”Quando un uomo si avvicina al trentesimo anno di età, nessuno smette di dire che è giovane. Ma lui, per quanto non riesca a scoprire in se stesso alcun cambiamento, diventa insicuro; ha l’impressione che non gli si addica più definirsi giovane”
(Ingeborg Bachman, “Il trentesimo anno”)
Alle compagne e ai compagni del secondo congresso giovanile anarchico inviamo il nostro saluto, che purtroppo è un saluto scritto, non potendo partecipare direttamente, a causa di impegni politici e di lavoro, alla seconda sessione di un percorso iniziato due anni fa e a cui partecipammo con interesse. Avendo letto e dibattuto il documento introduttivo a cura del Coordinamento Emiliano, inviamo alcune brevi note, forse utili per il dibattito.
Situazione attuale
Se a uno sguardo sommario i processi di globalizzazione appaiono pienamente in atti e vincenti, all’approccio anarchico, invece, non possono sfuggire elementi di contraddizione nel fronte capitalista. Il riaffacciarsi di ricette neo-keynesiane, deboli venti di socialdemocrazia fanno sì che i gatti non siano tutti bigi (se non al buio) e che le spinte dal basso in termini sindacali, di diritti, di conquiste di spazi sociali e politici possono insinuarsi nelle contraddizioni e ridare forza ai soggetti portatori di alternativa libertaria.
L’anarchismo sociale
Così ben delineato nel documento emiliano, non può che porsi l’obiettivo di divenire un reale soggetto portatore di alternativa a tutti i livelli della società odierna. Occorre un programma, occorre una rinnovata riflessione su una delle peculiarità di quell’”anarchismo comunista, sindacalista e organizzatore” a cui si riferisce il testo emiliano: rivisitare il gradualismo rivoluzionario nel e per il XXI secolo.
Sindacalismo autogestionario e di base
Le lavoratrici e i lavoratori anarchiche/ci che fanno sindacalismo sono capaci
di stare vicino alle compagne ed ai compagni di lavoro, sono dentro i problemi e
gli umori, le incazzature e i conflitti di ogni giorno in quel luogo di
produzione, in quel territorio, negli organismi sindacali e di base che ogni
volta è possibile costruire, gestire, far crescere, difendere da burocrati e
capetti.
Se l’auto-organizzazione sindacale cresce dal basso, nei luoghi di lavoro e nel
territorio, possiamo allora “prefigurare” (per usare il termine del testo
emiliano) che ogni lavoratrice anarchica, ogni lavoratore anarchico, sia nella,
e faccia crescere, la struttura sindacale che lì, in quel posto, con quelli e
quei compagni, sviluppi conflitto, coscienza di classe, conquiste sindacali.
Che siano le strutture sindacali di base reali a decidere quale COBAS, quale
USI, quale confederazione può avere maggiori rapporti di forza, maggiori
speranze di vittoria: la federabilità delle lotte e delle esperienze
organizzative si costruisce da qui.
Scuola e pedagogia libertaria
Francisco Ferrer non voleva etichette alla sua pedagogia, ma voleva che fosse fatta con la libertà, nell’insegnamento come nell’apprendimento. Si rinnova oggi la battaglia perché nella scuola sia portato e ri-portato lo sviluppo del senso critico, la pratica della ricerca, l’arricchimento culturale per tutti e tutte, pena il ridursi in schiavitù dell’ignoranza e della flessibilità che servono al mercato del lavoro.
Antimilitarismo
La manifestazione di Ancona contro l’intervento in Albania indica che è possibile allargare il movimento ad altre forze. Nei movimenti (anticlericale, centri sociali, ecologista, comunalista,…) sembra emergere la disponibilità ad un ampliamento dei soggetti coinvolti, praticando coordinamenti su obiettivi precisi e pratiche condivise o costruendo reti di iniziative e solidarietà (piccolo esempio: la Rete per l’autogestione a Pesaro).
Organizzazione
Nel documento emiliano si dice che nell’organizzazione di sintesi “possono convivere diverse sensibilità e ambiti di intervento…a patto che ci sia una base di lavoro comune…”.
Sembra riemergere l’esigenza di un progetto politico fattibile, spendibile, comprensibile, praticabile, che tenga insieme gli anarchici e che si espanda nella società. Su questa base diverse opzioni organizzative possono convergere, come dimostrato dal convegno FAI di Bologna del gennaio 1996, rimasto purtroppo senza seguito.
Internazionalismo
Chiapas, secondo incontro intercontinentale, lotte alla Renault (vinte!), marce europee verso Amsterdam contro l’esclusione e la disoccupazione… Sono i segnali di una ripresa, di un movimento di massa che può ripartire e da cui le organizzazioni anarchiche e i sindacati di base e autogestioni possono trarre forza partecipandovi con tutte le ragioni, tuttora attuali, del nostro progetto rivoluzionario, autogestionarie, comunista e libertario.
Federazione dei Comunisti Anarchici – sezione “Nestor Makhno” di Fano/Pesaro