Commissione Sindacale FdCA
Cremona, 17 dicembre 2011
presso il CSA Kavarna, via Maffi, Cremona
Con i lavoratori, contro la cancellazione dei diritti, per rilanciare la lotta sindacale
Una ventina di attivisti sindacali della FdCA e non, provenienti da Lombardia, Emilia e Marche hanno preso parte alla riunione della Commissione Sindacale della FdCA, dibattendo sulla situazione sindacale attuale e le sue prospettive.
FIAT
L'accordo siglato tra la FIAT e le organizzazioni sindacali aziendali, tranne la FIOM, cancella il contratto nazionale e 40 anni di contrattazione aziendale. Come era facilmente prevedibile, nonostante negato da più parti, dal 1 gennaio l'accordo applicato a Pomigliano verrà esteso a tutti gli stabilimenti del gruppo FIAT.
Il decalogo imposto dalla FIAT senza alcuna contrattazione obbliga i lavoratori del gruppo al rispetto di norme di comportamento e di regole nell'organizzazione del lavoro e dell'attività sindacale, che l'azienda ritiene esigibili pena provvedimenti disciplinari che possono giungere fino al licenziamento. La limitazione dell'attività sindacale per i lavoratori, l'abolizione delle elezioni delle rsu a favore di rsa elette dalle segreterie dei sindacati firmatari, l'estromissione dagli stabilimenti FIAT della FIOM, in quanto non firmataria dell'accordo e quindi l'impossibilità ad agire sindacalmente e pubblicamente per gli operai iscritti alla FIOM, costituisce un colpo inferto in profondità ai diritti di organizzazione sindacale nel gruppo, ma al tempo stesso un colpo profondo anche alla stessa credibilità del sindacato quale soggetto di contrattazione: infatti i sindacati firmatari ammessi in azienda hanno abdicato alla loro funzione di soggetto contrattuale ed alla FIOM le viene negata del tutto. Se la contropartita è misera ed incerta (gli assorbimenti salariali non modificano la retribuzione lorda, aumentando solo la paga dello straordinario obbligatorio a 120 ore e notturno, il premio per il lavoro pari a €600 per il 2012, ammesso che il lavoratore non si assenti mai; il piano aziendale a tutt'oggi non esiste) a fronte della Waterloo dei sindacati firmatari, il prezzo da pagare diviene ancora più pesante nel momento in cui nel gruppo FIAT cala il silenzio sui diritti sindacali e vengono messe a tacere le voci di denuncia, di controinformazione, di iniziativa sindacale nei reparti, di assemblea (le 10 ore individuali vengono ripartite tra le organizzazioni sindacali aziendali) di rivendicazione di appartenenza sindacale, di sciopero.
E' importante che la FIOM ed i sindacati di base che hanno una presenza nel gruppo FIAT trovino modi di mantenere un rapporto di vicinanza e contatti stretti con gli operai rinchiusi nel silenzio aziendale e promuovano nel territorio la controinformazione e la denuncia delle condizioni di lavoro e di negazione dei diritti sindacali; è importante promuovere un'azione di recupero e di radicalizzazione degli operai iscritti - loro malgrado - ai sindacati firmatari, perché svolgano un'azione di pressione e di critica all'interno dei loro sindacati.
Se la FIOM prova sulla sua pelle la maledizione dell'esclusione dai diritti sindacali, che il sindacalismo di base subisce e denuncia da sempre, non è certamente motivo di soddisfazione per una nemesi annunciata, quanto impulso ad un riflessione sulla mancanza di una legislazione sulla rappresentanza sindacale in tutto il mondo del lavoro che potesse arginare le azioni di forza della dirigenza FIAT ed altri soggetti padronali insofferenti alla presenza del sindacato conflittuale in fabbrica.
Manovra Techno-Monti
I provvedimenti del governo Monti sulle pensioni, presi - anche questi - senza alcuna concertazione o trattativa con i sindacati, sanciscono in maniera evidente che il debito pubblico italiano verrà pagato per qualche centinaio di miliardi di euro nel medio-lungo periodo proprio e solo sui lavoratori; l'innalzamento dell'età pensionabile aumenta il tempo di lavoro, preclude la stabilizzazione dei precarie... stabilizza la precarietà!
Anche in questo caso, le misure pesantissime per il futuro di milioni di lavoratori, allungano la loro tetra ombra sulle organizzazioni sindacali, di fatto emarginate e spodestate dal loro ruolo di intermediazione. La fine della concertazione (già in crisi) viene così sancita con un atto di forza del governo e toglie ai sindacati persino quello stesso ruolo di "istituzioni" che si erano conquistato a forza di cedimenti e svendite dei diritti e del lavoro.
Se i cedimenti sindacali, i sacrifici, i contratti al ribasso imposti dalle burocrazie sindacali venivano riequilibrati verso iscritti e lavoratori da una solenne difesa dei diritti acquisiti sul piano della contrattazione e dell'intangibilità del sistema pensionistico, ora con il blocco della contrattazione nel pubblico impiego e con la fine della pensione pubblica d'anzianità, i sindacati subiscono deliberatamente (ma se la sono anche cercata...) un colpo profondo alla loro credibilità quali parti sociali rappresentanti il mondo del lavoro.
La techno-sberla istituzionale data a CGIL-CISL-UIL e la nemesi che le ha colpite oggi dopo un ventennio di scivolamenti e snaturamenti verso un'interpretazione del ruolo del sindacato quale struttura sempre meno interessata a rappresentare la classe lavoratrice, pur in presenza di un inasprimento del conflitto di classe da parte padronale e statale, non fa però alzare le quotazioni del sindacalismo di base.
E' più probabile la diffusione di un sentimento di disaffezione e di abbandono verso CGIL-CISL-UIL, che non il travaso di iscritti e delegati da queste verso il sindacalismo di base.
Lo sciopero di 3 ore del 12 dicembre non ha dato segnali confortanti di partecipazione. Lo sciopero di 8 ore sempre il 12 dicembre della FIOM ha mostrato più capacità di reazione, ma solo in pochissime - seppur significative - realtà dove la mobilitazione non è stata puramente simbolica. Lo sciopero del 19 dicembre nel pubblico impiego e nella scuola (solo 1 ora, però) non va caricato - in questa situazione - di eccessive aspettative.
Evitare il peggio, ricostruire relazioni sindacali dal basso
Come attivisti/e sindacali anarchici e libertari e come lavoratori/trici iscritti/e sia a CGIL che ai sindacati di base denunciamo da tempo il fenomeno strisciante e silenzioso della desindacalizzazione nei luoghi di lavoro, dell'abbandono e della disaffezione dei lavoratori verso l'impegno sindacale e verso l'assunzione di responsabilità di rappresentanza, della delega automatica; tante sono le pressioni (e la repressione aziendale) ed a volte i ricatti; invece poche sono spesso le pur piccole vittorie o l'appoggio delle strutture di vertice.
Una ulteriore spinta in questa direzione viene ora data dall'accordo in FIAT e dalle manovre governative.
Tramonta un sistema di relazioni industriali. E' in corso uno smantellamento della legislazione sul lavoro conseguente alla ristrutturazione dei rapporti di forza così come vengono plasmati dalla crisi economica in corso. Statuto dei Lavoratori, accordi-quadro e intere parti dei contratti nazionali di categoria sulle relazioni sindacali sono in attesa di profonde modifiche regressive.
L'agibilità sindacale nei luoghi di lavoro si riduce sempre di più alla gestione di una bacheca.
Se i vertici di CGIL-CISL-UIL sono passati rapidamente in 20 anni dal sindacato concertativo a quello collaborativo a quello di mercato e magari già li attende un futuro da sindacato-lobby che gestisce solo pezzi di welfare, assunzioni e fondi-pensione senza contrattare più nulla, il sindacalismo conflittuale - da parte sua - pur rafforzato dagli ultimi anni di impegno della FIOM, non riesce ancora a proporsi quale referente credibile sul piano di classe.
Nei posti di lavoro è per noi importante iniziare a ricostruire un percorso di relazioni sindacali scrostate da ogni automatismo di tessera o di delega, per spingere i tanti lavoratori, delusi e demotivati dalle scelte e dalla incapacità di CGIL-CISL-UIL o dall'affastellamento dei sindacati di base, a recuperare un protagonismo di riflessione e di analisi, di iniziativa e di proposta, che esca dall'azienda e dagli uffici e si relazioni con le strutture sociali nel territorio per rimettere il lavoro al centro delle mobilitazioni.
L'appuntamento con le elezioni delle rsu nel pubblico impiego e nella scuola nei primi mesi del 2012 in 2 settori dove la contrattazione è ferma fino al 2014 e si fa pesante il clima da caserma imposto dai dirigenti, va colto come occasione per rilanciare la partecipazione dal basso e l'individuazione di rappresentanti legittimati dai lavoratori nella definizione delle liste; lo sciopero indetto da USB-Unicobas-Snater-SLAICOBAS-USI per il 27 gennaio - in un periodo in cui dovrebbe aprirsi la partita sulla revisione dello Statuto dei Lavoratori e del mercato del lavoro - va colto come una prima scadenza da costruire da ora prima nei luoghi di lavoro e nel territorio e poi come dimostrazione di una potenzialità di mobilitazione che deve caratterizzarsi con contenuti di classe, che sviluppino inclusione e senso di appartenenza, per tutti e che deve allargarsi coinvolgendo tutte le realtà sindacali di base e conflittuali...
Ma centrale sarà anche la manifestazione nazionale della FIOM dell'11 febbraio dentro la lotta per un contratto nazionale scaduto, che la Finmeccanica ha disdettato, e contro il contratto di Marchionne, affinché diventi un momento di coagulo delle opposizioni sociali e un rilancio di mobilitazioni generalizzate e radicate nelle aziende e nei territori...
Obiettivi di classe unificanti in un anno in cui si prevede recessione con aumento della disoccupazione: difesa del diritto di sciopero; aumenti salariali; ripristino dei 40 anni di contributi; riduzione progressiva dell'orario di lavoro per il riassorbimento di licenziati e precari; abolizione del precariato (Legge Biagi), difesa dell'art. 18.
Commissione Sindacale
Federazione dei Comunisti AnarchiciCremona, 17 dicembre 2011