75° Consiglio dei Delegati della FdCA

Reggio Emilia, 16 maggio 2010

presso locali MAG6 - Via Vittorangeli 12

Mozione a sostegno delle iniziative promosse dal "Forum - Acqua Bene Comune" contro la privatizzazione dell'acqua

 

Premessa

La campagna referendaria prevede di rispondere a 3 quesiti specifici (fonte: http://www.acquabenecomune.org/ - sito ufficiale del Forum):

Primo quesito:

«Volete voi che sia abrogato l'art. 23 bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto legge 25 giugno 2008 n. 112 "Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria" convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato dall'art. 30, comma 26 della legge 23 luglio 2009, n. 99 recante "Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia" e dall'art. 15 del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recante "Disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europee" convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n. 166?»

Secondo quesito:

«Volete voi che sia abrogato l'art. 150 (Scelta della forma di gestione e procedure di affidamento) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 "Norme in materia ambientale", come modificato dall'art. 2, comma 13 del decreto legislativo n. 4 del 16 gennaio 2008.

Terzo quesito:

«Volete voi che sia abrogato il comma 1, dell'art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 "Norme in materia ambientale", limitatamente alla seguente parte: "dell'adeguatezza della remunerazione del capitale investito"?»

Di seguito una breve spiegazione del perché bisogna cercare di far abolire i precedenti articoli di legge:

PRIMO QUESITO: fermare la privatizzazione dell'acqua

Il primo quesito si propone l'abrogazione dell'art. 23 bis (dodici commi) della Legge n. 133/2008 , relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica.

È l'ultima normativa approvata dal Governo Berlusconi e stabilisce che la gestione del servizio idrico (dalla captazione alla distribuzione attraverso acquedotti e/o condutture) sia affidata a soggetti privati o misti, con capitale privato almeno del 40%, attraverso gara.

L'obiettivo della norma è di mettere sul mercato le gestioni dei 64 ATO (su 92) che non hanno ancora proceduto ad affidamento della gestione o che l'hanno fatto dandolo però a società in cui il privato non abbia almeno il controllo del 40% delle azioni. Di conseguenza le società a capitale pubblico che gestiscono le risorse idriche, cesseranno di essere tali entro il dicembre 201. Potranno infatti continuare ad esistere solo se si trasformeranno in società miste, con capitale privato al 40%. Queste società miste inoltre dovranno essere collocate in borsa (essere quindi delle SpA) e arrivare ad avere un massimo di quota pubblica del 40% entro giugno 2013 e del 30% entro il dicembre 2015.

Abrogare questa norma significa contrastare la privatizzazione dei beni comuni imposta dalla UE, e conseguentemente dal Governo italiano, e quindi la definitiva consegna al mercato capitalista dei servizi idrici.

SECONDO QUESITO : aprire la strada della ripubblicizzazione

Si propone l'abrogazione dell'art. 150 (quattro commi) del D. Lgs. n. 152/2006 (c.d. Codice dell'Ambiente), relativo alla scelta della forma di gestione e procedure di affidamento, segnatamente al servizio idrico integrato.

L'articolo stabilisce che le uniche modalità di affidamento della gestione del servizio idrico siano la gara o l'affidamento diretto della gestione attraverso Società per Azioni a capitale misto pubblico privato o a capitale interamente pubblico. L'abrogazione di questo articolo non consentirebbe più il ricorso né alla gara, né all'affidamento della gestione a società di capitali, potenzialmente favorendo il percorso verso l'obiettivo della ripubblicizzazione del servizio idrico, ovvero la sua gestione attraverso enti di diritto pubblico con la partecipazione dei cittadini e delle comunità locali. Darebbe inoltre ancor più forza a tutte quelle situazioni territoriali dove sono in atto lotte delle comunità locali che rivendicano la ripubblicizzazione del servizio, attualmente in mano ai privati o a società a capitale misto.

TERZO QUESITO : eliminare i profitti dal bene comune acqua

Si propone l'abrogazione dell''art. 154 del Decreto Legislativo n. 152/2006 (c.d. Codice dell'Ambiente), limitatamente a quella parte del comma 1 che dispone che la tariffa per il servizio idrico è determinata tenendo conto dell'"adeguatezza della remunerazione del capitale investito".

La parte di normativa che si chiede di abrogare è quella che consente al gestore del servizio di avere garantiti i profitti anche quando questi non ci siano. Attualmente infatti noi paghiamo sulla bolletta idrica un 7% fisso a remunerazione del capitale investito. Inoltre senza che ci sia alcun collegamento tra profitti e capitali reinvestiti per il miglioramento qualitativo del servizio.

Abrogando questa norma del privilegio economico si eliminerebbe, per dirla come il Forum, il "cavallo di Troia" che, con la garanzia del profitto economico per il capitale, ha aperto la strada ai privati nella gestione dei servizi idrici.

Motivazioni a cura del GdL Energia ed Ambiente

Il GdL Energia ed Ambiente si auspica che i e le militanti della FdCA appoggino attivamente la campagna referendaria, sia nella fase di raccolta firme che in quella più lunga e difficile di propaganda referendaria. E che lo facciano, se non come organizzazione politica direttamente impegnata nella campagna, almeno come individualità o negli organismi di massa in cui svolgono lavoro politico territoriale e/o sindacale.

I motivi di questa richiesta sono molteplici:

1) La raccolta delle firme e la anelata futura campagna referendaria permette (e permetterà) di entrare in contatto diretto con i lavoratori e le lavoratrici del territorio di appartenenza. Le discussioni ai banchetti di raccolta firme, i volantinaggi, le iniziative di piazza, permettono ai militanti comunisti anarchici (anche se presenti come organizzati in strutture di massa: centri sociali, sindacati, ecc.) di contattare direttamente i soggetti appartenenti alla nostra classe sociale di riferimento, discutendo con loro non solo di acqua ma di temi legati alla gestione delle risorse energetiche e materiali territoriali. In questo primo periodo di raccolta firme, in cui alcuni di noi si sono impegnati individualmente nella propaganda e ai banchetti di raccolta, abbiamo potuto constatare un profondo interesse dei lavoratori nei confronti dei temi legati alle risorse materiali ed energetiche del proprio territorio di appartenenza. Segno che è necessario intervenire direttamente su questi temi col duplice obbiettivo di influenze le lotte in senso comunista libertario e di avvicinare quanti più lavoratori e lavoratrici per dimostrare loro che autogestire autonomamente le risorse vitali territoriali è possibile ed è necessario se non vogliamo che l'ambiente in cui viviamo sia definitivamente e irreversibilmente deteriorato dalle brame di profitto delle oligarchie capitaliste.

2) In tal senso l'abolizione relativa al secondo quesito prevede, con il discorso della ripubblicizzazione, non solo il ritorno ad una gestione del bene acqua che ne impedisca il collocamento sul mercato capitalista, ma anche una certa tendenza al controllo diretto delle comunità locali; argomento su cui possiamo sicuramente intervenire, proponendo modelli di autogestione che prevedano ad esempio, in questa fase, il controllo diretto da parte di organismi territoriali, sugli enti locali statali predisposti alla gestione della risorsa, quali i comitati di quartiere, i comitati territoriali di difesa ambientale, i g.a.s., ecc.

Da qui lavorare pubblicizzando forme di autogestione diretta, proponendo forme organizzative orizzontali che "affianchino" gli enti statali smascherandone gli sprechi burocratici e la lontananza dalle esigenze reali dei fruitori della risorsa.

Avviando così un processo di competizione nella gestione territoriale della risorsa, una doppia gestione che inevitabilmente porterebbe a delle contraddizioni in termini di conflitto di potere.

È un processo sicuramente lungo e impegnativo ma è una prospettiva di sperimentazione di "liquidazione" territoriale dello Stato.

Gruppo di Lavoro Energia e Ambiente
Federazione dei Comunisti Anarchici

Reggio Emilia, 16 maggio 2010