Monti: Go Home!
Mario Monti a Reggio Emilia non lo vogliamo, non vogliamo le elite economiche e politiche fautrici di una moderna schiavitù offerta agli dei del mercato.
Non potrete essere voi, potenti della terra, con le vostre ricette confindustriali: voi che avete precipitato nella miseria milioni di lavoratori con le vostre ricette economiche liberiste, voi che avete reso ogni pratica democratica obsoleta, voi che nel nome del profitto non esitate a schiacciare i sogni e i desideri di interi popoli, voi che vi felicitate delle risposte dei mercati alla macelleria sociale che state producendo, voi che in nome della sacra accumulazione capitalistica vi compiacete di aver piegato i lavoratori ad essere solo merce, voi che con i complici sindacali temete la rivolta sociale, voi che con il vostro autocompiacimento vi pensate grandi economisti, voi che avete tagliato pensioni ormai irraggiungibili per milioni di lavoratori, voi che tassate i redditi più bassi nella più classista delle manovre economiche, voi che siete sempre in grado di difendere i privilegi dei forti, voi che prendete ordini direttamente dal capitale finanziario, voi che per questo avete il senso dello stato, voi che non vi preoccupate di essere ridicoli anche in questi drammatici tempi, voi che controllate i mezzi di informazione con l'atavico terrore dei potenti, voi che ancora vi preoccupate di tenere sotto controllo le idee ed i comportamenti di tutti, non potrete essere la cura al male che voi stessi avete provocato e sostenuto in tutti questi decenni.
Perciò i lavoratori reggiani spolpati dalle vostre manovre economiche, i giovani senza lavoro, le centinaia di pensionati ormai costretti ad accedere alla carità per avere una minestra calda, e che scientificamente sono sacrificati sull'altare del profitto non saranno in piazza con voi per un inutile rituale.
Abbiamo sempre vissuto nella miseria e ci adatteremo ad essa per qualche tempo. Ma non dimentichi che gli operai sono gli unici produttori di ricchezza. Siamo noi lavoratori che facciamo funzionare le macchine nelle industrie, che estraiamo il carbone e i minerali dalle miniere, che costruiamo le città... Le macerie non ci fanno paura. Sappiamo che non erediteremo che rovine, perché la borghesia cercherà di buttare giù il mondo nell'ultima fase della sua storia. Ma, le ripeto, a noi non fanno paura le macerie, perché portiamo un mondo nuovo nei nostri cuori «Questo mondo sta crescendo in questo istante».
(B. Durruti)
Federazione dei Comunisti Anarchici di Reggio Emilia
07 gennaio 2012
Testo di un volantino distribuito a Reggio Emilia il 7 gennaio 2012
Resoconto
La visita di Mario Monti a Reggio Emilia
Il giorno dopo, se ne sono andati e sono tornati nelle proprie caserme le centinaia di poliziotti e forze dell'ordine varie poste a guardia della prima uscita pubblica del nuovo capo del governo, in occasione della nascita della bandiera nazionale tricolore, che appunto a Reggio è nata si è fatto sfoggio della nuova vulgata politica e culturale con annesse dissidenze, che dovrà caratterizzare la vita politica ed economica del prossimo futuro.
Se ne sono andati anche i vassalli democratici, ben rappresentati da sindaci ed assessori, che in compagnia del management imprenditoriale cooperativo e privato della città non hanno perso l'occasione di mostrarsi così felici della nuova espressione politica del governo italico.
Non sono mancate le comparse, non solo quelle divertenti in abiti militari d'epoca, la rievocazione della bandiera si sa in tutto il mondo deve essere accompagnata da bande militari e da soldati, questi, modernissimi, in uniforme.
La platea non si distingueva dalle scorse edizioni, abbonati all'evento per senso istituzionale i tanti anziani, e qualche giovane, hanno fatto da cornice alla sfilata ed alla successiva esibizione canora di Monti al teatro Valli, dove - manco dirlo - ha ottenuto un successo strepitoso, la sua prima esibizione pubblica ha evidenziato con tratti eloquenti la propria provenienza e la propria storia culturale, e gli abbracci di Prodi, e la strette di mano numerose davanti ai fotografi ed alle telecamere sembrano confermare che il vento del debito pubblico possa soffiare ancora a lungo.
Reggio è sempre stata una città ricca e pragmatica ed è importante ricordarlo; il fenomeno partigiano, che coinvolse in provincia diverse migliaia di giovani, venne presto archiviato; Togliatti, sempre dal teatro Valli, fece quel memorabile discorso "Ceti Medi Emilia Rossa", che all'epoca suonava come un "Arricchitevi!!!".
Certo del tempo ne è passato; quella rappresentazione politica è scomparsa da decenni, il sindacato è alle prese con la rivoluzione capitalistica e gli amministratori della città non sono i nipoti di chi li ha preceduti, figli di una altra accumulazione si potrebbe dire, e forse per questo è sfuggito a tutti che il discorso di Monti, se non bastassero le azioni concrete del suo governo, è stato "Impoveritevi!!, l'esatto contrario del Togliatti di cinquant'anni fa, che se anche non era capo del governo per la stragrande maggioranza degli emiliani restava il "Migliore".
I giornali del giorno dopo si accaniscono con ostentata determinazione a difesa del governo, con il sostegno istituzionale di tutto l'arco parlamentare la macelleria sociale prodotta da questo governo sembra sopportabile perché "seria", quasi che un comico non possa anche essere crudele e, come sempre complici, le testate giornalistiche tendono ad enfatizzare il nuovo passo delle privatizzazione mettendo in luce le ricalcitranti resistenze di tassisti e notai, per non fare apparire nella loro importanza strategica e politica le privatizzazioni che contano: ENI, Enel, Servizio sanitario, poste ecc.
A quest'uomo così serio, che si vorrebbe identificare come Capo del Governo, quasi tutti ripongono speranze salvifiche, ma se si va a ben vedere anche nella piccola Reggio Emilia gli apologeti di questo nuovo Co-Montismo (da non confondersi con comontismo) sono i diretti interessati ai provvedimenti governativi; è quasi naturale che un ceto politico a partire dagli assessori di ogni grado, si nutra e si mantenga aggrappandosi alla salvezza economica delle elargizioni governative, felicissimi tutto il ceto imprenditoriale, che potrà sguazzare nel sostegno alle privatizzazioni con soldi pubblici ed al quale è stato servito su di un piatto d'argento la pelle dei lavoratori, che con grande gaudio di tutti saranno finalmente merce tra le merci senza nessuna eversiva pretesa di essere riconosciuti come essere umani. Finalmente la giustizia sociale non dovrà più impensierire i padroni, troppo presi a salvare l'accumulazione capitalistica.
Gli oppositori si sono giustamente divisi in cinque tronconi. Il maggiore era quello della Lega, forte della partecipazione di duecento persone, hanno cercato di fare dimenticare di essere stata al governo per una quindicina d'anni. Da notare, e questo è gravissimo, che alcuni lavoratori di una azienda in crisi abbiano partecipato alla performance leghista. Sempre sullo stesso versante, qualche decina di fascisti de La Destra e Fiamma Tricolore che rivendicavano sovranità monetaria e nazionalizzazione nella più classica espressione nazionalsocialista. Sempre con questa caratteristica in un'altra piazza, i grillini dicevano le stesse cose ma con altre bandiere ed altri slogan. Speriamo che almeno questa crisi riesca a far capire ai più della pericolosità di certe cadute sul terreno della destra.
Sul nostro versante un centinaio di compagni della FdS rinchiusi dietro le transenne e, dall'altro lato della piazza, noi, con C.S Fai, collettivo R60, Rete Spartaco, Pcl... poco più di un centinaio di presenze, alle prese con le contraddizioni del presente. Al microfono si sono potuti ascoltare anarchici che protestano contro la casta come i grillini e rivoluzionari che scalpitano per passare all'azione e per uscire da un presidio - questo è vero - un po' troppo triste.
La giornata di ieri deve indurci a qualche ulteriore riflessione, la protesta della destra è stata più numerosa di quella della "sinistra". Speriamo che non sia la prefigurazione dell'uscita dalla crisi.
Gino