SULLA PROPOSTA DI VOTO AI MIGRANTI

 

Forti sono i sospetti nei confronti della proposta di Fini di allargare il diritto di voto amministrativo ai migranti regolari. Siamo favorevoli all'estensione dei diritti per tutti, quindi anche al diritto di voto, ma anche convinti che le mosse del vicepresidente del Consiglio siano tutte interne allo scontro politico in atto nel centro-destra. Non possiamo dimenticare che Fini e Bossi sono stati gli estensori di una legge razzista che ha peggiorato ulteriormente le condizioni di migliaia di uomini e donne migranti. Lo strumento del voto non abbia quasi mai rappresentato, nella storia dell'emancipazione umana, un percorso ideale per la conquista di nuovi diritti. Anzi, in più occasioni esso si è rivelato come un vero e proprio inganno. Ma quale mezzo legale di emancipazione, quando la legge é tutta intesa a difendere lo stato di cose che si vorrebbero abolire? 

Questo non nega il principio che tutti debbano avere la possibilità di incidere sui processi politici decisionali. Di fronte alla crisi dei sistemi di rappresentanza politica e istituzionale, come effetto dei processi di globalizzazione e di integrazione economica, l'atto del voto si è svuotato ulteriormente del suo valore politico. Proprio per questo, sempre meno italiani vanno a votare. I governi nazionali, e così a seguire quelli locali, perdono la loro funzione politica di gestione e amministrazione del territorio e della cosa pubblica, per diventare agenzie periferiche con funzioni di controllo e repressione diretti da organismi politici sovranazionali (FMI, WTO, ecc.), nell'ambito dei quali si dettano regole e condizioni. E così anche in tema di immigrazione la Bossi-Fini e la Turco-Napolitano sono figlie dell'Europa di Schengen e delle sue politiche repressive e discriminatorie ai danni dei migranti che hanno umiliato, emarginato e stigmatizzato questi uomini e donne in fuga come violenti, disadattati e criminali. Al lento declino della democrazia rappresentativa dobbiamo contrapporre la mobilitazione contro una possibile deriva autoritaria, continuando, con le armi della lotta e dell'azione diretta, il percorso di liberazione dallo sfruttamento economico e dal dominio politico. 

Solo così potremmo costruire un mondo nuovo, libero da ogni forma di sfruttamento, dove nessun essere umano sarà considerato un clandestino, e tutti potranno godere degli stessi diritti. Le lotte dei contadini Boliviani, che in questi giorni stanno pagando un grosso tributo in vite umane per difendere la propria vita e i propri diritti, così come la ribellione del popolo indios nel Chiapas e di tutti i diseredati del mondo, si legano con le lotte che noi combattiamo qui, insieme ai lavoratori e alle lavoratrici migranti, per il riscatto sociale, per l¹emancipazione di tutti, per godere pienamente delle nostre libertà.

Alterlinus


da Alternativa Libertaria Novembre 2003

foglio telematica della FdCA