Nuovo modello contrattuale:
Nasce ufficialmente il sindacato di mercato
La cosiddetta riforma della contrattazione ed il relativo accordo trovato da tutte le associazioni imprenditoriali con governo, CISL, UIL e UGL, viene calato in un contesto politico e sociale di grande sofferenza del movimento dei lavoratori a causa della crisi economica.
La crisi economica, oltre a mettere su lastrico milioni di lavoratori e pensionati, serve a ridefinire i rapporti di forza tra capitale e lavoro. L'indebolimento reale dei diritti e dei salari che questo accordo prevede è parte integrante della politica del capitale di fronte alla crisi.
Questo accordo apre la strada ad una nuova forma di rappresentanza basata sul ruolo centrale che assumeranno le organizzazioni sindacali in quanto gestori dell'accordo con un forte coinvolgimento nelle dinamiche di mercato: una risposta autoritaria che limiterà fortemente la partecipazione e l'autonomia sindacale.
L'indebolimento del contratto nazionale, che - per inciso - non potrà più tutelare ed incrementare i salari rispetto all'inflazione reale, è di fatto la risposta che il capitale ha per uscire dalla crisi: la diminuzione dei salari, senza rischiare nulla.
I periodi di tregua che l'accordo prevede non sono altro che un mascherato tentativo di limitare il diritto di sciopero e l'inevitabile risposta che i lavoratori ed i ceti popolari opporranno a queste scelte nefaste e barbare; le possibilità di derogare in peggio al contratto nazionale legano i lavoratori in quanto merce ai valori del mercato; la stessa contrattazione aziendale, laddove sarà possibile attuarla, sancisce la completa subalternità dei lavoratori alla redditività d'impresa.
Le commissioni bilaterali, previste nell'accordo, serviranno a favorire un sistema di assistenza mafioso e quindi ineguale, completamente sbilanciato a scapito dei reali interessi di chi lavora, producendo un deleterio affermarsi di una casta di professionisti della carità.
L'affermarsi di una politica autoritaria tesa alla ridefinizione delle regole contrattuali ha trovato nella CGIL l'ultima possibilità che i lavoratori hanno per opporsi a questo disegno; non basteranno le schizofreniche scelte politiche del PD a ricondurre in un quadro concertativo divisioni sindacali non più ricomponibili. Lo sciopero del 13 febbraio indetto da FIOM e Funzione Pubblica CGIL è oggi l'unico momento di lotta dal quale ripartire. Il nuovo quadro che si viene a determinare costringe anche il sindacalismo di base, ancora troppo silente, a schierarsi in questa battaglia, che dovrebbe vederci uniti e non concorrenziali, al di là delle appartenenze sindacali.
Si apre così una fase nuova, nella quale bisognerà rovesciare l'accordo, categoria per categoria, luogo di lavoro per luogo di lavoro.
Vogliono eliminare il conflitto sociale! Invece dovranno raccoglierne tanto di conflitto, tanto da sconfiggere il loro disegno, quello di fare pagare la crisi ai lavoratori ed alle lavoratrici.
71° Consiglio dei Delegati
FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICIPesaro, 25 gennaio 2009