Adesivi/e
gli italiani e le italiane aderiscono. non si tratta di un’affermazione volta a teorizzare l’attrazione tra i sessi. in effetti nominare un soggetto sia al maschile che al femminile in questo caso è fallace, pardon, ambiguo. sto parlando del vizio d’aderire nel senso del dare la propria adesione, del dichiararsi a favore.
certo, è una barba (!) dover sempre dire tutto sia al maschile che al femminile (1), però in questo caso è vero : aderiscono entrambi i sessi. Guardate Giuliano Ferrara, come aderisce all’idea del finanziamento delle scuole private, dicendo che se anche i taxi sono un servizio pubblico finanziato (mah) lo devono essere anche tali scuole (2); e aderisce senza tema di fare un eccessivo favore al Vaticano, che vuole le scuole private per creare la sua lobby di credenti/dirigenti... da ex socialista mangiapreti, di Ferrara solo la stazza potrebbe farci dedurre che ne ha mangiati troppi. ma via! prendere in giro una persona per il suo peso, diciamo piuttosto per la sua forma, che nella sua rotondità richiama la perfezione dell’antica sigizia, l’essere bisessuale riunito o, in questo caso, il perfetto opportunista.
ma, nel tema del pensiero della differenza sessuale, guarda come aderiscono le giornaliste tv: ce ne fosse una che non si dica "credente"; forse qualcuna bleffa, ed è credente non tanto nel dio dei cattolici ma chissà in che altro. però, anche durante le trasmissioni più impietose verso la chiesa cattolica, debbono specificare di essere credenti: "io sono credente, ma..." , e con che pena cercano di dissimulare la loro incredulità. Nel caso del non aderire alla" fede", sembra si tratti di un handicap: ma se chi non crede ha un handicap, perché non assurge a simbolo, perché gli altri non cercano di essere come lui (e lei), di abbattere le barriere (ideologiche?), ...sembra piuttosto che chi non crede sia un appestato. Il dubbio, la critica, la non religiosità, vanno nascosti in appositi Lazzaretti ove riceveranno, ogni venerdì, la preghiera pietosa dei bravi cattolici. Un’ appestata: ecco cosa aveva paura di essere quella giornalista della Maratona Telethon(3) che ringraziava la fede per aver permesso a due coniugi di metter al mondo due bambini emofiliaci, e rimetteva alla fede le sorti della raccolta di fondi.
Aderiscono, ma a cosa, questi personaggi della politica, dei media, della cultura? a cosa hanno fretta di appartenere in vista del duemila, e quali distinzioni possiamo operare in merito a questa "fede" che tutti sembrano voler avere? Alcuni, seppur dubbiosi, sembrano voler prendere le distanze da se stessi e dal proprio privato professando un’immagine pubblica di sé: allora affidabile, buono, umano e altruista significa essere credente e viceversa, scordando il veritiero detto "l’abito non fa il monaco". buttare là un santino, qua una foto (a pagamento) in visita a "padre pio" buonanima (4), qui un "grazie a Dio" e là un "il nostro santo padre" sembra garanzia di integrità e fama.
Altri, sinistroidi ormai immersi nel mare alto del campare (o del campari che dir si voglia), vedono un po' l’ateo, l’agnostico, e persino il protestante (perché dalla parola sembrerebbe che protesta sempre e non sta bene) come figure che più non gli si addicono, etichette che è anzi meglio scostare, magari con comprensione, con, appunto, etichetta:
sono stati i primi nel pci e poi nel pds, a corteggiare i credenti facendogli anche credere di credere, perché no? così non troverete più un non credente. "non c’è salvezza (elettorale) al di fuori della Chiesa". c’è chi sarebbe disposto a presenziare incontri e comitati gay e lesbici, ad ammiccare agli hacker e a farsi un piercing al microfono, certo, fa moda, ma non chiedetegli di dire cosa pensa di dio, la legge sulla privacy piuttosto la violerà spesso per affermare, magari en passant, di "essere credente".
è una gara del patetico, vedere da un lato i tentativi di accapparrarsi abiti di nuova tendenza, sentire il bofonchiare di trangender e transpartiti, cyber scienza e genoma, e dall’altro veder affiorare tutti i vecchi stilemi della fede.
pensiamo ad Erri de Luca che sull’Avvenire dice di quanto sia bello vedere con l ‘ecografia quel puntino luminoso che già invita a non abortire (alfabeto morse?), e viene poi seguito in cronaca da una denuncia sulla possibile nocività delle ecografie preparto.
più patetici, questi e queste aderenti e adesivi al "carozzone" ( la Pivetti, quando definì i vescovi "un carrozzone", aveva ascoltato Zero), di coloro che ancora temono di essere definiti sovversivi, solo perché hanno sfilato a un corteo: vedi ad esempio Maria Nadotti che, nella sua introduzione ad un saggio lesbico di recente edizione italiana(5), già alla quinta riga avverte: "si parla di lesbismo, dunque non mi riguarda". dunque.
la fede nella propria essenza di eterosessuale è forte in questa donna (sì, ormai scrivo come un personaggio biblico della tv) ma, in verità vi dico, che prima del canto del gallo (?) coloro che aderiscono con leggerezza si staccheranno e cadranno nel fuoco della Geena (non Gena, Geena): essi infatti non sanno a cosa aderiscono; sono forse al corrente di tutti i dogmi e le ingiunzioni etiche e politiche contenuti/e nei 180 volumi da 500 pagine ciascuno firmati da questo Papa durante il suo pontificato?
e se ignorano gli insegnamenti della chiesa circa la risurrezione dei corpi, (6) potranno annunciare con nonchalance l’ennesimo film di zombies intercalato dagli spots sulle offerte detraibili dal reddito: "come nelle prime comunità cristiane, la chiesa si sostiene con le offerte dei fedeli". sigh!
francesca (dada) knorr
dicembre ‘98.
note:
1) quando si parla in generale, è più comodo parlare al neutro, dimenticando le differenze. quando si parla di proprie opinioni è più produttivo parlare per sé, facendo omaggio al femminista "partire da sé" che purtroppo, in un mondo dove si aliena, spesso è usato più come un limitativo che come un fondamento del discorso dialettico
2) Radio3-mattina, trasmissione con gli studenti alla lettura dei quotidiani e giornalisti ospiti; e il papa è il taxi driver?
3) dicembre ‘98, Rai.
4) Gente, settimanale popolare
5) Un furgone chiamato desiderio di Marny Hall, LaTartaruga ‘98
6) "La -risurrezione della carne- significa che, dopo la morte, non ci sarà soltanto la vita dell’anima immortale, ma che anche i nostri -corpi mortali- (Rm 8, 11) riprenderanno vita". Catechismo della chiesa cattolica, 990.