Noi non siamo Piattaformisti, ci sforziamo di esserlo
Verso una teoria dell'organizzazione politica per i nostri tempi, parte II
In tempi recenti un certo numero di correnti ideologiche della tradizione comunista libertaria ha ispirato tutta una generazione ad organizzarsi per costruire e riprodurre organizzazioni e lotte intorno ad una riflessione sulla tradizione in proiezione futura. Gran parte di questa teoria ci giunge dal periodo delle più grandi ondate di lotte proletarie e contadine del 20° secolo. Quel periodo ha prodotto una teoria dell'organizzazione basata su una posizione da protagonista all'interno dei punti più alti delle lotte, dei loro successi e delle sconfitte.
Oggi, ci troviamo in una situazione diversa da quella in cui si trovavano ad esempio gli Amici di Durruti o la Makhnovicina. Oggi non c'è un movimento di massa che produca contro-potere e che minacci da presso il capitalismo e lo Stato. Non ci sono organizzazioni significativamente inserite o prodotte nelle lotte, e non c'è nessun credibile movimento rivoluzionario fascista che oggi minacci direttamente la classe lavoratrice[1]. Cioè siamo di fronte ad una seria diversità tra la nostra realtà e quella dei punti più alti della rivoluzione, ed in una conseguente difficoltà nell'applicare direttamente la teoria di quel tempo. Mentre la lezione di quelle lotte è cruciale per comprendere e costruire, quello che invece ci manca è una teoria dei nostri tempi (di periodi di lotte di bassa intensità) che possa indicarci non semplicemente come lottare in tempi di rottura rivoluzionaria, ma come far crescere e sviluppare le lotte fino a quel punto. Abbiamo bisogno di una prassi che ci aiuti ad andare dal nostro quotidiano fino a quei picchi, e di conseguenza occorre ampliare il nostro sguardo sulla storia per guardare a soggetti che hanno affrontato le nostre stesse sfide. Questo articolo passerà in rassegna alcune delle teorie al loro più alto punto di lotta, cercherà di estrarne degli insegnamenti, ed infine cercherà di mostrare quanto ci occorra trovare una teoria nostra che ci permetta di costruire fino ad un necessario alto livello di lotta e di unità.
La prima teoria a cui guarderemo è il sintetismo. Il quale, pur essendo una corrente certamente non piccola, non è necessariamente una teoria prodotta da alti livelli di lotta, ma una teoria che ha spinto verso lo sviluppo di teorie organizzative più coese in risposta ai fallimenti prodotti dal sintetismo stesso. Siamo di fronte ad una teoria organizzativa e pratica che negli USA è diffusa tra anarchici ed attivisti (in verità anche tra la sinistra marxista-leninista il sintetismo è una forte corrente nella forma social-democratica) Infatti, il sintetismo non è mai esistito esplicitamente come una teoria (salvo le aberrazioni e le note a piè pagina come Faure[2]). Nessuno si definisce come un sintetista, ma in pratica la maggior parte delle organizzazioni libertarie hanno caratteristiche sintetiste. Il sintetismo mette insieme persone che non hanno un livello basilare di unità sulla strategia e spesso sulla teoria. L'esempio classico sono le "federazioni anarchiche" (in particolare in Europa, ma anche negli USA nella storia recente con il caso della Social Revolutionary Anarchist Federation[3]) le quali permettono a varie e contraddittorie tendenze di coesistere tutte insieme nella stessa organizzazione senza nessuna unità alle fondamenta. Un esempio attuale sono, all'interno dell'Internazionale delle Federazioni Anarchiche, la Federation Anarchiste francese e la Federazione Anarchica Italiana, le quali sono pesantemente ispirate dalla sintesi e mettono insieme le persone sulla base di una concezione a maglie larghe dell'anarchismo, fino ad includere gli individualisti.
Il sintetismo dunque raggruppa i rivoluzionari sulla base del desiderio di organizzare azioni ed attività, patriottismo organizzativo oppure propaganda. Questo è l'unico ambito in cui vi è un livello di prassi; molti hanno ne hanno già discusso la teoria ed i limiti della sua realizzazione. Il lascito degli ambienti sub-culturali, delle reti di attivisti e delle proteste politiche sta alla base del milieu proto-sintetista. La sintesi svolge una funzione produttiva in questi contesti, specialmente nei movimenti contro la globalizzazione e contro la guerra. Attività di massa e rivolte hanno messo insieme la gente e fatto fare passi avanti nella direzione della riflessione. In qualche modo la pratica sintetista è stata l'espressione della maturazione di questo milieu, ed insieme il tentativo di trovare una soluzione politica ai limiti insiti nell'azione pura.
I raggruppamenti[4] che sono emersi da questo milieu hanno sviluppato la loro critica alla paralisi delle organizzazioni sintetiste, alla mancanza di formazione e di impegno dei loro militanti, al loro orientamento anti-strategico ed alla loro incapacità di adattarsi alle condizioni che mutano. Tutto questo ha portato molti in Nord America a guardare ad ideologie del passato per trovarvi una guida ben oltre il sintetismo, sia che fossero il leninismo, il maoismo, il piattaformismo, lo specifismo o l'organizzazione di quadri[5].
Questo è quello che è successo negli anni '90 e 2000. Le persone si sono messe a studiare la storia, hanno lavorato con organizzazioni estere, ed hanno cercato di applicare la teoria all'ordine dei problemi concreti che trovavano nel lavoro organizzativo. I movimenti rivoluzionari libertari hanno fatto un passo avanti. Al tempo stesso, le soluzioni trovate erano limitative a causa dello scarto storico tra il presente ed il passato. I peggiori esempi di ciò si sono manifestati in una sorta di "rinascita" come rivoluzionari, pentiti dei peccati del passato finalmente mondati da una nuova teoria che dava risposte ai problemi del passato[6].
Il Piattaformismo, quale contributo ideologico, nasce da rivoluzionari ucraini, russi e poi francesi, sulla base dell'esperienza del forte movimento anarchico in Ucraina durante la rivoluzione russa[7]. I piattaformisti mettevano l'enfasi sullo sviluppo di un'organizzazione rivoluzionaria che fosse radicata e impegnata nella costruzione dell'organizzazione di massa, ma che avesse unità nella teoria, nella strategia e nella tattica. A differenza del centralismo democratico, l'organizzazione piattaformista non prevede una gerarchia di organismi superiori che possano dare la linea organizzativa alla base[8]. Il piattaformismo si promette di rettificare le tendenze burocratiche dei bolscevichi e nello stesso tempo la caotica e dannosa disunità dei movimenti rivoluzionari di massa e delle organizzazioni rivoluzionarie sintetiste.
I piattaformisti dovettero affrontare al tempo un problema particolare. Allora vi erano organizzazioni rivoluzionarie di massa bolsceviche, socialiste ed anarchiche e contemporaneamente la messa in pratica di un'organizzazione anticapitalista della società. Il piattaformismo è una risposta a questa situazione, chiamando all'unità dei comunisti libertari per combattere quelli che cooptano o reprimono la rivoluzione, per far avanzare le nostre idee e la nostra pratica, per creare una corrente coesa nelle organizzazioni di massa, per far vivere l'ideologia e la prassi libertaria nella pratica popolare (quello che Joseph K. della Solidarity Federation e del comitato degli studenti in occupazione della Università del Sussex definisce come "massificazione[9]"). L'assenza di questa unità e di questa coesione è stato uno dei fattori che ha permesso ai capitalisti ed ai reazionari di reprimere e di sconfiggere la rivoluzione in un gran numero di insurrezioni rivoluzionarie. Il piattaformismo è diventato poi semplicemente un nome per indicare una intera corrente. Il dualismo organizzativo in Italia, gli Amici di Durruti in Spagna, lo shifuismo in Cina, ecc, hanno tutti elaborato le medesime conclusioni durante i periodi rivoluzionari[10].
In una situazione di mancanza di chiare alternative organizzative, dovrebbe essere benvenuta un'azione dirimente di influenza da parte del piattaformismo, ma al tempo stesso dovrebbero essere chiari anche i limiti di una sua rigida applicazione. Di fronte ad un basso livello di sviluppo delle lotte, di fronte alla mancanza di organizzazioni di massa ed all'alienazione della sinistra, la lezione del piattaformismo appare necessaria, ma insufficiente. Esso non ci dà istruzioni su come sviluppare la necessaria unità per giungere ad un'organizzazione rivoluzionaria altamente efficace. L'unità strategica prevede che ci sia una strategia. Ma la costruzione di una strategia fondata nella realtà richiede che ci sia un certo livello di presenza nelle lotte, da cui trarre insegnamenti, ed un crescente livello di confronto con lo Stato. Invece, gran parte di ciò che viene fatto passare per strategia non è altro che produzione per lo più di carattere speculativo, basata su assunti che dicono come dovrebbero procedere le lotte, invece che essere basata sulle esperienze tratte dalle lotte vive.
Dunque, una unità altamente efficace ha bisogno di esperienze e di alti livelli di lotta. Ne discende che l'unità richiede che le persone abbiano esperienza di lotta, capacità e comprensione necessaria per costruire sia strategia che unità, cioè esattamente le cose che ci mancano. Per queste ragioni molte delle teorie organizzative che provengono dagli ambienti piattaformisti sono relativamente astratte fermandosi al livello di enunciazioni, oppure desunte dai periodi rivoluzionari. In definitiva, il piattaformismo è un fine, un punto finale del processo rivoluzionario. Abbiamo invece bisogno di un ponte tra la teoria e la pratica che possa portarci ad un alto livello di quella unità necessaria in tempi rivoluzionari. Il piattaformismo dunque è un lascito importante nella comprensione dell'organizzazione rivoluzionaria, ma è insufficiente quale teoria che possa aiutarci a costruire oggi capacità politica ed organizzazione coesa.
Lo specifismo è correlato al piattaformismo in ciò di cui tutte le organizzazioni specifiste di oggi sono consapevoli, per provenienza o per dialogo con la corrente piattaformista. Lo specifismo è qualcosa di alquanto complicato a causa delle contraddizioni storiche insite nella sua esistenza. Specifismo significa semplicemente specifico-ismo, cioè l'idea di credere nella necessità di una organizzazione (politica) specifica. In Uruguay (dove lo specifismo è nato) vi era una tradizionale divisione tra gli anarchici che credevano solo nell'organizzazione di massa anarcosindacalista e gli anarchici che ritenevano fosse necessaria anche un'organizzazione politica. Molti, se non moltissimi, in Nord America abbinano lo specifismo alla Federación Anarquista Uruguaya fondata negli anni '50. La vera nascita dello specifismo quale esplicita posizione della FAU, va collocata nel periodo post-dittatura, durante gli anni '80, quando la FAU è stata ri-fondata, ri-proclamato l'anarchismo e lo specifismo lanciato quale insegnamento tratto dalle lotte[11].
Lo specifismo pone l'enfasi sulla necessità dell'inserimento sociale (i rivoluzionari dovrebbero organizzarsi in maniera militante e coesa all'interno dei movimenti di massa), cercando di costruire caratteristiche libertarie in questi movimenti, unità organizzativa e disciplina, combinati con un modello federalista di democrazia di base[12]. Dopo la dittatura, la FAU, ha adottato una fase di orientamento dei quadri con un lungo periodo di prova prima di entrare nell'organizzazione, durante il quale gli attivisti studiano il percorso della FAU, fanno pratica nei movimenti e sviluppano unità col resto dell'organizzazione. Va da sé che in parte, questo processo è dovuto a fondate ragioni di vigilanza nell'Uruguay post-dittatura. Se da un lato questo metodo di prassi interna è alquanto avanzato ed è fonte di insegnamento per noi, al tempo stesso molti anarchici che in Nord America si identificano con lo specifismo, ne sono del tutto all'oscuro. Non è nemmeno chiaro chi altri, al di fuori della FAU, faccia allo stesso modo.
Il contesto storico e politico dell'Uruguay non presenta analogie con la nostra situazione esattamente come accade per il piattaformismo. Ma se lo specifismo non è un'ideologia che viene dai tempi rivoluzionari (scaturì piuttosto dal collasso della reazione, con un'insurrezione ma non con una rivoluzione), esso però ha un livello di inserimento nelle lotte e nell'organizzazione che va ben oltre il nostro. Il processo di radicalizzazione dei militanti perciò ci apparirà molto diverso, dato che qui noi abbiamo ben poca esperienza da cui imparare. Lo specifismo propone prioritariamente lo sviluppo della militanza tramite l'impegno nell'organizzazione rivoluzionaria, posto che i rivoluzionari sono primariamente impegnati nel costruire prassi libertaria nei movimenti di massa. Tutto ciò manca nella nostra esperienza e produce tanta differenza tra le lotte in Sud America e le nostre in Nord America. Al pari del piattaformismo, lo specifismo dovrebbe essere un fine ed una parte di quel processo di formazione che ci porta a diventare dei rivoluzionari, ma anch'esso risulta incompleto quale teoria per la nostra pratica.
Un altro contributo ad una teoria dell'organizzazione è il concetto di organizzazione di quadri di Bring the Ruckus (BTR). Per quanto ne so, non c'è un'altra organizzazione che abbia proposto questo concetto, o almeno sono stati i primi a farne una questione centrale[13]. BTR ha messo insieme le pratiche della sinistra attuale all'interno del concetto di quadri, cosa meno nuova di quanto BTR cerchi di mettere in evidenza. Il loro concetto di organizzazione di quadri è una sintesi del dibattito della Nuova Sinistra sul concetto di quadro con una prospettiva libertaria, anche se si tratta solamente di speculazioni a partire da elaborazioni di BTR basate sulle correnti della sinistra marxista degli anni '60 e su concetti libertari.
L'organizzazione di quadri è simile al piattaformismo ed allo specifismo nell'importanza che attribuisce all'unità organizzativa ed alla pratica di massa della politica rivoluzionaria. La concezione di BTR sull'organizzazione di quadri mette in evidenza non solo le posizioni organizzative, ma anche le capacità e l'attività dei militanti. L'organizzazione di quadri è segnata dall'avere un alto sviluppo della militanza e delle capacità dei militanti col fine dell'unità strategica. L'organizzazione di quadri è fatta dunque da militanti che sono quadri, capaci di organizzarsi nei movimenti di massa con uno sviluppo teorico coerente con quello dell'organizzazione. Strategicamente parlando, l'organizzazione di quadri cerca di lavorare solo in aree selezionate per massimizzare l'impatto dei quadri sulla base dell'analisi strategica. BTR ha prodotto indicazioni per il lavoro organizzativo ed ha sviluppato dei criteri per come dovrebbe essere l'intervento.
"Una organizzazione di quadri cerca di partecipare a quello lotte di base (o "di massa") che si ritiene abbiano il maggior potenziale rivoluzionario, alla luce dell'analisi politica fatta dai quadri. A livello nazionale, una organizzazione di quadri sviluppa ed implementa strategie di potere duale a cui i suoi militanti partecipano su scala nazionale. A livello locale, i quadri locali partecipano alle lotte di base coerenti con la strategia nazionale, dibattono la loro efficacia nelle riunioni locali, ne fanno relazione all'organizzazione nazionale, e cercano di muovere le lotte di base verso una direzione radicale in base al dibattito interno ai quadri"[14].
E' il caso di far notare che un'organizzazione a centralismo democratico non è necessariamente un'organizzazione di quadri, né un'organizzazione di quadri deve funzionare necessariamente col centralismo democratico. L'organizzazione di quadri è definita dai suoi militanti e dalla sua strategia, ed in generale la maggior parte delle attuali organizzazioni anarchiche e di quelle a centralismo democratico non molto più omogenee sul piano della capacità e della coscienza. L'aspetto maggiormente positivo nel concetto di organizzazione di quadri è il ruolo della prassi interna. La teoria dell'organizzazione di quadri dovrebbe spingerci ad interrogarci sul nostro posto nella storia, dando priorità all'attività e facendo crescere i militanti ad un livello tale da permettere loro di fare il lavoro che l'organizzazione ritiene prioritario. Si tratta di una funzione di orientamento collettivo e di massa, con una strategia costruita dal basso, e per questa ragione questa concezione può far parte della più ampia tradizione comunista libertaria. L'organizzazione di quadri si impone allora con diritto nel vuoto cruciale della nostra discussione su quale direzione prendere verso l'organizzazione rivoluzionaria. Detto questo, anche l'organizzazione di quadri non sfugge ai limiti visti per il piattaformismo e per lo specifismo.
Il problema è a che punto siamo oggi. Le persone che sono attratte o iscritte nella sinistra non hanno un orientamento da quadri. Molta della sinistra emerge dall'accademia, da sub-culture politicizzate e dalle forme istituzionali della sinistra (sindacati, ONG, bracci dei partiti politici). In genere i militanti a livello di massa hanno una comprensione più profonda della prassi di quella che hanno gli attivisti della sinistra. Il basso livello di esperienza e di crescita politica nella sinistra è un serio impedimento allo sviluppo di una strategia e di una militanza efficienti. Il livello di impegno è estremamente basso, le persone sono cani sciolti, e risulta del tutto assente la disciplina necessaria a sostenere un lavoro ideologico, organizzativo e persino emozionale per un movimento rivoluzionario. Peggio ancora, queste dinamiche così problematiche vengono poste in modo chiaro ben raramente, né ce ne si fa carico sufficientemente e coerentemente.
La sfida allora per un'organizzazione di quadri è come sviluppare militanza ed unità, mentre si accumulano sufficienti forze per poter giustificare l'esistenza dell'organizzazione. Se avere una strategia unitaria è cruciale (e su questo il piattaformismo è chiarissimo), dobbiamo chiederci quale tipo di strategia ed a quale grado di astrazione dalla pratica possiamo giungere. Le persone vengono verso le nostre organizzazioni a vari livelli, e noi avvertiamo un grande scarto tra la coscienza, la formazione (nel più ampio senso di autodidatta) e le capacità. Se noi non siano ad un livello molto avanzato di unità, ci sono questioni metodologiche reali con cui avremo a che fare a causa della disomogeneità di coscienza, di impegno e di capacità a fronte del funzionamento democratico dell'organizzazione. Un orientamento da quadri non ci dà automaticamente un metodo per portare la sinistra al livello di unità e di strategia che perseguiamo. Infatti, i tentativi di formare quadri (a differenza della prassi spesso inconsapevole di BTR nella formazione dei suoi quadri) tende nei giorni nostri a portare o verso organizzazioni populiste con un'unità di carta, oppure verso il settarismo delle micro-sette. Nulla di tutto ciò è inevitabile, ma ci sono necessari altri strumenti per aiutarci a comprendere che la transizione verso un'organizzazione di quadri efficiente va ben oltre una mera teorizzazione dell'unità, della coesione e della disciplina come dovrebbero essere una volta acquisite. Cercherò di affrontare questi temi nell'articolo "Verso una attuale teoria dell'organizzazione"[15].
S. Nappalos
Miami Autonomy & Solidarity
http://miamiautonomyandsolidarity.wordpress.com
Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali
Note:
1. Non si vuole negare la possibilità che qualsiasi movimento rivoluzionario, di destra o di sinistra, possa sorgere nel breve periodo. Con la crisi che sembra espandersi e gli squilibri delle forze politiche, la situazione attuale potrebbe mutare rapidamente.
2. Sébastien Faure era un anarchico francese che è vissuto tra la fine del 19° secolo e gli inizi del 20°, diventando un vero oppositore del piattaformismo. Insieme a Volin, fu sostenitore del "sintetismo" di tutte le tendenze anarchiche (individualisti, comunisti, ecc.) in una sola organizzazione.
3. Vedi la posizione inedita di un partecipante ai forum di Anarchist Black Cat - http://www.anarchistblackcat.org/index.php?topic=2157.0. Per uno sguardo alternativo vedi la posizione di Mike Hargis su queste sue organizzazioni sul sito della Anarcho-Syndicalist Review http://www.syndicalist.org/archives/llr14-24/22i.shtml.
4. Si dice che in Nord America il piattaformismo sia stato una risposta al sintetismo di fatto dei movimenti di protesta di fine anni '90, ma non ho potuto verificarlo di persona. Per averne una panoramica, vedi la storia ufficiosa della North-Eastern Federation of Anarchist Communists intitolata "We Learn As We Walk: Looking Back on Five Years of NEFAC" (Imparare camminando: 5 anni di NEFAC) - http://nefac.net/node/1702
5. La spaccatura della Love & Rage Anarchist Federation è l'ovvio esempio che ha prodotto da un lato un nuovo gruppo maoista (Fire by Night, emerso in seguito dalla Freedom Road Socialist Organization), dall'altro una organizzazione piattaformista come la NEFAC, ed infine un'organizzazione libertaria di quadri come Bring the Ruckus, insieme ad altre iniziative meno note. Vedi l'archivio di Love & Rage http://www.loveandrage.org/
6. Il più grossolano esempio di ciò fu il lavoro di Chris Day "The Historical Failure of Anarchism" sull'onda della rottura di Love & Rage Anarchist Federation. Fu il tentativo di Day di correggere i problemi reali incontrati ampiamente nell'organizzazione politica nel cercare di adeguare la storia della sinistra in una narrativa che seguisse la tradizione (marxista ed anarchica). La storia parla per se stessa dato che quella linea di pensiero non porta altrove che a varianti social-democratiche del maoismo. Mosse simili sono state fatte dal piattaformismo nel tentativo di riabilitare la tradizione anarchica in una narrativa di lignaggio. La domanda interessante non è chi avesse ragione, quanto piuttosto come rispondiamo alle contraddizioni nella nostra pratica all'interno delle attuali condizioni.
7. Una collezione di scritti sulla Piattaforma si trova su http://anarchistplatform.wordpress.com/. A questo proposito le tradizioni francese ed italiana sono particolarmente forti e sicuramente il Manifesto del Comunismo Libertario di Fontenis deve essere preso in considerazione. "A History of the French Anarchist Movement 1917-1945" di David Berry è una buona fonte storica per dibattere sulla Piattaforma e sul suo percorso, oltre gli ucraini.
8. Vedi la più recente traduzione della Piattaforma Organizzativa dell'Unione Generale degli Anarchici qui http://www.anarkismo.net/newswire.php?story_id=1000
9. From mobilisation to 'massification' ("Dalla mobilitazione alla massificazione"). Un opuscolo dall'occupazione dell'Università del Sussex. http://libcom.org/library/mobilisation-massification
10. Vedi il lavoro della FdCA italiana "Comunisti Anarchici: una questione di classe" (http://www.anarkismo.net/article/14577) e quello di Adam Weaver: "Costruire un movimento rivoluzionario: perché il comunismo anarchico, per una breve storia di questa corrente".
11. La FAU venne quasi sterminata durante la dittatura; sebbene la sua struttura decentralizzata la aiutò molto più di tante organizzazioni della sinistra. La maggioranza dei suoi dirigenti tuttavia erano passati all'anarco-guevarismo prima di essere assassinati. C'è stata una scissione nel movimento ed una importante sezione della FAU ha creato il PVP, un partito social-democratico di influenza libertaria che fa parte del governo attuale. I vecchi militanti si sono mescolati con la nuova gioventù libertaria radicalizzatasi nel contesto della morente dittatura e della morente vecchia sinistra per fondare la nuova FAU.
12. Vedi la traduzione inglese di "Huerta Grande" fatta dalla FAU sotto l'influenza marxista nel 1972 in piena dittatura. http://www.anarkismo.net/article/14691 Mentre questo lavoro prefigurava la trasformazione della FAU in Partido para Victoria del Pueblo (che poi è diventato veramente un bizzarro partito libertario social-democratico), alcuni concetti si sono rinnovati nella FAU per rifondarla in nome dei principi anarchici. L'articolo di Adam Weaver sullo specifismo è un buon contributo sui principi specifisti, anche se il resoconto storico comprime i diversi periodi storici http://www.anarkismo.net/newswire.php?story_id=2999
13. Se uno cerca "organizzazione di quadri" si imbatte in dibattiti tra leninisti e spesso tra circoli maoisti. Nella maggior parte dei casi, non c'è differenza con il centralismo democratico e con la nozione di Mao di mettere la politica al primo posto nella propria vita. Lenin voleva rivoluzionari professionisti e retribuiti come quadri e questo concetto ha fatto storia nelle distinte interpretazioni della disciplina e della professionalità dei quadri date da Stalin e da Mao. Tuttavia BTR assume la nozione di "organizzazione di quadri" da una angolazione completamente differente, ragion per cui l'ho trattata come una tendenza distinta.
14. Che cos'è una organizzazione di quadri. Bring the Ruckus. Accesso del 25 settembre 2010 http://bringtheruckus.org/?q=node/31
15. http://miamiautonomyandsolidarity.wordpress.com/2011/01/16/towards-theory-of-political-organization-for-our-time-trajectories-of-struggle-the-intermediate-level-and-political-rapprochement/