Salvare l'art.18 per salvare l'unità dei lavoratori, il presente ed il futuro delle lotte
Alla battaglia dei metalmeccanici, che sta continuando anche in questi giorni in diverse aree industriali del paese si stanno aggiungendo, in alcuni territori significativi, altre categorie. Questo rimane il punto di riferimento dirimente: scioperi, assemblee in sciopero, blocchi e manifestazioni, con uscite dai luoghi di lavoro sono esempi di autonoma espressione dei lavoratori. A prescindere ed indipendentemente dai tempi di decisione della Camusso e del rituale del dialogo sindacal-padronale-governativo che sta caratterizzando questa pseudo-trattativa.
Per ora, si annuncia una tremenda rottura della coesione e della unità sindacale rincorsa da 2 anni. La segreteria della CGIL ha di fatto blindato la discussione all'interno dell'organizzazione, ponendo il punto della mobilitazione e le 16 ore di sciopero con assemblee in tutti i luoghi di lavoro e gli scioperi territoriali legati al passaggio parlamentare dell'approvazione della "riforma".
I media si concentrano non a caso tutti sull'art. 18, e tralasciano, o danno per acquisito, il "buon lavoro" svolto sulla precarietà, che invece rimane tale e quale nonostante 8 nuovi modi riassuntivi di dire la stessa cosa, di restare nella condizione attuale della forma di contratto dominante: precario in uscita. Complessivamente si può dire: un aumento della precarietà. La stessa cosa vale per gli ammortizzatori sociali ridotti, per gli addetti anziani licenziati, per il mercato delle assicurazioni (vedi ASPI).
E' "l'inesorabile" avanzata del mercato, la tendenza del modello: dopo il decreto sulle pensioni, i giovani non hanno di fatto più la pensione pubblica, la disoccupazione diventa una polizza di assicurazione, lo stato sociale viene sempre più affidato a prestazioni con carte assicurative.
Il PD si concentra sull'art. 18 proponendosi di modificarlo, estendendo il ruolo del giudice come copertura ai licenziamenti economici per evitare abusi [sic!] e la palla torna in CGIL: si vedranno gli sviluppi pure di questo rapporto (Gruppo dirigente CGIL/PD) tutto interno al social-liberismo ed alla tenuta del bacino di tessere da un lato e di bacino elettorale dall'altro.
Gli annunci e le rettifiche sulla applicazione del nuovo art. 18 anche a pubblico impiego, scuola compresa, sono tetri presagi di un futuro di licenziamenti nel settore, perché nonostante la levata di scudi dei sindacati complici, il dado ormai è tratto!
Confindustria & Co. sembrano pagare per l'estensione degli ammortizzatori sociali con una quota a loro carico; ma, come ben sappiamo, il tutto viene prelevato dai salari futuri, per cui il costo non esiste ed è appetibile oggi una compensazione sottoforma di denaro fresco.
In questi giorni in CGIL si riuniscono tutti i comitati direttivi territoriali dove è necessario che la discussione prenda forma anche sulla prospettiva sindacale.
E' auspicabile che facciano altrettanto gli organismi decisionali dei sindacati di base per fare in modo che la risposta di classe sia la più ampia possibile: sono in gioco diritti e tutele di lavoratori e lavoratrici e non gli interessi di sigla.
Abbiamo comunque verificato che si può iniziare a lavorare per costruire una risposta dei lavoratori alla fase che il capitale sta percorrendo, e che si può rispondere rimettendo al centro i diritti, le tutele, le condizioni della prestazione lavorativa, la contrattazione, respingendo la modifica delle relazioni sindacali/sociali che mettono al centro il dominio assoluto dell'impresa e del capitale in qualsiasi ambito sociale.
Il percorso non è breve, ma non c'è altra strada da fare.
I comunisti anarchici per l'unità dei lavoratori, per l'unità di classe. Per mobilitazioni generalizzate di base intercategoriali, intersindacali, nei luoghi di lavoro e nel territorio.
Commissione Sindacale
Federazione dei Comunisti Anarchici22 marzo 2012