strage dell’allora Centro di Permanenza Temporanea “Serraino Vulpitta”. In seguito a una rivolta, sei immigrati detenuti nella struttura morirono a causa di un incendio divampato nella camerata in cui erano stati rinchiusi.
Rabah, Nashreddine, Jamel, Ramsi, Lofti e Nassim – questi i loro nomi – persero la vita in un estremo tentativo di riprendersi la libertà che gli era stata negata.
Fin da subito apparvero evidenti le carenze strutturali del CPT “Vulpitta, un’ex casa di riposo per anziani adibita a campo di internamento per immigrati.
Dopo quei tragici fatti, anche grazie alla spinta degli antirazzisti trapanesi e di tutta la Sicilia che mantennero alta l’attenzione dell’opinione pubblica sulla vicenda, fu istruito un processo che vide alla sbarra l’allora prefetto di Trapani Leonardo Cerenzìa, imputato – in qualità di responsabile amministrativo della struttura – di omissione di atti d’ufficio, omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, omessa cautela. Da quel procedimento emersero elementi di negligenza e omissioni che dimostravano la generale inadeguatezza di chi – a tutti i livelli – gestiva il CPT. Nell’aprile 2004, nel solco della peggiore tradizione delle stragi impunite di questo paese, Cerenzìa fu assolto da tutti i capi d’accusa e la sentenza fu confermata, un anno dopo, in appello. Nessun colpevole, dunque, tranne l’immigrato che materialmente appiccò l’incendio.
In questi dieci anni, la storia del CPT “Serraino Vulpitta” è stata continuamente scandita da episodi simili. Decine e decine di rivolte, di tentativi di fuga, di evasioni più o meno riuscite, di atti di autolesionismo, di tentati suicidi, di scioperi della fame, di proteste individuali e collettive. Per non parlare poi delle denunce degli immigrati che, in più occasioni, hanno puntato il dito contro l’invivibilità della struttura e le violenze delle forze dell’ordine deputate alla sorveglianza dei trattenuti.
Una storia, quella del “Serraino Vulpitta” in tutto simile a quella degli altri Centri di detenzione per immigrati sparsi per l’Italia. Galere etniche in cui le persone vengono rinchiuse solo perché classificate dalla legge come “irregolari” o “clandestine”.
A dieci anni dal rogo del “Vulpitta” – il primo Centro istituito in Italia dalla legge Turco-Napolitano del 1998 – il livello della repressione nei confronti degli immigrati in Italia è addirittura peggiorato.
Governi di centrodestra e di centrosinistra hanno garantito una sostanziale continuità nelle normative sull’immigrazione, sempre finalizzate a rendere difficilissimo l’ottenimento del permesso di soggiorno e a creare un’enorme massa di manodopera a basso costo esposta al ricatto della clandestinità, delle mafie e dei trafficanti di esseri umani.
Negli ultimi dieci anni le campagne di criminalizzazione promosse dalla classe dirigente nei confronti degli immigrati hanno spianato la strada a un razzismo diffuso, a un’aperta ostilità contro gli stranieri, accusati di essere gli artefici di tutti i mali della nostra società. Il cosiddetto pacchetto-sicurezza è, nell’ordine, l’ultimo atto di una politica fondata sulla paura e l’autoritarismo, improntata al restringimento delle libertà civili (come i divieti a manifestare o a vivere liberamente gli spazi urbani) in nome della “sicurezza” o, peggio, di un presunto “decoro”.
La legge Bossi-Fini sull’immigrazione è stata ulteriormente inasprita dalle norme contenute nel pacchetto-sicurezza in cui si dispone la costruzione di nuovi Centri di detenzione per immigrati, il prolungamento della detenzione fino a sei mesi, il carattere penale del reato di clandestinità, il respingimento in mare dei migranti.
A Trapani, città di frontiera già segnata dalla presenza del “Vulpitta”, è in fase avanzata di costruzione un nuovo e più grande Centro di identificazione ed espulsione in contrada Milo, all’estrema periferia della città, un nuovo lugubre monumento al razzismo di stato.
Negli ultimi dieci anni la migliore resistenza al razzismo è stata offerta proprio dagli immigrati, dalla loro autorganizzazione, dalla loro capacità di mobilitarsi per difendere i loro diritti. Le stesse rivolte, sempre frequenti in tutti i Centri di detenzione d’Italia (da Trapani a Caltanissetta, da Milano a Roma, da Modena a Bari, da Lampedusa a Gradisca d’Isonzo), sono la testimonianza più drammatica di quanto sia insostenibile la privazione della libertà quando si viene incriminati non per ciò che si fa ma per ciò che si è.
Nel decimo anniversario della strage del “Serraino Vulpitta”, il ricordo di quei fatti non può prescindere da una rinnovata opposizione all’esistenza di queste strutture e dal rifiuto netto di qualunque discriminazione e di ogni razzismo.
Non ci arrenderemo mai all’idea di vivere in un paese razzista, un paese in cui la libertà e i diritti vengono oltraggiati dall’arroganza del potere.
Non ci arrenderemo mai alla tentazione di considerare luoghi come il “Serraino Vulpitta” necessari o “normali”.
Per ricordare Rabah, Nashreddine, Jamel, Ramsi, Lofti, Nasim morti nel rogo del 1999 e tutti i migranti morti nei CPT, davanti le nostre coste, spariti nelle campagne o sepolti sotto le macerie dei nostri cantieri.
Per la chiusura del Centro di Identificazione ed Espulsione “Serraino Vulpitta” e contro l’apertura del nuovo CIE di contrada Milo.
Per la chiusura di tutti i CIE (ex CPT), per l’abolizione delle leggi razziste (Bossi-Fini e Turco-Napolitano) e del pacchetto-sicurezza.
Per l’eliminazione del legame tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno.
Per la libertà di movimento di tutte e tutti, in Italia e nel mondo.
Per il riconoscimento dei diritti fondamentali per tutti, immigrati e non.
Per l’autonomia dei movimenti e l’autorganizzazione delle lotte.
Per la solidarietà e la giustizia sociale, contro ogni razzismo.
Coordinamento per la Pace - Trapani
Associazione “Amici del Terzo Mondo” - Marsala
Ass. Italia-Tunisia
Ass. Senza Sponde
Ass. Un legale per tutti
CGIL - Trapani
Chiesa Valdese di Trapani e Marsala
Coordinamento Anarchico Palermitano
Federazione Anarchica Siciliana
Federazione Siciliana FdCA
Libera - associazioni, nomi e numeri contro le mafie
Movimento "Per Erice che vogliamo"
Partito della Rifondazione Comunista - Circolo “M. Rostagno” Trapani
Sinistra Ecologia e Libertà - Trapani
Un’Altra Storia - TrapaniScarica il manifesto (PDF - 380 kb)
Resoconto Presidio e proiezione documentario del 28.12.09 a Trapani
Oggi, 28/12/09 a Trapani, si è tenuto il presidio indetto dal Coordinamento per la pace di Trapani davanti al Centro Identificazione ed Espulsione "Serraino Vulpitta", nel quale esattamente 10 anni fa in questa data avveniva il tentativo di evasione da parte di alcuni migranti che finiva in tragedia inseguito ad un rogo che vedrà la morte di sei persone. All'iniziativa ha aderito la FdCA Siciliana, presenza organizzata con bandiere e striscione recante lo slogan "Tutti Liberi e Tutti uguali". Tra i partecipanti alla manifestazione anche organizzazioni CGIL Trapani, Ass. Italia-Tunisia, Ass. Senza sponde, Ass. Un legale per tutti, Ass. Amici del terzo mondo di Marsala, Libera, Un'altra storia, Circolo "Mauro Rostagno" PRC di Trapani, presenza militante scarsa, da una ventina a una trentina di persone, e scarso interesse da parte della gente del posto, tuttavia viva la partecipazione da parte dei reclusi nel CIE che si sono più volti uniti ai nostri slogan, intonando anche di loro spontanea iniziativa lo slogan riportato sul nostro striscione, e intonando slogan antirazzisti e contro Bossi e Berlusconi.
Dopo il presidio, durato circa dalle 15.00 alle 17.30, ci siamo spostati presso i locali del Cine Don Bosco dei Salesiani di Trapani dove ha avuto luogo la proiezione del documentario "U Stissu sangu" che vedeva le testimonianze di alcuni clandestini di diversa provenienza approdati in Sicilia e alle prese con disoccupazione, mancanza di casa, sfruttamento, lavoro in nero e trafile repressive.Sezione "Delo Truda" FdCA - Palermo.