Il ruolo degli attivisti sindacali anarchici e libertari
Moltissimi/e lavoratori/trici anarchici/che sono protagonisti/e attivi/e in diversi sindacati: dalla sinistra CGIL ai vari COBAS, dalla CIB-Unicobas all’USI, dalle RdB alla CUB, in vari settori e categorie, in diverse realtà geografiche e politiche. A volte ricoprono incarichi di responsabilità nel sindacato di appartenenza, oppure sono delegati/e RSU, o ancora delegati/e per la sicurezza. Ce ne sono molti altri che non fanno riferimento ad un sindacato preciso. Spesso la scelta sindacale è data dalla materialità dei rapporti di forza nel luogo di lavoro con cui misurare i propri sentimenti rivoluzionari. Oppure è data dalla condivisione di un percorso collettivo o di una stagione di lotte con le/i compagne/i di lavoro più che dal massimalismo di una sigla sindacale o di un’altra. Molto spesso gli attivisti sindacali anarchici e libertari sanno essere elementi di unione dei lavoratori e non di divisione; sanno puntare alla comunanza di interessi e di intenti e non al settarismo. Devono portare con sé una memoria storica ed una coscienza politica per cui sanno caratterizzare una piattaforma sindacale in senso conflittuale; sanno portare all’interno delle lotte una prassi libertaria; sanno far conoscere e sviluppare la democrazia diretta, il controllo dal basso sui delegati, sulle fasi della contrattazione.
Si tratta di una pluralità di esperienze, diffuse e significative. Esse sono possibili portatrici di un progetto alternativo: ricostruire un sindacalismo di classe a democrazia diretta.Un simile progetto ha bisogno di diffondersi nei luoghi di lavoro, nelle varie categorie, nel territorio locale e nazionale, deve attraversare le organizzazioni sindacali di base, contagiare le strutture di base della Cgil, coinvolgere quei delegati rsu ed iscritti di Cisl e Uil critici verso le scelte di questi 2 sindacati. Tutto questo non si fa dall’oggi al domani, non si realizza spontaneamente, né per investitura ideologica. La diffusione di un sindacalismo conflittuale a prassi libertaria è legata pertanto alla capacità degli attivisti sindacali anarchici e libertari di sostenere il loro progetto costituendo forme di coordinamento.
Nei luoghi di lavoro e nelle categorie si riscontra il livello di sfruttamento e di scontro più alto: è proprio qui che occorre ricostruire l’unità di interessi fra lavoratori/trici con diverse forme di contratto, riprendere nelle mani la contrattazione integrativa e decentrata, tutelare il diritto alla salute, gestire l’orario per gestire meglio la vita, svincolare il salario dalla produttività, respingere il ricatto del lavoro straordinario. Coordinamenti di delegati rsu di settore ed intercategoriali, di lavoratori garantiti, precari, migranti possono essere forme di cooperazione, di unità e di lotta.
Nel territorio è proprio degli anarchici e dei libertari costruire luoghi e situazioni in cui ritessere una trama di relazioni e di elaborazioni sindacali a prescindere dalle appartenenze e dalle tessere. Qui la ricchezza viene dalle diverse esperienze sindacali, da quegli organismi autogestiti, da quei sindacati, da quegli attivisti che perseguono obiettivi di lotta –parziali e più generali- su cui federare i lavoratori appartenenti a differenti organizzazioni sindacali. Camere del Lavoro Intersindacali, forum sindacali cittadini, coordinamenti regionali di sindacati di base, possono essere i luoghi per permettere un’efficace difesa unitaria degli interessi di classe di lavoratori, precari e migranti.
A livello nazionale devono essere proprio gli attivisti sindacali anarchici a far sì che la diffusione di un sindacalismo conflittuale a prassi libertaria diventi il progetto discriminante su cui federare spezzoni di classe, attivisti sindacali, sindacati di base diversi, costruendo una piattaforma con obiettivi e principi indisponibili su salario, orario, diritti, servizi, democrazia sindacale per tutti i lavoratori/trici italiani/e e migranti, garantiti e precari, del nord e del sud. La piattaforma dei sindacati di base per lo sciopero generale del 15 febbraio scorso andava sicuramente in questa direzione. Nel pieno rispetto della prassi libertaria del libero accordo sarebbe auspicabile una forma di coordinamento nazionale degli attivisti sindacali anarchici e libertari per rendere più efficace l’azione sindacale generale nelle lotte di grande respiro in cui ricostruire l’unità dei lavoratori, ripristinare la solidarietà di classe, restituire al mondo del lavoro –e non solo- democrazia sindacale ed autonomia progettuale per una società più ugualitaria e più libertaria.