Commissione Sindacale FdCA

Pesaro, 13 giugno 2010

presso i locali Unicobas/USB, Via Scialoia 66

 

La lotta di uno è la lotta di tutti

 

La manovra del governo, che si concretizza in pesanti tagli al lavoro dipendente, sia sul versante dei salari che nella riduzione/destrutturazione della copertura del welfare (spiccano i provvedimenti ai danni delle donne, delle pensioni di vecchiaia e di anzianità, dei precari della scuola), ha - sia sul versante della stretta attualità che in prospettiva - reso inattuale e sbagliate le conclusioni imposte dalla maggioranza al XVI Congresso CGIL.

I tagli, che non saranno gli ultimi, sono centrati su un pesante attacco che non ha precedenti alle lavoratrici/ori del Pubblico Impiego, che si allinea con la riduzione programmata dei salari nel settore privato e alla soppressione dei contratti nazionali.

Occorre aggiungere alla manovra la cancellazione dei diritti e delle tutele, in fase avanzata e i processi ristrutturativi/riorganizzativi che ne applicano nei fatti la cancellazione e hanno come fine la complicità del sindacato fuori e dentro i luoghi di lavoro, pena le sanzioni e l'espulsione per chi non si adegua.

L'attuale gruppo dirigente CGIL rafforzato dalle ultime nomine (quattro) in segreteria nazionale e dalla modifica in senso restrittivo dello statuto che centralizza le decisioni al Comitato Direttivo Nazionale, dimostra ancora una volta la sua incapacità nell'affrontare un passaggio fondamentale che mette in forse l'esistenza stessa della forma sindacato.

La dinamica congressuale stessa ha messo a nudo la realtà della confederazione che risulta balcanizzata, la volontà della maggioranza di non discutere della linea sindacale, la netta contrapposizione alla FIOM.

I due punti: rientro nell'accordo sulle regole contrattuali e la ricerca dell'unità con CISL e UIL condannano la CGIL ad un ruolo subalterno agli altri due sindacati e alla Confindustria.

La durezza della fase economica (sono le lavoratrici/ori che pagano) e la realtà sociale che si delinea non danno tregua; queste posizioni assunte dalla CGIL vengono messe in discussione dalla necessità che le lavoratrici/ori hanno e avranno di rispondere a questo attacco alle loro condizioni di vita.

La vicenda di Pomigliano riassume nel particolare il tutto; la FIAT pretende non solo un utilizzo degli impianti dove la saturazione e quindi lo sfruttamento dei lavoratori ha pochi riscontri come intensità e drammaticità, ma oltre a togliere di mezzo tutta la contrattazione esistente tenta di negare, per accordo, la possibilità che la si possa realizzare in futuro, eliminando il diritto dei lavoratori a organizzarsi e lottare nel luogo di lavoro.

La Mozione 2 in CGIL si costituisce in area programmatica entro l'8 luglio; verrà preceduta da riunioni nei territori.

Risulta importante per i militanti e simpatizzanti FdCA, presenti in CGIL, assumere un ruolo attivo nella costruzione dell'area, essendo questa l'unica possibilità per dare il nostro contributo e avere visibilità in CGIL.

La nascita dell'USB il 22 maggio a Roma rappresenta un passo verso la semplificazione del panorama del sindacalismo di base in Italia, ma non sembra poter contribuire alla risoluzione dei vecchi problemi che affliggono la galassia del sindacalismo di base italiano fin dalla sua origine, risalente ormai a quasi 25 anni fa.

Sul percorso che ha portato alla nascita dell'USB giacciono le spoglie del precedente cosiddetto "patto di base" siglato da RdB/CUB, Confederazione Cobas e SdL ed i veleni provocati dalla divisione tra RdB e CUB, precedentemente confederati, e che rappresentavano almeno l'80% degli iscritti dell'area di base.

All'interno del pernicioso e verticistico meccanismo di scomposizione e ricomposizione che affligge il sindacalismo di base da decenni, la nascita dell'USB porta con sé alcune novità quali la divisione del sindacato in due macroaree: privato e pubblico, gestite da esecutivi e non da coordinatori, ed inoltre un segnale incoraggiante soprattutto a livello dei territori, ove più aspro è lo scontro di classe in atto. Ma, per un'unione che nasce, tante divisioni e tanti problemi permangono: quello del perdurare dell'errore di indizione di scioperi separati, della concorrenza fra tutte le sigle del sindacalismo di base, del prezzo che si trova a pagare in questa situazione il sindacalismo libertario storicamente fautore dell'unità dei lavoratori, prima ancora delle sigle. Ma proprio in questa fase cruciale il sindacalismo di base è chiamato a superare la sua recidiva incapacità a saper trovare una soluzione di coordinamento stabile, se non di federalismo, per poter ambire a porsi come punto di riferimento, sia nei confronti dei lavoratori, dei precari e degli immigrati, sia nei confronti della minoranza interna alla CGIL.

L'unità e l'organizzazione di classe dal basso è il nostro fine costante, le sigle sindacali sono solo il mezzo per raggiungerla. A questo sono chiamati l'USB, la CUB, il sindacalismo libertario, per questo si impegnano gli attivisti sindacali della FdCA, nei sindacati in cui sono iscritti.

Per questo sosteniamo tutti gli scioperi e le manifestazioni indette nel mese di giugno, e ci adopereremo dove possibile perché gli scioperi generali di CGIL e CUB del 25 giugno possano fondersi in un'unica grande dimostrazione di iniziativa per l'unità del movimento dei lavoratori/trici.

Commissione Sindacale
Federazione dei Comunisti Anarchici

Pesaro, 13 giugno 2010