Teoria dei Comunisti Anarchici

I contenuti della nostra teoria

 

A prescindere dalle analisi aprioristiche sulla divisione in classi della società capitalistica, osserviamo che gli sfruttati e gli sfruttatori hanno sancito definitivamente il loro essere classi proprio nei momenti in cui la lotta era meno fine a se stessa e più scontro fra due progetti sociali radicalmente diversi. La classe è diventata fattore politico nel momento in cui ha unificato la prassi ad una volontà di ricostruzione (o conservazione) sociale.

Ma, come non possiamo scoprire la lotta di classe dalle formule mentali, così non possiamo cancellarla con gli stessi mezzi. E' una realtà della società in cui viviamo lo scontro sociale, come pure è una realtà il fatto che i soggetti di questo scontro sono collettività di individui e non individui isolati. Anche questo non serve dimostrarlo con i numeri e le parole, perché le battaglie della guerra sociale sono state combattute da collettività di individui solidali. Ma solidali su cosa? Ancora una volta basta guardare i fatti per vedere le basi materiali che hanno originato questa solidarietà: dalla difesa degli interessi materiali immediati alla solidarietà difensiva, dalla solidarietà poi viene la possibilità di pensare insieme, sentirsi una collettività creatrice di nuove forme sociali, da questo la lotta di attacco e l'azione per la ricostruzione. Noi dobbiamo indurre questo processo e difenderlo.

Finché esisterà una società basata sullo sfruttamento e sulla autorità costituita, l'unico modo per cambiarla, eliminandone la struttura con cui domina, è la lotta degli sfruttati contro gli sfruttatori; essa può cessare solo quando lo sfruttamento sia stato completamente eliminato.

Il fronte degli sfruttati non è un fronte ideale, ma materiale, perché lo sfruttamento e l'autoritarismo si manifestano sotto forma di attacco all'umanità concreta degli sfruttati e su questa base cercano di perpetuarsi. Quindi, gli unici che possono criticare concretamente la disuguaglianza sono gli sfruttati ed intorno ad essi devono riunirsi tutti coloro che per altri motivi aspirano alla rivoluzione sociale.

Gli sfruttatori, in quanto tali, si riconoscono in classe su basi materiali. Perché questo presupposto sia valido per l'avanzamento del proletariato, le basi materiali dell'unione in classe devono essere prese per la loro reale sostanza che è unitaria. L'unità è un punto fondamentale perché, attraverso l'unità delle condizioni sociali, si arriva all'unità di lotta. La lotta deve seguire il suo sviluppo naturale quando, perseguendo ad oltranza lo scopo del miglioramento delle condizioni di vita proletarie, si troverà ad affrontare dapprima tutte le armi politiche che usano le classi dominanti per impedire l'unità degli sfruttati ed in seguito si troverà di fronte alla necessità di non tornare indietro, di creare questa volta le condizioni per evitare lo sfruttamento.

Questa è una naturale evoluzione della lotta di classe e come tale va perseguita senza paura a due condizioni. La prima consiste nello sviluppo dell'unità e solidarietà interne alla classe, man mano che essa diviene una entità politica, perché si crea soggettivamente la coscienza di un progetto sociale alternativo. La seconda consiste nel fatto che su questo processo si basi l'autonomia della classe che cresce con l'unità e l'evoluzione politica della lotta, costruite nello sviluppo della coscienza rivoluzionaria diretta della classe.

Autonomia che non è isolamento, ma che anzi con l'avanzare della lotta rivoluzionaria acquista sempre maggiori capacità di aggregazione sulle nuove strutture sociali, unica alternativa organica e progressiva allo sfacelo della società di classe. Perché l'aggregazione ci sia è importante però che sia forte e chiaro il programma su cui aggregarsi, che non può essere una linea di compromesso fra classi differenti, ma deve essere un programma integro e preciso da accettare e realizzare subito. Questo programma deve crescere nell'esperienza degli sfruttati in lotta, nell'unificazione -nello stesso soggetto proletario- della decisione dell'esecuzione dell'atto e nel confronto autogestito del proletariato sulle sue esperienze. Basi per la realizzazione dell'autonomia sono quindi l'azione diretta e la coscienza rivoluzionaria complessiva degli sfruttati. Da queste pratiche andrà avanti il processo rivoluzionario e nascerà un programma rivoluzionario reale; in caso contrario nessuno potrà sostituire il proletariato nel ruolo di protagonista fondamentale della rivoluzione sociale.

La lotta del proletariato distrugge e crea nello stesso tempo. Non si possono separare del tutto questi due aspetti dell'azione rivoluzionaria, a meno che non si vogliano negare gli aspetti storici in cui gli sfruttati hanno agito al più alto livello di autonomia -cioè hanno più completamente espresso se stessi.

Confinare il ruolo del proletariato alla pura distruzione o alla pura costruzione è una posizione che cela la volontà di castrare la classe ed impedire che si esprima liberamente. A volte è l'azione distruttiva che necessariamente precede la costruzione, altre volte è la costruzione che porta alla necessità della distruzione, ma questo conta relativamente perché l'importante è avere chiaro che il proletariato è una classe creativa che lotta per scopi che ha partorito e di cui può sempre appropriarsi.

L'insieme delle opere distruttiva e costruttiva dell'azione rivoluzionaria costituiscono le linee del comunismo anarchico. Le distruzioni operate dalla lotta rivoluzionaria comprendono la distruzione dei rapporti di dominazione sociale e la distruzione delle istituzioni della dominanza.

C'è un'equazione semplicissima e fondamentale in proposito, un'equazione la cui logicità si spiega soltanto col fatto che è nata nei fatti stessi della lotta rivoluzionaria: essa dice che non possono concepirsi dei rapporti sociali autoritari privi delle forme storiche istituzionali di questi rapporti. Questo a maggior ragione proprio per l'autorità sociale che richiede un particolare apparato istituzionale che reprime chi non accetta di essere represso, difendendo il sistema stesso dell'autorità.

Se esistono quindi delle istituzioni autoritarie che reggono i rapporti sociali autoritari, queste strutture non sono certo dei puri e semplici luoghi fisici, degli oggetti, dei funzionari puramente neutrali, ma sono delle strutture in cui gli uomini e le cose sono coordinati in base a funzioni precise. Di conseguenza, parlare di distruzione dei rapporti sociali autoritari è la stessa cosa che parlare della distruzione di tutte quelle funzioni concrete che hanno rappresentato questi rapporti. Funzioni che non sono solo degli uomini o delle scrivanie o delle etichette, ma che sono l'insieme di queste cose aggiustate in un certo modo, coordinate secondo precisi criteri.

Senza questa coordinazione, un'etichetta, una carica, un ufficio non sono realmente più niente, perché un oggetto o una funzione sono forgiati appositamente per servire un congegno complesso, e una volta distrutto il congegno non servono più; a meno che (e questo è importante) non si voglia ricostruire quel congegno magari chiamandolo con un altro nome.

La crescita della coscienza rivoluzionaria è parallela alla necessità di avanzamento materiale della rivoluzione; la distruzione della coscienza autoritaria cresce sulla distruzione concreta dei rapporti e delle istituzioni autoritarie. Non è concepibile storicamente che una transizione rivoluzionaria libertaria proceda insieme a funzioni e strutture autoritarie o addirittura usandole.

Prima cosa quindi è distruggere qualsiasi rapporto di comando istituzionale dell'uomo sull'uomo, comunque lo si tenti di giustificare.

Nella società comunista anarchica non c'è posto per pratiche autoritarie per due motivi. Prima di tutto noi ci basiamo sulla maturità collettiva espressa collettivamente e non interpretata da interpreti istituzionalmente al di fuori di essa; la rivoluzione comunista anarchica avviene per la maturità reale delle masse e su essa deve basare la nuova società; se la nostra fiducia storica nella creatività e maturità collettiva arriva ad essere confermata dai fatti, non c'è ragione alcuna per tentare di negarla. In secondo luogo, o chi vuole i rapporti autoritari in un processo libertario è un pazzo perché crede in qualcosa che non esiste nella realtà che lo circonda e nella volontà di chi lo circonda, oppure chi crede nell'autoritarismo ha la precisa intenzione di ricreare dei rapporti sociali che sostituiscono l'espressione diretta elle masse, sfruttando delle aree di debolezza dell'area rivoluzionaria, andando in senso inverso ad essa.

Distruzione immediata quindi di tutte le istituzioni autoritarie. Non servono: non possono avere alcuna utilità pratica per la rivoluzione sociale, perché funzionano solo a certe condizioni, condizioni che devono essere distrutte. Rapporti sociali ed istituzioni autoritarie sono la base del capitalismo. Su di essi si basa il funzionamento dello sfruttamento economico, della cattura e mistificazione del consenso politico, del controllo amministrativo, dell'intruppamento attraverso l'informazione e l'istruzione, dell'emarginazione, della repressione aperta e violenta.

Tutti devono avere la possibilità di partecipare responsabilmente al funzionamento della produzione e della distribuzione. Questo richiede, tra l'altro, l'eliminazione di tutte le forme e le funzioni che caratterizzano una economia di classe.

Bisogna eliminare: l'astrazione della forza lavoro in merce, l'astrazione dei prodotti in merce per lo scambio, la forma dello scambio fra merci in quanto merci (mercificazione del lavoro e mercificazione dei prodotti), la separazione fra funzioni manuali e funzioni intellettuali della produzione, qualsiasi forma di controllo autoritario (proletario e non) sulle decisioni economiche, sui mezzi di produzione e sul lavoro umano, qualsiasi forma di controllo autoritario sui meccanismi e sui mezzi di scambio e circolazione (monetari e creditizi) e sui meccanismi di gestione dei mezzi di circolazione.

Per dare senso concreto ed un avvenire all'eliminazione del comando sul lavoro e sulle forze produttive, bisogna eliminare l'apparato statale in tutte le sue funzioni autoritarie e repressive nel campo economico e finanziario, politico ed amministrativo, dell'istruzione e dell'informazione, dell'ordine pubblico e dell'esercito, delle leggi e della giustizia. Dall'apparato statale dipendono, direttamente o indirettamente, quasi tutte le funzioni di autorità sociale. E' fondamentale anche la distruzione di qualsiasi tipo di controllo autoritario delle funzioni accentrate nell'apparato statale, delegata ad organismi privati ed in genere formalmente autonomi dallo stato.

Per quel che riguarda qualsiasi tipo di specializzazione del lavoro e dell'apporto tecnico che un singolo può dare alla società, si deve trattare di una prestazione fornita alla collettività da un membro che si riconosce in essa e che deve trarre da essa la sua stessa istruzione specifica. Di conseguenza nessuna forma di specializzazione deve corrispondere ad una particolare posizione di potere sociale.

La distruzione delle istituzioni e dei rapporti autoritari richiede la simultanea costruzione alternativa, altrimenti non avrebbe senso. Questo insegnamento risulta drammatico ed evidentissimo dai più significativi episodi rivoluzionari. Dobbiamo essere fortemente consapevoli, in particolare, di quanto questo insegnamento ci venga dalle masse rivoluzionarie e di quanto esse si siano espresse direttamente ed esplicitamente su ciò, dando alla rivoluzione sociale la nettissima impronta della loro maturità e delle loro indicazioni positive.

L'aspetto costruttivo del comunismo anarchico si divide in costruzione dei rapporti sociali libertari in economia e politica e costruzione dei relativi organismi libertari. Al riguardo dobbiamo essere consapevoli che la rivoluzione sociale è un processo e in esso bisogna costruire i rapporti sociali e gli organismi libertari, sia per poter aggredire da posizioni autonome le strutture autoritarie, sia per poter aggregare sempre più ampi strati sociali intorno alle forme concrete della nascente società libertaria.

Durante il processo rivoluzionario devono formarsi gli embrioni di organismi di massa che devono rispondere a due caratteristiche principali: avere un'articolazione tale da coprire tutti i campi del sociale e stare tra loro in rapporto tale da potersi collegare funzionalmente per le funzioni di ogni singolo settore ed anche intersettoriali integrate e da poter raccogliere la decisionalità di tutti gli interessati. L'articolazione in tutti i campi del sociale risponde al compito che devono assolvere questi organismi che è compito di gestione della società intera. A tal scopo si riconduce anche la necessità del coordinamento settoriale e intersettoriale. Per garantire lo svolgimento di queste funzioni è necessario che tra gli organismi ci siano rapporti federativi orizzontali e che ci sia la possibilità di coordinare le varie decisioni di base in modo tale da poterle rendere operative su scala sempre più ampia.

Per questo bisogna garantire il massimo funzionamento degli organismi di base -attraverso la specificità delle strutture stesse e la possibilità che esse possano utilizzare continuamente informazioni fresche e complessive sull'andamento della vita e dei problemi della società perché il primo ed ultimo livello decisionale -cioè il definitivo- deve risiedere soltanto nelle organizzazioni di base. Per coordinare ed esaurire il dibattito decisionale della base e per eseguire le relative decisioni, non devono esistere vertici, ma bisogna creare un efficiente sistema di deleghe esecutive che renda possibile tutto ciò senza deleghe di potere incontrollabili dalla base stessa.

Su queste basi va affrontata la sostituzione degli organismi esecutivi autoritari nel governo della società. Settori fondamentali sono quelli della produzione e dello scambio, dell'amministrazione, dell'informazione e dell'istruzione, dell'apparato per la difesa della rivoluzione.

Realizzare un governo libertario della società sulle basi precedentemente soppresse è il problema vitale della rivoluzione, perché essa crescerà -estendendosi e rafforzando il già acquisito- a misura che si affermeranno le sue strutture sociali. Se infatti si tratterà di settori o luoghi in cui sarà già avvenuta la distruzione delle strutture autoritarie, bisognerà immediatamente creare la continuità della vita sociale ed il consenso politico proponendo alternative più funzionali per gli interessi popolari; se invece la costruzione delle strutture alternative è ad uno stadio relativamente avanzato, sarà questa stessa realtà a rendere palese ulteriormente la necessità di abolire gli organismi autoritari ed a fornirne la forza.

E' fondamentale quindi che nel campo della produzione e della distribuzione si trovino urgentemente i modi per sostituire lo scambio delle merci basato sul valore con lo scambio dei beni e degli strumenti prodotti solo perché socialmente utili e nella misura di questa loro utilità sociale. Bisogna sfruttare senza inibizioni l'apparato produttivo e le forze del lavoro in modo tale da poter usare tutte le capacità produttive che ognuno voglia mettere a disposizione dei bisogni che la collettività esprime attraverso i suoi organismi di base.

Necessario è anche affrontare i problemi della difesa della rivoluzione e della giustizia basandosi sulla partecipazione volontaria e l'autodisciplina sia di coloro che devono eseguire attivamente funzioni di difesa e prevenzione, sia, soprattutto, di tutti i componenti della società che devono essere interessati a questi problemi almeno quanto gli stessi addetti specifici.

Basilare per tutti gli altri è il problema dell'informazione e dell'istruzione. Dall'informazione dipende la possibilità pratica che ogni componente della società conosca i problemi su cui deve pronunciarsi costantemente. Dall'istruzione dipendono sia la messa a frutto dell'intelligenza di tutti gli individui nel governo anarchico della società, sia la possibilità che ognuno maturi nell'ambito dei problemi collettivi.

A questo proposito sorge la assoluta necessità di un metodo libertario basato sull'autogestione dei programmi e dei metodi dell'istruzione; metodo coerente con gli scopi a cui l'istruzione stessa deve servire.

Un altro grosso problema è quello delle libertà politiche, culturali e religiose. Premesso che l'unica discriminante che pone la rivoluzione sociale riguarda l'accettazione del metodo libertario, sia nella gestione dei vari settori della vita sociale a cui si partecipa, sia nel rispetto delle libertà del singolo -quando esso a sua volta non attenti alla stessa libertà sociale- non bisogna porre alcuna ulteriore discriminante nei confronti delle espressioni culturali, politiche e religiose.

Tutti i punti sull'edificazione del comunismo anarchico esposti fino ad ora portano ad un punto nodale che determina la loro realizzabilità e la loro irrealizzabilità, definendo il senso delle vittorie e delle sconfitte a cui si va incontro ed il senso del nostro impegno rispetto alle masse per aumentare le prime ed annullare le seconde.

Per noi, la rivoluzione è un processo di espressione diretta della maturità delle masse ed un processo graduale. Questo vuol dire che la rivoluzione è un processo che inizia da un atto di maturità rivoluzionaria di massa e procede gradualmente nella misura in cui procede la maturità delle masse. Non bisogna aspettare certo che tutti siano anarchici per iniziare il processo rivoluzionario, né dobbiamo arrogarci il ruolo di quelli che decidono quando si può partire, perché questo momento scaturisce dalla maturità della classe rivoluzionaria (per intero o in alcune sue frange), dal punto in cui essa comincia a realizzare strutture alternative e la capacità di difenderle ed espanderle. D'altra parte, perché il processo rivoluzionario si realizzi progressivamente è necessario che si inneschi una sua graduale avanzata; avanzata che non potrà realizzarsi se non per gradi via via superiori dell'estensione e della chiarezza della coscienza rivoluzionaria di massa. Se il processo va avanti su queste basi, va avanti la rivoluzione sociale; ma come non possiamo decidere astrattamente l'inizio della rivoluzione, così non possiamo determinare a priori i tempi ed i modi particolari del suo avanzamento.

Noi non siamo l'unico generatore della rivoluzione, ma siamo stati generati da soggetti storici che avevano una coscienza, soggetti che devono tornare ad esprimere questa coscienza. Quindi, coerentemente con la nostra natura storica, rinnoviamo continuamente la nostra scelta di libertà per la rivoluzione. Ciò vuol dire che siamo coscienti che gli episodi rivoluzionari sono stati tanti processi rivoluzionari -anche se troncati- solo nella misura in cui le masse rivoluzionarie sono state coscienti e forti del loro ruolo e sono riuscite a realizzare le loro aspirazioni, eliminandone i nemici ed avvicinandone i potenziali amici. Sappiamo che solo la libertà ha potuto creare altra libertà e che solo la coscienza può essere il consenso necessario al comunismo anarchico. Non è possibile pensare di costruire una società alternativa a quella autoritaria usando la coercizione -internamente al fronte rivoluzionario, escludendo cioè i nemici storici e dichiarati della rivoluzione- o pretendendo di confondere il consenso ottenuto con l'emergenza o la mistificazione con la partecipazione positiva e cosciente.

La nostra azione non si limita a registrare passivamente la maturità delle masse in questo processo, ma piuttosto si concentra nel sollecitare questa maturazione e nel combattere qualsiasi forza che la impedisca. Perciò noi combattiamo tutte le battaglie ed usiamo tutta la nostra capacità di persuasione per affermare le nostre idee ed illustrare le nostre proposte, ma nello stesso tempo valutiamo attentamente il nostro atteggiamento quando ci troviamo a dover prendere decisioni tra le masse rivoluzionarie come una componente interna di esse. Assodata la nostra continua azione di propaganda e di attività autonoma nei momenti in cui necessita la dialettica e quindi l'autonomia dei vari elementi di questa dialettica, quando siamo massa tra le masse e come tali dobbiamo agire, non dobbiamo mai commettere l'errore di autonominarci rappresentanti delle masse, imputare ad esse le nostre decisioni e poi necessariamente pretendere di imporne il rispetto. Anche se nel far questo siamo animati dalla buona volontà, sbaglieremmo di grosso perché la verità del processo rivoluzionario è in ogni momento quella che le masse esprimono, qualunque essa sia.

Non è un problema moralistico. Se infatti le masse devono crescere e divenire capaci di autogestirsi in tutto, possono farlo solo attraverso la continua autogestione, perché una società di individui uguali realmente non è realizzabile se non attraverso la continua pratica dell'uguaglianza stessa.

Così, se in periodo rivoluzionario imporremo con la forza e la mistificazione un obiettivo dal contenuto rivoluzionario, esso diverrà automaticamente controrivoluzionario perché non avrebbe una base nella coscienza dei diretti interessati sulla quale reggersi ed anzi sarebbe ancor più vulnerabile agli attacchi dei nemici della rivoluzione, che potranno usare meglio i loro metodi autoritari, quando ci siano stati dei precedenti che ne spianano la via. Se, invece, accetteremo l'espressione genuina delle masse, esprimendo le eventuali nostre riserve, raccomandazioni o precisazioni, avremo permesso due cose: la determinazione di un quadro realistico della forza della rivoluzione e la crescita ed il rafforzamento del metodo libertario, che è l'unica garanzia per riparare coscientemente ad un errore commesso e riconosciuto liberamente e per animare le forze rivoluzionarie di quella fiducia nella propria autodeterminazione, l'arma fondamentale per difendere la rivoluzione dai suoi nemici.

Questo è il principio della sperimentazione libera delle masse, il quale si basa su un regime di libertà e punta allo scopo di rendere le masse capaci di autogovernarsi praticamente e di liberare tutte quelle energie creative che hanno già mostrato di possedere e che sono la base progressiva reale del comunismo anarchico.

Questo è il senso pratico della rivoluzione comunista anarchica e del nostro ruolo rispetto ad essa.

Il terzo blocco di problemi per la realizzazione della rivoluzione sociale riguarda il partito rivoluzionario comunista anarchico e gli organismi di massa, rispetto ai tentativi fatti in proposito negli episodi rivoluzionari più avanzati. Si tratta di afferrare il filo conduttore su cui tendere e risolvere questi problemi in forme le più incisive e corrette possibile, alla luce delle vittorie e dei fallimenti storici. Si tratta cioè di prepararci ad una sperimentazione sempre più corretta in questo campo, mantenendo una stretta coerenza con le indicazioni storiche di fondo.

Dalle esperienze della lotta rivoluzionaria -dal periodo della 1a Internazionale fino a dopo il periodo della rivoluzione spagnola- abbiamo già ricavato una visione generale, abbastanza precisa, sull'esistenza della coscienza storica generale della classe che si esprime attraverso concreti episodi di lotta e che si continua e si arricchisce storicamente attraverso la dialettica fra la coscienza della minoranza agente politica e coscienza storica particolare delle masse.

Osservando le cose più attentamente, notiamo che quella visione generale deriva da un collegamento organico dei problemi concreti emersi in ogni singolo episodio rivoluzionario. Tutti questi singoli problemi, coordinati gli uni con gli altri in prospettiva storica, hanno formato una indicazione complessiva, continua e coerente. Le caratteristiche di questa indicazione generale sono corrette, perché essa è frutto dell'osservazione dei fatti tali quali si sono manifestati. Perciò è possibile compiere ora un secondo passaggio con cui torniamo a riesaminare i singoli problemi concreti, ma non più empiristicamente ognuno diviso dall'altro, bensì riuscendo, grazie alla visione generale, a vederli ognuno sia nella natura che lo lega agli altri, sia alla sua espressione storica particolare.

Solo così possiamo porci nell'ottica corretta per tentare di risolvere dei problemi che si pongono a noi in particolare con caratteristiche storiche precise, ma con un bagaglio di precedenti storici tale per cui abbiamo già una traccia generale sostanziosa da seguire per non ripetere errori già commessi e per ripetere scelte già fatte giustamente.

L'esistenza di due tipi di strutture organizzative era un fatto maturato storicamente dalle precedenti esperienze rivoluzionarie.

Nella 1a Internazionale era maturata drammaticamente la contraddizione dell'esistenza, in una sola struttura organizzativa, sia delle masse in quanto tali, sia delle minoranze agenti in quanto tali, contraddizione che si riflesse evidente nell'episodio della Comune. La rivoluzione russa ha in seguito dimostrato drammaticamente la necessità di una organizzazione di specifico che sostenesse e desse un senso alle esperienze ed alle intuizioni delle masse.

Nell'episodio rivoluzionario spagnolo esistevano ed agivano un'organizzazione politica anarchica ed una organizzazione di massa libertaria ed esisteva un legame organico fra le due; esistevano anche le premesse perché questo legame fosse corretto; tutti elementi la cui carenza era stata fra le cause più importanti della sconfitta della crescita autonoma della coscienza rivoluzionaria di massa, ancor prima del processo rivoluzionario.

Bisogna quindi trarre degli insegnamenti precisi. In Spagna le masse rivoluzionarie riuscirono a riunirsi ed organizzarsi solo in un'organizzazione che fosse disposta a rappresentare ed esprimere direttamente le capacità e la coscienza. Un'organizzazione -la C.N.T.- che non poneva delle condizioni di adesione politica che esulassero dalla coscienza raggiunta in quel momento dalla classe rivoluzionaria. Un'organizzazione che, proprio perché era priva di programmi esterni a questa coscienza, aveva la capacità di coagulare la volontà delle masse in forma diretta ed eseguirla concretamente e senza mediazioni esterne. Il suo scopo era quello di permettere alla coscienza di massa, che naturalmente tendeva ad evolvere dallo stato di sfruttamento e malcontento in cui si trovava, l'intuizione di strutture collettive che impedissero radicalmente le condizioni stesse dello sfruttamento e rende va possibile inoltre la creazione di strutture alternative di gestione sociale su scala sempre più ampia.

La C.N.T. come struttura di massa non poneva pregiudiziali politiche o economiche in senso borghese, ma si faceva carico proprio di come nella pratica il proletariato abbatteva le divisioni fra questi due campi, realizzando una nuova struttura sociale.

Anche i militanti rivoluzionari anarchici erano organizzati in un'organizzazione specifica il cui scopo era quello di far passare gradualmente i contenuti storici del proletariato rivoluzionario nel proletariato spagnolo. Dato il momento rivoluzionario, era particolarmente urgente che queste acquisizioni storiche facessero sentire il loro peso nelle decisioni che le masse dovevano prendere urgentemente, ora per difendere militarmente la rivoluzione, ora per esprimere decisioni sul rapporto tra governo della nazione e zone autogestite, ora per esprimersi sui rapporti internazionali, ora per lanciare proposte tempestive sull'assetto generale del controllo della rivoluzione e sul rapporto fra stato e governo rivoluzionario di base, ora per creare collegamenti informativi di base sulla situazione generale, ora per sostituire tempestivamente tutte le funzioni necessarie alla vita sociale che venivano meno con la distruzione degli apparati borghesi. Tutti problemi su cui i militanti rivoluzionari avevano il dovere di ricercare e di far chiarezza tra le masse, mettendo concretamente in evidenza, e cercando di realizzare e di rafforzare, le intuizioni più corrette delle masse stesse.

Questi problemi erano fortemente sentiti da tutti i protagonisti dell'episodio rivoluzionario e si esprimevano sia nell'organizzazione di massa che in quella di specifico. Su questa situazione incidevano fondamentalmente le forme concrete del rapporto fra le due organizzazioni.

Dall'analisi svolta precedentemente, emergono degli errori che dobbiamo cercare di evitare. Essi vertono sulla necessità che fra organizzazione di massa e organizzazione di specifico s'instauri un rapporto veramente organico. E deve essere organico perché non è concepibile un'organizzazione di massa che esprime soprattutto la coscienza rivoluzionaria del momento -e la esprime soprattutto in forme immediate e pratiche- totalmente ignara di un'organizzazione rivoluzionaria di specifico che si pone come riflessione delle esperienze storiche rivoluzionarie e come diffusione del fine rivoluzionario in quanto tale; o viceversa.

Gli errori principali consistono proprio in uno scambio dei ruoli. L'organizzazione specifica non ha alcuna capacità reale di sostituirsi alla coscienza diretta delle masse e non deve farlo. L'organizzazione di massa non può mettersi a pensare ai problemi della rivoluzione, rimanendo organizzazione di massa, finché le masse intere non abbiano raggiunto una coscienza complessiva delle esperienze storiche e non si pongano come militanti soggettivi della rivoluzione.

Ma queste due organizzazioni non possono far niente di incisivo se non sono in contatto sempre più stretto l'una con l'altra; l'organizzazione di specifico con la sua teoria rivoluzionaria e l'organizzazione di massa con la sua pratica di lotta e ricostruzione diretta devono integrare le loro funzioni specifiche in forma di continuo confronto e scambio. Dev'esserci sempre la possibilità che gli stessi problemi, che si presentano nel processo rivoluzionario in atto, vengano affrontati da ognuna delle due organizzazioni secondo le proprie capacità specifiche e che i risultati di questi sforzi su due fronti vengano dialettizzati.

Questo è l'unico modo per assicurare che non si cada nell'empirismo elevandolo poi a teoria, cioè ideologizzandolo, e che non si cada nel dogmatismo assegnando alla teoria il ruolo di sostituire l'esperienza diretta delle masse. E' l'unico modo cioè per garantire che i militanti rivoluzionari si rendano utili alla rivoluzione riportando alle masse le loro esperienze storiche e la coscienza accumulata attraverso esse; è l'unico modo per garantire che le masse facciano andare avanti concretamente la loro lotta e che sia rivoluzionaria. Non devono avvenire confusioni di ruoli fra le due organizzazioni, proprio perché dobbiamo puntare alla realizzazione della coscienza storica rivoluzionaria nelle masse attuali. Perché si realizzi l'unità fra la coscienza storica rivoluzionaria e coscienza attuale delle masse, è fondamentale che nella realtà non si confondano i due termini creando false unità, ma che essi si conservino finché permangono le loro differenze e manifestino continuamente la tensione a volersi completare l'una facendo progressivamente proprie le acquisizioni dell'altra.


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