78° Consiglio dei Delegati della FdCA
Fano, 28 gennaio 2011
presso locali FdCA, Piazza
Capuana
Documento finale
Dignità operaia
Con la grande affermazione del NO operaio al ricatto di Marchionne la classe operaia della FIAT di Torino sceglie la dignità, così come è stato per i lavoratori di Pomigliano: i diritti non sono in svendita e la libertà dei lavoratori conquistata con anni di lotte e di sacrifici non può essere cancellata e sacrificata sull'altare della concorrenza antisolidale del capitale e dell'aziendalismo fascista.
Il tentativo di FIAT e Confindustria di ridisegnare i rapporti sindacali scaricando sulla pelle dei lavoratori i costi della crisi e l'inefficienza del sistema industriale non resterà rinchiuso al mondo FIAT, con la benedizione di tutto un ceto politico, che va dal Partito Democratico agli uomini del Governo Berlusconi e che, per bocca di Sacconi e dei media complici, già intravedeva nel prossimo futuro rapporti aziendali dove sia per sempre bandita la possibilità dei lavoratori ad organizzarsi collettivamente per contrattare la propria condizione ed il proprio salario. Le relazioni sindacali e sopratutto le condizioni di lavoro vengono così riportate indietro di decenni, con il "coraggio" di decantare la modernità della miseria come requisito e condizione di vita per la classe operaia nei prossimi decenni.
Il risultato di Mirafiori conferma ancora una volta che non vi è più nulla da sacrificare sull'altare dell'aziendalismo e del patriottismo industriale, il terreno su cui indietreggiare è finito.
In questa come nella maggior parte delle recenti vicende sindacali, occorre sottolineare la subalternità della Camusso e del gruppo dirigente CGIL nell'elaborazione della strategia contrattuale della confederazione; elaborazione che rimane nel perimetro degli avversari Confindustria/FIAT/CISL/UIL, nel momento in cui risulta fondamentale invece avere una strategia autonoma che punti a creare rapporti di forza per scardinare il progetto Confindustria/Marchionne. Questa subalternità ha trovato linfa nei riti che puntano alla salvaguardia della burocrazia e nello squallido legame tra buona parte di questa e il Partito Democratico.
Il tutto si traduce in un reiterato rifiuto della proclamazione dello sciopero generale, che non fa altro che comprimere la forte volontà di lotta che sta emergendo in tanti settori della società.
Per questo lo sciopero del 28 gennaio indetto dalla FIOM ha già assunto le caratteristiche di una mobilitazione generale, con la partecipazione di praticamente tutto il sindacalismo di base, pur con distinzioni importanti, e di settori importanti della società civile, che insieme confermano:
- il carattere generale della mobilitazione su tutto il territorio nazionale,
- il ruolo della FIOM come catalizzatore di un fronte sociale,
- l'attualità e la praticabilità del sindacalismo conflittuale,
mostrando i primi ed importanti risultati nell'unificazione delle lotte e dei percorsi che costituiscono la base indispensabile ad ogni opposizione sociale che possa praticare conflitto per l'autonomia di classe in risposta ai violenti attacchi che lavoratori, disoccupati, precari e studenti, tutti, non sono più disposti a tollerare.Le risposte autoritarie del governo e del padronato ed i tentativi di umiliare la classe operaia con ricatti occupazionali e con il sostegno dei grandi mezzi di informazione, come nel recente caso della FIAT a Torino, svelano in modo evidente la non disponibilità del proletariato a farsi rinchiudere nelle gabbie delle compatibilità di mercato, ritrovando quella dignità e quella consapevolezza che nessun patto tra burocrazie sindacali vendute e impresa può rinchiudere nella fabbrica lager.
Il 28 gennaio è una tappa fondamentale di un percorso che vede il protagonismo dei lavoratori assumere sempre più chiaramente l'espressione della ricomposizione di classe come primo obiettivo per il fronte sociale che si sta dimostrando possibile e praticabile.
Lo sciopero dei metalmeccanici per ottenere un contratto collettivo di lavoro per tutti, per la democrazia sindacale, è lo sciopero di tutti per rifiutare il fascismo aziendale dei tanti Marchionne che, con la complicità decennale dei governi, hanno destrutturato il mondo del lavoro per avere una classe operaia sottomessa e ricattabile alle esigenze del profitto dei pochi.
Perciò la Federazione dei Comunisti Anarchici invita tutti i libertari e gli anarchici su posizioni di classe a impegnarsi per la piena riuscita e la crescita delle mobilitazioni e invita tutti i lavoratori e le lavoratrici a scioperare e a partecipare, al di la delle sigle di appartenenza sindacale, allo sciopero del 28 gennaio (27 in Emilia Romagna) per affermare il diritto dei lavoratori a poter scegliere il proprio sindacato, perché la democrazia sia dentro i cancelli delle fabbriche ed a tutti sia garantito il diritto ad organizzarsi collettivamente per la difesa degli interessi di classe, continuando una fase di lotte e di rivendicazioni nel mondo del lavoro e nella società civile per indire uno sciopero generale che rilanci l'opposizione sociale di questo paese.
Consiglio dei Delegati
Federazione dei Comunisti AnarchiciFano, 28 gennaio 2011