Attivo Nazionale sull'intervento sindacale
N°. 3
Firenze, 21 novembre 2004
Analisi dell'applicazione della Legge 30
Lotte, vertenze e scioperi nell'autunno 2004
1. L'applicazione della Legge 30 ha conseguenze non solo nel mondo del lavoro e sindacale ma anche sulle famiglie e sul piano culturale. Si dimostra l'insufficienza della sola battaglia sindacale contro la Legge 30, contro cui si rende necessaria anche una battaglia politica, prestando attenzione all'intersecarsi della L.30 con il federalismo ed i tentativi di soppressione del CCNL. Sono da denunciare le collusioni dei sindacati concertativi, CGIL compresa, i quali firmano contratti di categoria che recepiscono pezzi della L.30 (vedi ultimo arrivato il contratto dei tranvieri). E' stata proposta una lettura della fase, in cui la classe è costretta sulla difensiva ed in cui il modello di flessibilità previsto dalla L.30, se da un lato permette il controllo sui lavoratori, dall'altro può risultare non conveniente perché produrrebbe un calo della qualità della produzione e quindi non sostenibile ed inefficace sul piano della competizione capitalistica. Al tempo stesso la risposta sindacale non può più basarsi sulla classica organizzazione categoriale, ma occorre puntare ad una rappresentatività su base territoriale e camerale. Occorre anche attivare un apporto legale nella battaglia sui luoghi di lavoro per contrastare la solitudine e l'isolamento in cui si vengono a trovare gran parte di lavoratori atipici nei conflitti sindacali.
2. E' stato sottolineato come gli scioperi generali degli ultimi 3 anni hanno assunto una sorta di ritualità che rischia di svuotare il significato politico-sindacale dello sciopero generale ed al tempo stesso sono diventati occasioni di cattura del consenso da parte di èlite politiche e sindacali pronte alle neo-concertazione. E' stata stigmatizzata la pessima prassi delle date differenziate tra sindacalismo concertativo e sindacalismo di base. Contemporaneamente si assiste all'espressione di soggettività dei lavoratori con scioperi e manifestazioni spontanee a livello aziendale, sia nel privato che nel P.I. Degli scioperi in corso se ne legge la valenza di espressione di alterità rispetto al governo Berlusconi, come pure di tappe di un percorso che porti alla sconfitta delle politiche neoliberiste di questo e di qualsiasi altro governo, nelle piazze prima ancora che nelle urne.
Sulla base di questo orientamento si muoveranno le/gli attivist* sindacali della FdCA all'interno delle rispettive organizzazioni sindacali di riferimento, ma, soprattutto, all'interno dei luoghi di lavoro e nel territorio, a stretto contatto con gli/le altr* lavoratori/trici, favorendo il massimo di partecipazione, di democrazia, di controllo ed organizzazione di base sulle questioni sindacali e lavorative (scioperi, contrattazione, diritti,) che riguardano tutti i lavoratori, stabili e temporanei.
Le compagne ed i compagni FdCA presenti all'Attivo