Chi non salta clandestino è, è...
in nome del popolo italiano!
Federazione dei Comunisti AnarchiciIl voto alla Camera del 14 maggio che ha fatto passare il disegno di legge sulla sicurezza pone per la prima volta in questo paese le basi legali per attuare politiche discriminatorie a tutti i livelli della società civile verso altri esseri umani e lavoratori immigrati in Italia in cerca di un futuro migliore.
Nonostante le proteste della società civile, nonostante le voci di semplice buonsenso degli operatori, nonostante i tentativi di limare gli articoli più eclatanti, con il reato di clandestinità si sancisce di fatto la riduzione in schiavitù di donne e uomini che abitano questo paese, privandoli dei diritti più elementari e consegnandoli di fatto alla malavita organizzata internazionale che gestisce questo immenso mercato di braccia.
Il grande affare securitario che investe le città, i quartieri, le scuole, gli ospedali, le famiglie con badanti, le fabbriche riceverà a breve la legittimazione parlamentare e aprirà legalmente la caccia a tutti coloro che vengono additati a nemici del popolo italiano solo perché colpevoli di essere clandestini. Senza documenti perché sbarcati da “barconi” e non da voli di linea, con il permesso scaduto perché privati dalla crisi di un permesso di soggiorno legato al contratto di lavoro o perché vittime della burocrazia, irregolari perché costretti a lavorare in nero, invisibili perché figli di clandestini, tutti appaiono potenziali nemici del popolo italiano. Anche se su di loro poggiano sempre di più le casse dello stato e i lavori di cura. E sarà anche reato di favoreggiamento della clandestinità mettere in atto pratiche di solidarietà verso gli immigrati senza permesso di soggiorno, dar loro lavoro, curarli, accoglierli a scuola. La caccia colpirà così anche chi combatte le discriminazioni, chi contrasta il razzismo e il veleno del neo-fascismo che serpeggia nei quartieri delle nostre città, chi non si arrende a questo imbarbarimento che si vuole trasformare in senso comune.
La posta in gioco è il controllo del territorio, non solo sul piano poliziesco-repressivo, ma anche sul piano della segregazione etnica, del ricorso a ideologie integraliste (neo-fascismo, clericalismo, militarismo), della valorizzazione affaristica e capitalistica di esso (aree dismesse, case e mercati dei clandestini) senza avere tra i piedi forme di dissenso. Questo controllo si estende ora al Mediterraneo, alla Libia ed i respingimenti sanciscono la clandestinità già in acque internazionali. Non sono forse le motovedette già suolo italiano?
I lavoratori e le lavoratrici immigrati/e sono ora i/le primi/e a farne le spese. Ogni ondata securitaria avrà ora l'imprimatur del Parlamento e diffonderà la paura sotto la minaccia dell'espulsione o di 6 mesi di reclusione nei nuovi e "confortevoli" CPT a gestione consociativa cattolica e coop.
Questo terroristico controllo diventato legge si aggiunge alle tante legislazioni nel mondo che hanno lo scopo di tenere sotto scacco la classe lavoratrice mondiale nel tentativo di nascondere che è la crisi dell'economia e la creazione di zone di selvaggio sfruttamento a spingere i migranti a cercare migliori condizioni di vita.
Il feroce sfruttamento economico del capitale infatti non guarda in faccia a nessuno, non sta a sottilizzare sul colore della pelle né tanto meno sulle credenze religiose; prende di mira soprattutto gli strati più deboli della popolazione, proprio perché più facilmente ricattabili e quindi più facilmente sfruttabili. Ieri i lavoratori italiani, irlandesi, ispanici negli USA, oggi quelli africani, europei dell'est, mediorientali nella democratica Europa.
Separare i diritti (politici e sociali) dalla nazionalità, per la libertà di circolazione e di insediamento, è un mezzo per combattere questa tendenza del capitalismo.
Sono proprio questi muri che dobbiamo abbattere o superare con organismi di base cosmopoliti di italiani e nuovi cittadini, per lottare insieme contro le discriminazioni e per la piena cittadinanza, a tutti i livelli, a partire dalla lotta per la sicurezza sociale, per i diritti all'abitare, ad un lavoro dignitoso, per una scuola e una sanità accessibili a tutti.
In questa lotta è bene essere consapevoli che laddove le subdole forme repressive delle istituzioni non bastassero (vedi ronde), bisognerà affrontare il razzismo incarnato oggi nelle formazioni neo-fasciste che appestano il territorio con una buona dose di consenso istituzionale.
Occorre, quindi, costituire reti antifasciste e antirazziste di massa che uniscano la battaglia culturale ed il mantenimento della memoria delle lotte della classe lavoratrice a campagne di agibilità piena del territorio, che siano capaci di ampliare e mettere in campo tutte le pratiche di solidarietà diretta necessarie a depotenziare il più possibile queste leggi razziste e questo clima avvelenato.
E unitamente alla lotta per l'acquisizione della piena cittadinanza, occorre favorire la partecipazione diretta e a pieno titolo dei lavoratori migranti alle lotte sindacali, sociali e territoriali contro le logiche repressive, criminali, discriminatorie e di sfruttamento di cui il governo di questo paese si sta dimostrando sempre più capace. Coscienti come siamo che ogni riduzione dei diritti colpisce e indebolisce qualunque forma di dissenso e di alternativa, sempre.
15 maggio 2009