Lo sciopero generale che verrà

 

In una decina di giorni, dal 13 al 22 giugno, l'opposizione sindacale, sociale e politica al governo Monti proverà a riportare nelle piazze delle città italiane valori e proposte alternativi ai provvedimenti, in corso di approvazione in Parlamento, sulla "riforma del lavoro" e di contrasto alle politiche di austerity.

Dopo lunghi mesi invernali di forme di opposizione operaia alla riforma dell'art. 18, (forse troppo di base per la Ceo della CGIL, che ha invece firmato comunque per una modifica della norma sui licenziamenti), in un difficile contesto di crisi europea sempre più avvitata intorno al totem del debito, ci sono stati significativi passi - pur da punti di partenza diversi - che stanno portando ad una convergenza di mobilitazioni in difesa dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.

All'intesa trovata, in aprile, dalla stragrande maggioranza del sindacalismo di base per un percorso che portasse allo sciopero generale, è seguita quindi la assemblea di base intercategoriale ed intersindacale di lavoratori rsu/rls a Roma il 26 maggio, con un sostanziale appello finale alla costruzione dell'unità dei lavoratori nei territori e poi l'assemblea a Firenze del 27 maggio per l'anniversario dello Statuto dei Lavoratori, promossa dalla FIOM con un significativo segnale di alleanza con l'opposizione sociale.

Un metodo assembleare non sterile, dunque, ma finalizzato a costruire unità dal basso, nelle categorie, nei territori, a partire dai lavoratori; impegnato a ricostruire opposizione e vertenzialità in un contesto deprivato della contrattazione e soggetto ad una repressione aziendale strisciante e micidiale. Ci vorrà tempo, ma noi comunisti anarchici riteniamo sia proprio questa la dimensione ed insieme il metodo più favorevole per ridare fiducia alle prassi di sindacalismo conflittuale ancora resistenti.

Non dimentichiamo che si tratta di una resistenza resa difficile dai processi di crisi in corso che hanno portato al venir meno di qualsiasi vincolo in merito a diritto del lavoro e contrattazione collettiva, da cui deriva una imposizione autoritaria e repressiva la quale - tramite la distruzione del diritto di coalizione dei lavoratori dentro il luogo di lavoro - punta alla negazione ed eventualmente alla espulsione dell'agibilità del sindacato rivendicativo/conflittuale.

E non solo: la contrattazione aziendale quale unica dimensione rivendicativa alimenta la logica dell'aziendalismo e di scelte corporative che mettono i lavoratori gli uni contro gli altri (nella stessa azienda ed azienda contro azienda), indebolendone drammaticamente potere contrattuale e rapporti di forza.

Sicuramente, la FIOM si trova a pagare pesantemente la scelta adattiva della dirigenza della CGIL alla linea politica del PD di sostegno al governo Monti e di blocco del conflitto sociale. Ed oggi non ha - per ora - davanti a sé altra strada che quella di rafforzare la sua autonomia e di continuare a mobilitare i suoi iscritti ed un fronte di forze sociali più ampio nell'azione di contrasto alla "riforma del lavoro" del ministro Fornero ed alle politiche di austerità. Le giornate di mobilitazione indette dalla FIOM dal 13 al 15 giugno sono certamente molto meno e ben altro rispetto allo sciopero generale annunciato e mai indetto dalla CGIL, ma sono al tempo stesso un segno di presenza, di non abbandono di migliaia di operai ed operaie che hanno dato vita alle lotte di marzo; un segno di fiducia e di speranza, sul piano della tenuta dell'organizzazione e degli iscritti, sulla linea spezzata delle forze sociali in grado di costruire coesione sociale, solidarietà e resistenza.

Tra queste forze si colloca ora con autorevolezza e maggiore credibilità il sindacalismo di base, le cui sigle USB-CUB-Unicobas-USI-Snater-SIcobas hanno indetto lo sciopero generale per il 22 giugno. Uno sciopero che si attendeva invano da altre sponde e che invece finalmente giunge rafforzato da un percorso consultativo meditato tra i sindacati di base e da una assemblea nazionale di delegati ed rsu.

La scommessa è ora quella di evitare che sia solo una concatenazione casuale di date, una giustapposizione di mobilitazioni, affinché sia una decina di giorni di dimostrazione di forza dell'unità dei lavoratori, un'occasione per i lavoratori e le lavoratrici anche di altre sigle di dare un segnale di adesione e di mobilitazione verso lo sciopero generale del 22 giugno, così come a suo tempo diverse sezioni sindacali metalmeccaniche del sindacalismo di base avevano dato solidarietà alle mobilitazioni indette dalla sola FIOM in inverno.

Sarebbe ancora una volta un errore politico tattico e strategico quello di fare contrapposizione di sigle: l'unità dei lavoratori è l'unica condizione per tutte le organizzazioni sindacali rivendicativo/conflittuali di poter contrastare con qualche speranza sia l'attacco capitalistico che la crescente solitudine e mancanza di prospettive di riscatto dei lavoratori di oggi e di domani.

Il 16 giugno a Bologna, sarebbe auspicabile accogliere il presidente del consiglio in carica con una irriducibile dimostrazione di unità di classe.

Commissione Sindacale
Federazione dei Comunisti Anarchici

11 giugno 2012