Scioperi in direzione opposta e contraria
Le condizioni attuali non paiono favorevoli. Neppure le previsioni. Si diffondono nella società e nel lavoro i guasti prodotti dalle metastasi legislative della Casa delle Libertà in 4 anni di governo; il padronato si difende dietro gli alibi della competitività ed i nefasti accordi del 1993 per negare aumenti salariali oltre i tassi di inflazione programmati; altrettanto fa il governo con scuola e P.I.; cerca sponde in Confindustria il sindacalismo confederale per forzare il blocco salariale dichiarandosi pronto ad un nuovo patto concertativo; non riesce il sindacalismo di base a proporsi come alternativa globale credibile per realizzare lotte federate e conflittuali su salario e diritti. Eppure, nonostante questa situazione avversa, in queste settimane, centinaia di migliaia di lavoratori, vanno in direzione opposta e contraria. Si dà vita a scioperi, manifestazioni, che attraversano vari settori e categorie, segnando un malessere che può apparire specifico, ma che in realtà è espressione della lotta di classe. Dai tessili agli operai della Fiat, dagli autoferrotranvieri ai precari dell’università, dai lavoratori della scuola a quelli del Pubblico Impiego, dai lavoratori del terzo settore ai metalmeccanici, si dispiega la capacità di lotta e di resistenza di ampi settori del movimento dei lavoratori, che sfidano le controparti, premono sulle organizzazioni sindacali e si auto-organizzano. I processi di declino industriale, di precarizzazione del lavoro, di privatizzazione dei servizi pubblici, di erosione costante di quote di salario e di diritti indisponibili non riescono a ridurre al silenzio ed alla sudditanza un movimento che cerca nuova unità di interessi, nuove composizioni tra lavoratori italiani e migranti, lavoratori a tempo indeterminato e atipici, posti tutti sotto lo stesso attacco capitalistico e governativo. Come nel caso del Pubblico Impiego, per il quale il Fondo Monetario Internazionale chiede all’Italia di introdurre la contrattazione decentralizzata, di modo che il controllo della spesa pubblica si possa assicurare attraverso l’introduzione dei salari differenziati (gabbie salariali) per i pubblici dipendenti. A cui aggiungere, come indicato dal Governo, una sorta di cartolarizzazione del TFR, con l’effetto concreto di scippare definitivamente i soldi della liquidazione.
Al tempo stesso, oltre 350.000 lavoratori precari della Pubblica Amministrazione da anni ne assicurano il funzionamento: si tratta di tempi determinati, interinali, co.co.co, Lsu, formazione e lavoro, cantieri scuola, discontinui e ancora innumerevoli altre forme di lavoro precario e flessibile.
I "flessibili" non si contano più negli Enti di Ricerca, nei Vigili del Fuoco, nel Ministero dei Beni Culturali, Giustizia, Salute, Ambiente, nelle Agenzie Fiscali, negli Enti di Previdenza, nella Croce Rossa, in centinaia di ASL ed enti locali, nelle Università.
Andare in direzione opposta e contraria significa lottare
Contro la precarietà, come la deindustrializzazione
Per l’estensione a tutti i lavoratori dei diritti del lavoro a tempo indeterminato, come per l’eliminazione della legge 30 da tutti contratti di categoria
Per aumenti salariali in contratto nazionale non legati alla produttività e al ricatto della competitività internazionale, come contro il mercato dei fondi pensione
Per il diritto allo studio, come per l’abrogazione delle riforme Moratti
Per servizi pubblici utili alle collettività, come contro le privatizzazioni
Significa lottare per la ricostruzione dell’unità tra lavoratori italiani e migranti, lavoratori fissi e lavoratori temporanei.
Significa costruire le strutture sindacali e territoriali per sviluppare organizzazione dal basso, vertenzialità e lotte federate, restituendo la rappresentanza ai lavoratori organizzati; significa far crescere un movimento di lavoratori capace di liberarsi dalle burocrazie per esprimere sindacalismo conflittuale ed a prassi libertaria, solidarietà internazionale alle lotte sindacali e antiburocratiche in tutto il mondo.
Federazione dei Comunisti Anarchici
15 marzo 2005