Cosa significa essere working class oggi come oggi?
Che cosa intendiamo quando usiamo il termine 'working class'? Dobbiamo riconoscere che il termine ha perso pressoché qualsiasi significato in una normale conversazione. Politici, giornalisti, accademici e radio-urlatori ci direbbero che qualsiasi persona con una formazione professionale in paesi sviluppati come l'Australia o la Nuova Zelanda fa oggi parte della classe media. In qualche modo, verso la fine del XX secolo, la classe operaia sarebbe magicamente evaporata dalla faccia del pianeta.
E tuttavia, le cose non sono così rosee. Permane su piccola scala una azione industriale in tutto il paese. Ed il governo australiano ha spinto sui contratti ispirati dall'Accordo per il Lavoro, i quali hanno seriamente minato i salari e le condizioni di lavoro. I dottori non rilasciano più ricevute. Gli ospedali pubblici hanno liste di attesa che vanno dai 6 mesi in su. Aumentano le tasse sull'istruzione superiore. E naturalmente c'è il costante assalto della propaganda che fa salire la febbre per le guerre più recenti. Secondo noi questi sono ugualmente temi da working class, e la gente che governa la nostra società li cavalca per sostenere che in una economia moderna "siamo tutti classe media".
Nella economie avanzate in cui i nostri antenati hanno lottato e conquistato condizioni di vita relativamente decenti, è più facile per i giornali e le radio pompare il mito della classe-media. Quando i nostri obiettivi sono la casa in proprietà e cibo di buona qualità, piuttosto che evitare la povertà e l'indigenza che colpisce altri settori della nostra classe in altri paesi, è facile cadere in una mentalità tipo "noi e loro". Alcuni di noi possono anche risparmiare ( più probabilmente acquistare a credito) per cose pulite come il pesce pescato dai pescherecci, o se il tasso di scambio è favorevole risparmiare per vacanze oltreoceano.
La situazione è resa peggiore dal fatto che nei nostri paesi la classe è severamente divisa soprattutto fra chi ha una formazione professionale (titoli di studio o professionali o altro) oppure sono impiegati a tempo pieno n settori altamente retribuiti da un lato, e lavoratori precari, sottopagati o disoccupati dall'altro.
Ma focalizzare queste differenze ci porta ad ignorare il punto principale e cioè che tutti noi che lavoriamo per vivere siamo sotto gli effetti del capitalismo. Per cui se i lavoratori in un certo paese raggiungono un certo livello di forza e chiedono migliori condizioni, i padroni spostano le industrie in altri paesi in cui la classe operaia non è unita da decenni di lotte e può essere lacerata. Ciò significa la perdita delle tradizionali tute blu nei primi paesi, ma ora la popolazione ha un migliore standard di vita ed è più istruita, per cui c'è chi passa nei servizi ad alta tecnologia. Ma qualcuno non ce la fa.
E se nel frattempo i lavoratori nei paesi di nuova industrializzazione trovano unità, divengono più forti ed ottengono migliori condizioni di vita che colpiscono i profitti padronali, ecco che parte l'attacco contro i salari e le condizioni di vita nei primi paesi, poiché gli affari sono trans-nazionali. Per cui persino i lavoratori hi-tech si troverebbero in difficoltà, ed è proprio quello che vediamo oggi in Australia.
Tutto è interconnesso. La lotta di classe può dare come risultante l'industrializzazione in altri paesi e quindi un cambiamento della forza lavoro qui per soddisfare i posti di lavoro nelle nuove nicchie hi-tech. E se molti di noi vanno all'università o alcuni si possono permettere una casa, questo non vuol dire che facciano parte della classe media, perché nella questione di mantenere o aumentare i profitti tutte queste cose possono cambiare di segno, probabilmente in peggio mano a mano che le nostre condizioni di vita ed i salari vengono attaccati. Abbiamo molto più in comune con un lavoratore, diciamo, del Bangladesh, che con un uomo di affari australiano. E' la grande menzogna del nazionalismo, per cui siccome potremmo condividere gli stessi comportamenti culturali oppure il colore della pelle dei nostri padroni, dovremmo avere molti interessi in comune con loro. I lavoratori qui ed oltreoceano vedono i loro interessi attaccati dai capitalisti, ed i capitalisti di qui o di oltreoceano attaccano i lavoratori.
Oggi, anche se non siamo tutti delle tute blu, siamo ancora noi quelli che creiamo i profitti col nostro lavoro, e di questi profitti solo una piccola frazione torna a noi! Politici, accademici ed urlatori radiofonici insistono nel dirci che siamo tutti classe-media, in modo da non farci pensare a come funzionano veramente le cose.
Noi non diciamo a nessuno come deve pensarla. Ma se vogliamo vedere cambiare le cose, allora dobbiamo porci alcune domande. Chi beneficia di un sistema fondato sul profitto? Chi si trova in una posizione simile alla mia e vuole le stesse cose? Come possiamo entrare in contatto ed unire i nostri sforzi?
La coscienza di classe è sempre più bassa, e lo spazio politico viene riempito dai liberisti della classe media o dai politici in carriera che vogliono gestire il capitalismo per renderlo "più mite". Forse, ponendo a noi stessi le domande giuste, cambieremo questa situazione, perché dopo tutto, noi vogliamo fare cambiamenti molto più grandi.
Working Class United
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Traduzione a cura di FdCA - Ufficio Relazioni Internazionali