Appunti e note a margine della Centesimus Annus

Per una lettura critica ad uso dei militanti della lotta di classe

 

Introduzione

1.-2.-3. Il pontefice ricorda i precedenti pronunciamenti della Chiesa sulla questione sociale e dichiara che il suo intervento non è solo celebrativo, è occasione di riflessione sul passato per arricchire quanto già detto ma vuole "proporre l'analisi di alcuni avvenimenti della storia recente".

Cap. I
Tratti caratteristici della Rerum Novarum
(RN)

4. La R.N. fu scritta per rispondere a problemi posti dall'emergere di "...una nuova concezione della società e dello Stato e di conseguenza dell'autorità" e dall'apparire "di una nuova forma di proprietà, il capitale e una nuova forma di lavoro, il lavoro salariato". Il lavoro diviene una merce e la società si divide in due classi "separate da un abisso profondo". Ciò lascia spazio alla propaganda socialista e contro di essa di erge la Chiesa. LA R.N. ne è uno strumento.

5. Nodo centrale di quell'enciclica fu la condanna senza appello della lotta di classe. Ciò detto, il pontefice rivendica alla Chiesa il diritto di intervenire su queste materie rispolverando concetti e proposizioni tipiche della Res publica sub Deo. In questa prospettiva la diffusione della dottrina sociale della Chiesa è parte della sua azione evangelizzatrice. Le proposte di questa dottrina assumono oggi maggiore forza di fronte al discredito delle ideologie al punto che non ci sarebbe soluzione alla questione sociale al di fuori del vangelo.

6. Si sottolinea che Leone XIII volle esaltare la dignità del lavoro più che quella del lavoratore, malgrado che si affermi il contrario. Prova ne sia l'accento posto sul lavoro come strumento di realizzazione dell'uomo. Vi è poi l'esaltazione del lavoro ma anche l'indicazione dei limiti della proprietà privata, rinvenibili nel concetto di destinazione universale dei beni della terra. Ma oggi, di fronte al persistere della povertà sulla terra, l'analisi di allora va approfondita.

7. Diritto di organizzazione sindacale
Si ricorda che la R.N. affermò il diritto a costruire sindacati operai e associazioni padronali, omettendo di precisare che essa propugnava l'alleanza corporativa tra capitale e lavoro. Si legge positivamente la R.N. in materia di orario di lavoro e contrattazione delle condizioni di lavoro, riposo festivo, omettendo di ricordare il modo ignobile con il quale la R.N. vi faceva riferimento. Basti pensare che tralasciando le strumentali estrapolazioni, del salario si dice che deve garantire un'esistenza parca ma giusta e che il riposo festivo serve essenzialmente a partecipare alla festività domenicale.

8. Si ribadisce il valore politico delle affermazioni papali nella R.N., esaltandone i riferimenti alla difesa dei diritti dei lavoratori, anche se si cita la fase di capitalismo selvaggio di allora chiarendo che l'enciclica intendeva attenuarne gli effetti più pesanti. Ci si augura che la deregulation in atto in molti paesi non comporti un ritorno a quei metodi che si rivelarono controproducenti.

9. Il pontefice ricorda la rivendicazione del diritto di riposo domenicale come diritto di libertà religiosa.

10. - 11. Si richiama poi l'attenzione sul fatto che nella R.N. si critica sia il liberalismo che il socialismo. Sviluppando quei concetti, si afferma che sviluppando quanto si diceva in passato lo Stato deve intervenire ad arbitrare i conflitti di lavoro, tutelando la parte più debole.

Cap. II
Verso le "cose nuove" di oggi

12. Si spiega che l'attacco di Leone XIII al socialismo era motivato dalla consapevolezza che il rimedio proposto era peggiore del male perché scompaginava tutto l'ordine sociale, il cui andamento era ed è la proprietà privata, proponeva il ricorso alla lotta di classe, snaturava le funzioni dello Stato. Fu una critica ante litteram al "socialismo reale" ritenuta oggi giusta.

13. L'errore fondamentale del socialismo, secondo il pontefice, è di "carattere antropologico" poiché riduce l'uomo ad una serie di relazioni sociali, essendo egli condizionato dai meccanismi economico-sociali. In tal modo si esclude il concetto di persona come soggetto autonomo, come individuo dalla cui moralità dipende l'ordine sociale.

"Da questa errata concezione della persona discendono la distorsione del diritto che definisce la sfera di esercizio della libertà, nonché l'opposizione alla proprietà privata. L'uomo, infatti, privo di qualcosa che possa dir suo e della possibilità di guadagnarsi da vivere con la sua iniziativa, viene a dipendere dalla macchina sociale e da coloro che la controllano: il che rende molto più difficile riconoscere la sua dignità di persona e inceppa il meccanismo per la costruzione di un'autentica comunità umana".

Nella concezione cristiana l'uomo si realizza invece in diversi gruppi intermedi "cominciando dalla famiglia fino a gruppi economici, sociali, politici, culturali che, provenienti dalla stessa natura umana, hanno – sempre dentro il bene comune – la loro propria autonomia". Questa è la soggettività della società annullata insieme a quella dell'individuo nei sistemi di socialismo reale.

La causa dell'errata concezione della soggettività della società e della natura della persona umana è l'ateismo, strettamente connesso col razionalismo illuministico che concepisce – a detta del pontefice – la realtà umana e sociale in modo meccanicistico. In tal modo si nega in sostanza la trascendenza e quindi Dio.

14. Dalla radice ateistica scaturisce la scelta della lotta di classe come strumento di emancipazione. Non vi è tuttavia da parte del pontefice e dei suoi predecessori – i cui documenti vengono richiamati – una condanna totale e senza appello di questo strumento come in passato. L'analisi viene aggiornata sulla scorta delle encicliche sociali successive alla R.N. fino a giustificare le lotte contro le ingiustizie insopportabili e quelle che non ricorrono alla violenza. Ciò che viene condannato è la lotta di una classe, quella proletaria, contro le altre. Viene condannato il comportamento intransigente e l'indisponibilità alla conciliazione tra capitale e lavoro. Con un artificio retorico ed il ricorso ad un banale sillogismo la lotta di classe viene assimilata alla guerra totale e perciò, al pari di questa, condannata in nome della pace!!! La lotta di classe in sostanza sarebbe la trasposizione sul piano interno agli Stati dei mezzi di offesa adottati dall'imperialismo e dal militarismo. Ancora una volta è l'ateismo, che è tutt'uno con il disprezzo della persona umana, che farebbe prevalere con la lotta di classe il principio della forza su quello della "ragione e del diritto".

15. L'aggiornamento della dottrina economica della Chiesa
Vi è il rifiuto della "statalizzazione" dei mezzi di produzione ma anche del capitalismo selvaggio. Nella concezione cattolica lo Stato fornisce la "cornice giuridica al cui interno si svolgono i rapporti economici". In questa visione lo Stato è arbitro e svolge una funzione equilibratrice dei conflitti tra capitale e lavoro, interviene per rimuovere le cause della disoccupazione, promuove l'educazione e il risparmio, assicura livelli salariali adeguati. In questi compiti lo Stato è affiancato dal sindacato che ne è lo strumento di trasmissione istituzionale delle linee programmatiche e di governo ed insieme fa da collettore dei bisogni sociali, rappresentandoli verso lo Stato. Il sindacato inoltre contribuisce , quale società intermedia, allo sviluppo della personalità dei lavoratori e li educa a partecipare alla vita dell'azienda, li recupera a quel progetto di azionariato operaio di stampo neocorporativo che la Chiesa accarezza da sempre in continuità con la R.N.

Divenendo keynesiano, il pontefice preconizza l'attività di uno Stato che si fa interventista in economia e nei conflitti sociali in nome dei principi di "sussidiarietà e solidarietà".

A riguardo è impressionante vedere quanto queste concezioni hanno inquinato il mondo sindacale e soprattutto la CGIL, tanto che questi concetti si ritrovano nelle tesi di Trentin-Del Turco per il congresso confederale di novembre 1991.

16. Viste le condizioni del proletariato industriale nel secolo scorso si sostiene che il movimento operaio riformista, anche quando è stato gestito dai marxisti, ha svolto una funzione positiva alla quale si affianca quella del movimento cattolico da esso distinto e caratterizzato da una attività di cooperazione di classe più che di contrapposizione. Ciò anche grazie agli insegnamenti della R.N.

17. Giudizio sulle guerre mondiali
Accusati i sostenitori della lotta di classe di edonismo perché pensano al proprio esclusivo interesse, il pontefice include tra le cause delle guerre del 1914 al 1945 la lotta di classe. Da parte nostra tale analisi potrebbe al fondo essere anche condivisa ma, priva di motivazione, si configura come espediente retorico e dialettico per demonizzare la lotta di emancipazione delle classi subalterne.

18. Critica a Yalta e alla guerra fredda
La critica giusta alla politica dei blocchi viene usata per demonizzare le lotte di liberazione nel terzo mondo, presentate esclusivamente come parte della contrapposizione globale tra est e ovest.

La condanna della guerra, l'orrore per essa, il ripudio morale del ricorso alle armi viene usato per la condanna definitiva della lotta di classe come fenomeno interno agli Stati assimilabile a quello internazionale della guerra totale.

19. Elogio del capitalismo
Si esalta la ricostruzione postbellica nei paesi occidentali dimenticando che tale sviluppo si costruisce ancora una volta grazie alla continuazione in nuove forme della politica di rapina del terzo mondo svolta in passato attraverso il colonialismo ed oggi mediante il mercato basato su rapporti diseguali. Tuttavia questi Stati sarebbero degni di approvazione perché preservano i popoli dal comunismo, rimovendo le condizioni di miseria dei lavoratori che costituivano la base oggettiva di questo movimento.

Vi è poi una velata critica ai regimi nazionalisti e fascisti che hanno il merito di preservare le masse dal comunismo, anche se sacrificano un po' di libertà (sic!).

Vi è poi la critica del consumismo perché confrontandosi con il comunismo sul terreno dei bisogni e soddisfacendo anche i più effimeri, ridurrebbe l'uomo alla sfera dell'economico e al soddisfacimento dei bisogni materiali, impedendo l'autonoma esistenza della morale, del diritto, della cultura, della religione.

20. La decolonizzazione
Il fenomeno viene qui visto solo per gli effetti che esso ha sui tentativi di uscire dal sottosviluppo e vengono segnalati quei casi in cui il marxismo si fonde anche con la dottrina sociale cristiana nel tentativo di trovare una scorciatoia verso lo sviluppo e la soluzione dei drammatici problemi delle popolazioni.

21. Il pontefice rivendica il ruolo positivo della Chiesa nelle istituzioni internazionali per la difesa dei diritti umani e per lo sviluppo, anche se denuncia le carenze e l'insufficienza dell'azione svolta da tali organismi.

Cap. III
L'anno 1989

22. Il pontefice rivendica a sé della strategia internazionale di attacco al comunismo cominciando dai movimenti di liberazione ai America Latina e in Africa. Centralità dell'attacco alla teologia della liberazione.

23. I regimi comunisti sono crollati:

  1. per aver perduto la fiducia degli operai – vedi Polonia; la sconfitta è avvenuta mediante una lotta "pacifica", risvegliando "il senso della comune dignità umana". In una parola la debolezza di questi regimi era l'ideologia comunista stessa che ha alle origini come fondamento la mancanza di rispetto della dignità umana. Stimolando il contrasto tra istituzioni e classe operaia si è accentuata e fatta esplodere una contraddizione interna, quindi le istituzioni sarebbero crollate per implosione.
  2. il mancato ricorso ad una guerra ha il doppio valore di non uso della forza e rifiuto della violenza come strumento di soluzione dei conflitti e rifiuto-superamento della lotta di classe, obiettivo essenziale nella strategia della Chiesa (rinunciando alla lotta di classe nelle controversie interne come alla guerra in quelle internazionali).

24. Secondo fattore di crisi dei regimi socialisti è stato l'inefficienza del sistema economico (non è possibile comprendere l'uomo partendo unilateralmente dal settore dell'economia, né è possibile definirlo semplicemente in base all'appartenenza di classe).

Questo punto è essenziale per comprendere strategia e pensiero cattolico. La Chiesa ha sempre sostenuto e sostiene che i valori centrali e intramontabili dell'uomo sono la nascita, il riprodursi, il soffrire, il morire. Questo pontefice riscrive tali valori secondo la cadenza: nascere, amare, lavorare, morire. Da qui il valore centrale della famiglia come società riproduttrice di valori immutabili, come nucleo di conservazione.

La rivisitazione dei valori lascia intatto il nucleo essenziale del pensiero cattolico e permette di riproporre una visione della cultura come segnata dalla domanda sul destino ultimo dell'uomo e quindi sull'esistenza di Dio in chiave di risposta alle domande sull'esistenza personale. Con queste premesse l'idea di nazione è proiezione della famiglia e al tempo stesso l'ambito conosciuto all'interno del quale risolvere le proprie angosce personali, non ultima la difesa del lavoro come bisogno dell'esistenza.

Da qui l'annotazione che il terreno principale sul quale è avvenuta la sconfitta dei regimi socialisti è stato quello dell'ateismo, inteso come valore positivo, e della capacità di sostituire con valori positivi quelli della tradizione cristiana. Il crollo è avvenuto nel momento in cui la struttura = l'economia è entrata in crisi irreversibile, e non è più stata in grado di sostenere la sovrastruttura ideologica = lo slancio verso la costruzione dell'uomo nuovo socialista.

In sostanza il pontefice usa strumenti di analisi rigorosamente materialisti per spiegare la sconfitta dell'avversario di classe e in questo è la sua forza.

25. Tutto questo insegna che non è possibile costruire il "regno di Dio sulla terra" e che l'utopia umana, essendo l'uomo per sua natura imperfetto, inevitabilmente degenera. Tanto più degenererebbe quando pretende di limitare la libertà del singolo in nome dell'interesse collettivo. I cristiani, invece, avendo la visione del regno di Dio, possono costruire senza sbagliare anche in terra la migliore delle società. In sostanza primato della Res publica sub Deo.

26. Si ribadisce la portata universale del crollo dei regimi socialisti dell'Est europeo e se ne traggono le conseguenze in relazione al nuovo ordine internazionale.

La prima conseguenza è l'incontro in alcuni Paesi tra Chiesa e movimento operaio. Sono ancora legittime le ragioni di esistenza del movimento operaio ma, sottraendosi all'egemonia comunista, esso si affrancherebbe e confluirebbe in un più generale movimento degli uomini del lavoro, perdendo la sua connotazione di classe. Con queste caratteristiche tale movimento guarda alla Chiesa con interesse e non vi si contrappone. (Occhetto è il benvenuto!)

La crisi del marxismo non elimina le ragioni dell'ingiustizia sociale che ha un fondamento oggettivo. La Chiesa e la sua dottrina sociale sono però una valida e credibile alternativa. Pertanto oggi possono essere riaccolti nella Chiesa –mondati del loro peccato – coloro che sostennero la teologia della liberazione poiché la Chiesa può essa stessa essere soggetto di liberazione dei popoli senza bisogno del marxismo.

27. La seconda conseguenza della crisi dei regimi socialisti è l'insorgere nell'Europa orientale dei nazionalismi che potrà essere causa di gravi lutti se non interverrà la comunità internazionale e soprattutto l'Europa a svolgere un ruolo di arbitro e mediatore dei conflitti. Del resto la caduta delle divisioni fra Est e Ovest ha fatto emergere l'interdipendenza dei popoli e quindi l'unicità del mercato mondiale.

28. Gli ex-paesi socialisti saranno caratterizzati nei prossimi anni da una fase di profondi sacrifici paragonabili a quelli che i paesi occidentali sostennero nel dopoguerra. Si tratta di un momento delicato di passaggio nel quale l'attenzione degli altri paesi occidentali dovrà essere costante se non si vogliono perdere i vantaggi raggiunti. Lo sviluppo dei Paesi dell'Est ha bisogno di grandi capitali che non possono e non devono essere sottratti ai paesi del terzo Mondo. Perché le risorse siano reperite occorre portare avanti la politica del disarmo globale.

29. I pericoli maggiori in questa fase sono:

  1. possibilità di risorgere di forme di "totalitarismo e autoritarismo". Dietro questa dizione sta sia il pericolo di rinascita di regimi socialisti sia, più verosimilmente, l'instaurarsi di regimi di tipo dittatoriale e fascista.
  2. Uno "sviluppo selvaggio" che metta al primo posto il consumismo. Si tratterebbe di uno sviluppo squilibrato foriero di successivi problemi.
  3. L'affermarsi in alcuni paesi di regimi caratterizzati dal fondamentalismo religioso (il riferimento all'area mussulmana è evidente) che ostacolano la penetrazione della Chiesa.

Capitolo IV
La proprietà privata e l'universale destinazione dei beni

30. Vengono ora poste le condizioni del nuovo ordine per la Chiesa. Si ribadisce l'intangibilità del diritto di proprietà, sia pure con le limitazioni connesse all'uso sociale di essa.

31. Il diritto di proprietà era già in passato connesso al lavoro. Oggi lo è ancora più, poiché è il lavoro, per di più collettivo, inteso come organizzazione del lavoro, che produce ricchezza. Si ribadisce la natura sociale del lavoro.

32. La conoscenza dei processi produttivi viene vista come equivalente della proprietà dei mezzi di produzione. Da qui la valorizzazione, oltre il lavoro umano, "della capacità di iniziativa e di imprenditorialità" che, rispetto al passato, si impone sugli altri due fattori: il lavoro e il capitale. Da qui le lodi dell'imprenditorialità come prodotto specifico dell'uomo nella concezione cristiana, frutto della scienza, della conoscenza, ecc.

33. Questa nuova organizzazione del lavoro e della produzione sospinge tuttavia ai margini i paesi del Terzo Mondo, fa deperire i sistemi produttivi obsoleti, condanna all'indigenza e alla povertà milioni di uomini, mentre in molte aree sopravvivono forme di capitalismo selvaggio. Questa divisione non è solo caratteristica di alcune aree geografiche ma avviene all'interno stesso dei paesi sviluppati e dipende dall'inserimento nel mercato mondiale sia dei sistemi produttivi che dei singoli lavoratori. Si diffondono così sacche di emarginazione e di sottosviluppo.

34. Si riafferma il ruolo del libero mercato come strumento per collocare le risorse e rispondere ai bisogni. Tuttavia ci sono bisogni che non possono essere soddisfatti dal mercato e sono quelli della giustizia sociale per cui in alcuni paesi del Terzo Mondo dove sopravvivono condizioni di sfruttamento la situazione è ancora quella descritta dalla Rerum Novarum e sono quelli i bisogni primari.

35. A questa situazione bisogna reagire (si apre un grande e fecondo campo di impegno e di lotta) utilizzando soprattutto i sindacati per costruire un sistema di rapporti che non sia quello degli ex-regimi socialisti poiché quello era capitalismo di stato, ma costruendo una "società del lavoro libero, dell'impresa e della partecipazione". (Si ripropone in forme e adeguate ai tempi l'idea portante della Rerum Novarum che era quella della partecipazione azionaria operaia e del corporativismo cattolico).

Infatti la Chiesa "riconosce la giusta funzione del profitto come indicatore del buon andamento dell'azienda". Tuttavia il modello proposto dalla Chiesa, ancor più chiaramente che nel passato, affida allo Stato il ruolo di controllore e di soddisfare le esigenze fondamentali di tutta la società. Ciò non significa disconoscere l'importanza del profitto, del quale si tesse un elogio accorato, la occorre capire che esso trova un limite nella distruzione delle condizioni stesse che lo determinano. Perciò bisogna rilanciare globalmente l'economia poiché l'equilibrio produttivo, come il mercato, ha ormai dimensioni mondiali. Pertanto l'indebitamento dei paesi del Terzo Mondo non è solo un problema per essi ma per l'economia mondiale. Bisogna perciò abbattere l'ammontare di questo debito, i debiti vanno pagati ma non a presso di sacrifici insostenibili.

36. Ma non solo i paesi del Terzo Mondo hanno problemi economici. Quelli avanzati hanno il problema della "domanda di qualità" o qualità totale (qualità delle merci da produrre e da consumare, qualità dei servizi di cui usufruire, qualità dell'ambiente e della vita in generale). Bisogna tuttavia evitare che ciò si tramuti in consumismo e che si dirigano le risorse verso il superfluo o ancor peggio verso bisogni come la droga e la pornografia. Per evitare ciò occorre vigilanza dei mass media e attenzione degli investitori e dei "reggitori dei popoli".

37. Denuncia del disastro ecologico visto come una violenza a Dio in quanto creatore.

38. Ma c'è anche da "salvaguardare le condizioni morali di un'autentica ecologia umana". Bisogna conservare e mantenere i valori cristiani e combattere i pericoli dell'urbanizzazione. Non una parola, come ci si attenderebbe, a favore delle popolazioni sterminate dall'invadenza della società capitalistica.

39. La prima struttura dell'ecologia umana è la famiglia, (rieccolo), naturalmente quella fondata sul matrimonio e definita santuario della vita. Condanna di coloro che non si sposano, qualificati come edonisti. Il pontefice si scaglia quindi contro l'aborto e le politiche di controllo delle nascite, viste con come frutto di scelte economiche, ma come perdita di valori.

40. Da qui l'esaltazione del ruolo dello Stato come difensore e tutore dei beni collettivi, come argine al potere del mercato che non considera che esistono beni che non sono semplici merci (lirica quasi è la critica ai limiti intrinseci delle leggi di mercato).

41. Dell'alienazione
Si fa la critica del concetto e delle cause dell'alienazione, secondo il marxismo, concludendo che nei paesi socialisti essa non veniva eliminate ma si appesantiva della penuria dei beni.

Riconosce d'altra parte che l'alienazione è un prodotto reale nelle società capitalistiche.

La soluzione è nella concezione cristiana della vita e nell'annullamento dell'uomo in Dio.

"Nella società occidentale è stato superato lo sfruttamento, almeno nelle forme analizzate e descritte da Carlo Marx. Non è stata superata invece l'alienazione nelle varie forme di sfruttamento".

L'uomo deve essere invece in grado di dominare istinti e passioni e la sua libertà sta nell'obbedienza a Dio. Ci si deve comunque guardare dai bisogni indotti dai mass media.

42. Contro il capitalismo
Il fallimento dei regimi comunisti vuole forse dire che il sistema sociale vincente sia il capitalismo? La risposta è negativa e si intende per capitalismo l'assenza di controlli al mercato e alle imprese. E' positiva se si tratta di "riconoscere il ruolo fondamentale positivo dell'impresa, del mercato, della proprietà privata e della conseguente responsabilità per i mezzi di produzione, della libera creatività umana nel settore dell'economia", ma sarebbe più appropriato parlare di economia di impresa o di economia di mercato o semplicemente di economia libera invece che di capitalismo.

Anche se la soluzione marxista è fallita (il crollo del sistema comunista ha eliminato un ostacolo), permangono nel Mondo situazioni di emarginazione e sfruttamento che esigono una soluzione e sarebbe pericoloso affidarsi al mercato o alla convinzione di alcuni che non occorre far nulla perché queste situazioni si risoleranno da sé.

43. La Chiesa – a differenza che in passato, vedi Rerum Novarum – non avrebbe modelli da offrire (la tutta l'enciclica va in direzione opposta). Prova ne sia che si propone ancora una volta la partecipazione operaia, anche se in una forma meno ideologizzata e corporativa che in passato. Il Fine è la soddisfazione dei bisogni e la pace sociale. Un ruolo centrale spetta a riguardo al movimento sindacale, collettore e organizzatore di questa nuova struttura sociale.

Capitolo V
Stato e cultura

44. La Chiesa è per lo Stato di diritto (divisione dei poteri). Si scaglia contro il totalitarismo marxista, la dittatura del proletariato, il potere della maggioranza sulla minoranza quando questa opera per annientarla. Poiché l'uomo è la rappresentazione visibile di Dio, fare la scelta del totalitarismo è contro Dio.

45. La Chiesa è contro il totalitarismo perché difende se stessa. Il totalitarismo infatti la combatterebbe perché essa propugna un criterio oggettivo per distinguere il bene dal male, ovvero è depositaria di una scala di valori che possono essere utilizzati per giudicare i governanti. Lo Stato totalitario tenta di assorbire in sé l'idea di nazione, di famiglia, di comunità religiosa, delle stesse persone. Perciò va combattuto.

46. Perciò la Chiesa apprezza il sistema della democrazia, ma la permea dei propri valori, attraverso l'attività militante dei credenti. La Chiesa è contro il fondamentalismo – degli altri, s'intende!

47. Per rifondare la società e lo Stato dove il totalitarismo comunista e i regimi totalitari di sicurezza nazionale sono crollati occorre riconoscere il diritto alla vita (no all'aborto), diritto alla madre e a vivere in una famiglia unita e dove regna la morale, diritto alla verità = diritto a credere in Dio, diritto di lavoro e a partecipare agli utili per sostenere sé e i propri cari, diritto a fondare una famiglia e ad accogliere i figli con esercizio responsabile della sessualità, quindi diritto alla libertà religiosa. Il fondamentalismo cattolico di questo papa è fatto di questi contenuti. Lo Stato e la società che ne emergono sono "etici" , di un'etica cattolica fondamentalista.

Rispetto a questo tipo di società anche i regimi democratici, ovviamente, non sono in regola e ciò è motivo di crisi sociale. Tuttavia "la Chiesa rispetta la legittima autonomia dell'ordine democratico".

48. Ruolo della Chiesa nel settore dell'economia
Lo Stato deve garantire sicurezza, sorvegliare e guidare l'esercizio e il rispetto dei diritti umani, provvedere a armonizzare e guidare lo sviluppo economico, svolgere compiti di supplenza nel rafforzare i settori in crisi, attraverso un intervento limitato nel tempo. Quindi sì allo Stato del benessere, ma rifiuto dell'assistenzialismo che è sbagliato poiché introduce il ricorso al principio di sussidiarietà per cui una socialità o ente di ordine superiore interferisce nell'attività di ordine inferiore, deresponsabilizzandola. Rivendicazione alla Chiesa dell'ambito di intervento a favore di emarginati, tossici, immigrati. No allo Stato che si fa carico di tutti i servizi sociali.

49. Rivendicazione del valore della carità e del ruolo del volontariato. Ma la prima azione di solidarietà avviene nella famiglia che ha cura dei figli e degli anziani. Quindi provvedimenti economici a favore della famiglia per non schiacciare l'uomo tra Stato e mercato.

50. Necessità di sostenere la cultura della Nazione temperandola con l'opera di evangelizzazione. Si sfugge così al mantenimento dello statu quo e la Chiesa di vede garantita capacità espansiva.

51. Sostenere con i valori cristiani la lotta per la pace.

52. Quindi lotta contro la guerra. Ma l'altro nome della pace è lo sviluppo, che è una responsabilità collettiva. Perciò sostegno agli organismi internazionali e concertazione mondiale per lo sviluppo. Rinuncia al superfluo ed alle rendite di posizione.

Capitolo VI
L'uomo e la via della Chiesa

53. L'obiettivo della Chiesa è l'uomo.

54. La dottrina sociale della Chiesa è strumento di evangelizzazione. E in questa prospettiva si occupa del proletariato e quindi dei valori tipicamente cristiani: la famiglia, l'educazione, doveri dello Stato, ordinamento della società nazionale e internazionale, della vita economica, della cultura, della guerra e della pace, del rispetto del concepimento e della morte. Pertanto la sociologia cristiana è un capitolo della teologia e la dottrina sociale della Chiesa appartiene al campo della teologia morale.

55. Ringraziamenti a chi ha studiato ed arricchito negli ultimi anni la dottrina sociale della Chiesa. Bisogno di propagandare e far conoscere tale dottrina nei paesi dell'Est, in crisi ideologica, nei paesi capitalistici per correggerne gli errori, nel Terzo Mondo per indicare le soluzioni.

56. Necessità di testimonianza militante per i credenti attraverso le opere.

57. La "mondializzazione dell'economia" impone di intervenire non solo evitando il superfluo per darlo ai poveri, ma potenziando lo sviluppo e l'azione degli organi internazionali.

58. Carattere evolutivo della dottrina sociale della Chiesa, illuminata dalla grazia.

59. Natura interdisciplinare della dottrina sociale.

60. Necessità di una grande alleanza tra credenti e non credenti per realizzare la dottrina sociale della Chiesa.

61. Rivendicati i meriti passati, il centenario deve essere occasione di rilancio di fronte a compiti nuovi.

62. Ringraziamenti finali a Dio.

a cura della
FEDERAZIONE dei COMUNISTI ANARCHICI

agosto 1990


(Documento presentato al Meeting Anticlericale di Fano del 1990.
La "
Centesimus Annus" è disponibile sul sito del Vaticano a http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_01051991_centesimus-annus_it.html)