Laicità strumento di educazione alla convivenza
Oggi lo Stato, nei paesi economicamente più avanzati, mentre diviene sempre più "leggero" in economia e riduce l'erogazione di servizi sociali - anche per adeguare il costo dei servizi sociali allo standard di mercato compatibile con le ragioni della produzione (vedi minore spesa sociale delle economie emergenti) - si occupa sempre più di etica e bioetica, legifera su queste materie (aborto, procreazione medicalmente assistita, staminali, eutanasia, infibulazione, ecc.) e fa altrettanto sulle cosiddette materie personalizzabili (coppie di fatto, divorzio, separazione, ecc.).
Lo Stato, in un periodo congiunturale difficile dell'accumulazione capitalistica, caratterizzato da un assetto maturo del capitale e dall'ingresso sul mercato di nuovi agguerriti produttori, sviluppa una delle sue funzioni classiche, quella di polizia, per contribuire a controllare il mercato del lavoro e i meccanismi di produzione sociale che concorrono alla creazione del profitto. Non potendo deprimere oltre una certa misura il ruolo del settore terziario coinvolto nell'erogazione di servizi - anche esso produttivo di profitto per il capitale - pone norme per amministrare le materie personalizzabili e governare il mutamento della composizione sociale della forza lavoro.
Le caratteristiche della forza lavoro alla fine del secolo scorso e la struttura di salari e retribuzioni avevano creato un equilibrio demografico fatto in occidente di bassa natalità, in modo da reggere un tenore di vita compatibile con il reddito disponibile, caratterizzato da standard relativamente elevati. Facevano parte di queste misure sul piano sociale una politica demografica che utilizzava come strumento di pianificazione demografica il reddito, l'aborto, i sistemi di contraccezione. A sconvolgere il quadro e a rendere necessari ulteriori interventi era l'esplodere del movimento delle donne, che modificava profondamente non solo il loro ruolo sociale individuale, ma anche quello collettivo di uomini e donne. Da qui interventi relativi alle famiglie come il divorzio e la convivenza registrata, che non è altro che la creazione di un nuovo tipo di relazione giuridica per far rientrare nell'ambito dello spazio delle relazioni gestite dal diritto e dallo Stato, rapporti che rischiano di essere eversivi se ne restano fuori.
La tendenza alla giuridicizzazione delle relazioni affettive sia omo che etero sessuali riconosce e al tempo stesso norma il cambiamento, con modalità tipiche del riformismo illuminato.
I forti e inarrestabili flussi migratori, frutto di scelte strategiche del capitale sulla gestione del mercato del lavoro, ma anche di fenomeni economici e sociali più ampi, hanno allargato e modificato lo spettro dei problemi e pertanto la funzione di polizia dello Stato nei paesi cosiddetti a capitalismo maturo è venuta rafforzandosi attraverso l'adozione di un adeguato apparato strumentale di leggi.
E dove lo Stato non era e non è in grado di produrre queste leggi, è stato il capitale stesso a farle attraverso il mercato.
Tra i giuristi - perfino quelli più tradizionali - è scontato ormai che siano il mercato, le corporazioni professionali (medici, biologi, case farmaceutiche, ecc.) a produrre leggi e a dotarle di sanzioni ben più efficaci di quelle dello Stato, perché vengano rispettate, facendo a meno di ogni Parlamento. Il fenomeno prende il nome di applicazione della Lex Mercatoria.
Si consolidano pertanto
- Il pluralismo giuridico: contemporanea presenza di più ordinamenti giuridici che coesistono (si pensi al diritto dello Stato, a quello della mafia, a quello dei mercati, a quello religioso che insistono su uno stesso territorio);
- Pluralismo normativo: contemporanea vigenza - indipendentemente dai confini nazionali o statali - di più norme emanate da fonti diverse che regolano lo stesso fenomeno (comunali, regionali, statali, europee, internazionali, ma anche delle Chiese, delle comunità culturali o etniche, ecc.);
- Pluralismo etico: ricerca di formanti (elementi essenziali) condivisibili da tutti che costituiscano dei denominatori comuni, oltre i quali vige il relativismo dei valori. Ovvero ognuno ha i suoi valori e può coltivarli ed esercitarli.
Da ciò discende che non esiste una verità, ma tante verità che coesistono; che non esiste un diritto, ma tanti diritti; che non esiste una azienda, ma tante aziende che producono e vivono; che non esiste un individuo, ma tanti individui.
E' il trionfo del relativismo nel diritto, nella morale, nell'economia, nella vita sociale e di relazione. Quel relativismo che permette, ad esempio, di considerare coppie sia quelle monogamiche che quelle poligamiche, quelle etero come quelle dello stesso genere.
In una situazione come quella descritta la laicità delle istituzioni e delle persone è elemento essenziale per la gestione della fase (quale sviluppo delle forze produttive e delle dinamiche economiche contingenti).E qui ogni forza politica, ogni partito, ma anche ogni confessione religiosa, dà una propria versione di laicità, in genere utilizzando un aggettivo per definirla e completarla. Pertanto la laicità, a seconda dei casi, diviene giusta, vera, positiva, relativa, ecc.
Soffermandosi sulla visione di laicità delle confessioni religiose (che noi comunisti anarchici identifichiamo come un gruppo di persone che si considerano tali e sanno di esserlo e che perciò costituiscono delle agenzie internazionali, ovvero delle imprese che vendono il sacro) e in particolare di quella cattolica, occorre ricordare che per i pontefici e soprattutto per quello regnante, la laicità nella visione cattolica è quella giusta e positiva che nasce dalla cultura cattolica (vedi a riguardo i numerosissimi documenti vaticani).
La laicità per i cattolici muove dal rifiuto del relativismo, come spesso ricorda il pontefice regnante. Esiste una sola verità, quella del Dio rivelato, interpretato dalla gerarchia cattolica. Il rapporto con lo Stato e le istituzioni si risolve nell'uniformarsi ai valori cattolici, temperati dalla tolleranza misurata verso le posizioni altrui, nei confronti delle quali esiste tuttavia una superiorità morale dei credenti (superiorità dei valori occidentali, cristiani, e cattolici in particolare).
Le leggi devono ispirarsi a valori cattolici e vanno rispettate solo se rispondenti ai comandamenti religiosi. Perciò, ecco il no al divorzio e a forme diverse di convivenza affettiva giuridicizzate, no all'aborto, alla contraccezione, all'intervento genetico sugli embrioni, alla sessualità non finalizzata alla procreazione, all'eutanasia in qualsiasi forma.
Per veicolare queste scelte: ecco il sì alle scuole cattoliche, sì a contenuti cattolici nei programmi della scuola pubblica e all'insegnamento religioso come parte dei programmi, sì al finanziamento dell'assistenza e della beneficenza cattolica, sì all'aiuto economico alle strutture della Chiesa e ai privilegi fiscali.
In questa strategia si sviluppa l'attacco alla Legge 194/78, che sia detto per inciso ha ridotto il ricorso all'aborto del 60% da parte delle cittadine italiane, mentre ancora molto resta da fare con le donne immigrate. Questa legge, comparata con altre vigenti in numerosissimi altri paesi, è stata di gran lunga la più efficace nel ridurre il ricorso all'aborto, e sarebbe certamente più efficace se non vi fosse una continua dissuasione da parte cattolica del ricorso alla contraccezione e all'uso di anticoncezionali per una maternità responsabile.
L'attacco alla legge - oggettivamente rivolto ai diritti delle donne il cui corpo viene considerato portatore di una funzione sociale, ovvero un elettrodomestico familiare e sociale - rende palese la profonda mancanza di rispetto umano per le donne, la misoginia delle gerarchie ecclesiastiche e del corpo della Chiesa cattolica, la sua visione sublimata, profondamente malata dell'amore e del bene, rivolto ad una costruzione fantastica dell'uomo, quale è l'idea di Dio.
Al sentimento fatto di vicinanza, corporalità, sessualità, materialità tra due persone viene sostituito l'amore alienato per un Dio astratto, prodotto dall'angoscia degli esseri umani.
Ma l'attacco alla legge 194/78 nasce ancor più da ragioni politiche contingenti, dettate dalla necessità di una strategia volta alla costruzione di un blocco politico e sociale fondamentalista e neoconservatore, per dare collante a una aggregazione politica che ha come obbiettivo la restaurazione di rapporti sociali e produttivi, nonché politici, di stampo autoritario, in grado di sostenere al meglio l'accumulazione capitalistica.
Occorre smascherare e combattere soprattutto questo disegno, assumendo il principio della laicità senza aggettivi come strumento di educazione alla convivenza.
Nella concezione del comunismo anarchico, la società che esso vuole costruire è un soggetto dinamico, in continua evoluzione e cambiamento, che ammette la diversità come valore, che - a differenza di quella marxista - non ha verità da imporre, nemmeno l'ateismo, che mira alla piena realizzazione della felicità sulla terra, attraverso l'uguaglianza, anche di genere, e la fine dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo e la liberazione dal lavoro salariato.
Consiglio dei Delegati
Federazione dei Comunisti AnarchiciPesaro, 27 gennaio 2008